Io posso. Due donne sole contro la mafia

Io posso. Due donne sole contro la mafia

La mafia e il senso di impotenza raccontati dalla penna di Pif e Marco Lillo

Il tema mafia forse è inflazionato o forse, molto più banalmente, è solo digerito da tutti quanti. Per stanchezza, banalità o impotenza. Ecco, il tema mafia non può che abbinarsi all’impotenza.

Pif (autore e regista) e Marco Lillo (vice direttore del Fatto Quotidiano), con “Io posso. Due donne sole contro la mafia”, edito da Feltrinelli, hanno scelto di riportare alla ribalta tempo fa una storia che si snocciola per oltre trent’anni. Niente di nuovo sotto il caldo sole palermitano. Niente di nuovo nelle notizie e nei reportage di cronaca italiana.

Le sorelle Pilliu. Eroine nonostante lo Stato

Cercando di non spoilerare troppo il contenuto del libro crediamo sia più che sufficiente leggere il titolo. “Due donne sole contro la mafia” spalanca l’immaginario a tutto ciò che può essere catalogato sotto il nome di ingiustizia.

A ben pensarci, l’ingiustizia diventa tale quando crediamo o vediamo lo Stato, il sommo protettore dei diritti dei bravi cittadini, venire meno a questo ruolo naturale. E viene meno per distrazione, incuria o, peggio, concussione.

Attenzione. Le parole forti devono essere dimostrate. Lungi da noi voler accusare. Semplicemente riportiamo le impressioni scaturite dalla lettura di questo libro. Molto illuminante, si potrebbe dire. Certo, niente di nuovo nemmeno qui, purtroppo. Ma quando solitamente verba volant subentra l’importanza di scripta manent. Perché se sorge il dubbio di non aver capito bene, ecco, possiamo riaprire il libro e controllare. O si può rileggere la frase. All’infinito. Allo sfinimento.

E ciò che rimane è paralisi. Incapacità di capire e di agire. Come quando vediamo qualcosa di sbagliato in tv e sappiamo benissimo di non poter far nulla anche se l’istinto è di lanciarci contro il telecomando. Questa è la sensazione che rimane giunti al penultimo capitolo del libro.

Lo Stato è davvero assente?

Marco Lillo

Di certo man mano che si dipana l’intreccio raccontato da Pif e Marco Lillo lo Stato non sembra farci proprio una bella figura. Farebbe quasi tenerezza se si pensasse a un solo errore di valutazione o di disattenzione. Quei tipici errori che, durante i compiti in classe di matematica, ti fanno giungere al risultato sbagliato. Distrazione. Punto. Lo Stato non si applica abbastanza.

Invece no. Questo è un lusso che lo Stato e chi per esso non può permettersi. Perché errori di distrazione come quelli commessi e iterati in tutta la storia delle nostre eroine non hanno scusanti. Hanno solo il potere di far scattare il disgusto o la rassegnazione. Sentimenti, entrambi, sbagliati. Sempre. Comunque.

E al lettore non rimane che guardare oltre quelle pagine. Deve cercare di giustificare, ancora una volta, le ingiustizie che persone innocenti subiscono. In questo caso per tre decenni. Tre lunghi decenni. Deve illudersi che all’ultimo capitolo ci sia un lieto fine. Non c’è. O forse sì. Dipende. Dipende da scelte, sempre. Ecco cosa può fare il lettore, ora quasi coprotagonista. Scegliere.

Pif e Marco Lillo: ed è ancora mafia

Pierfrancesco Diliberto (in arte PIF)

Capitolo dopo capitolo si leggono nomi, sconosciuti o ben noti. Nomi che i nostri autori collegano alla criminalità organizzata siciliana. Alla mafia, in sintesi. Nel leggere, scatta l’autodifesa. Io non ho detto nulla, non ho scritto niente.

Scatta anche l’ammirazione verso gli autori che, senza alcun timore, scrivono nero su bianco quei nomi. Senza temere ripercussioni. Denunce. O la vita stessa. Già, perché si sa bene come potrebbe andare a finire. E invece, eccoli tutti lì, i personaggi cattivi della storia.

Ma poi si capisce che i veri cattivi non sono loro, anche se fanno tanta paura. Il vero cattivo è uno solo. Il cattivo più cattivo di tutti. Perché di lui ci si fida. E questa la fregatura.

Pif e Marco Lillo conoscono bene tutte queste ovvie verità. Nel corso della loro attività hanno più volte trattato, anche in modi diversi, situazioni molto simili a quella delle sorelle Pilliu. Questa è solo l’ultima creatura narrativa che ha visto la luce e che deve, in ogni modo, continuare a crescere.

Di Sabrina Manavella

Io posso. Due donne sole contro la mafia, FELTRINELLI, Maggio, 2021, Pagine: 160, 15,00€

Redazione

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