Come Hitler, adunata di massa per la gloria di Putin… ma la tv nazionale lo interrompe

Come Hitler, adunata di massa per la gloria di Putin… ma la tv nazionale lo interrompe

La mente corre ai vecchi documentari con le adunate di Hitler e Mussolini. Oggi ad arringare la massa dei fedeli riuniti nello stadio Luzniki di Mosca per celebrare l’annessione della Crimea c’era Vladimir Putin.

I suoi fedeli servitori avevano preparato tutto per l’occasione: con cori da stadio e sventolio di bandiere pure con la famigerata Z che appare sui mezzi armati russi che stanno distruggendo l’Ucraina con bombe e missili. Per l’occasione erano stati chiamati anche i big della canzone russa disponibili a fare da spalla al regime.

Le canzoni sono passate ma qualcosa è andato storto proprio quando è arrivato il momento del pistolotto di Putin: “Salvare i cittadini del Donbass e sofferenze e dal genocidio inflitti loro dall’Ucraina” questa la missione dell’offensiva militare russa lanciata in Ucraina ha detto Putin. Maglione “dolce vita” bianco e giaccone col cappuccio, Putin si è rivolto alla folla camminando su un palco allestito al centro dello stadio. Ai lati della struttura i colori della bandiera russa e il motto dell’operazione militare lanciata in Ucraina: “Za Rossiju”, letteralmente, “Per la Russia”.

Poi come gli oscuri personaggi del passato russo si è trasformato in mistico: “Mi vengono in mente parole delle Sacre scritture: non c’è più amore di quando qualcuno dà la sua anima per i suoi amici“, ha affermato il presidente riferendosi ancora all’intervento militare in Ucraina. Un sentimento forte, testimoniato, secondo Putin, da come combattono i soldati di Mosca: “Si aiutano, si sostengono a vicenda e, se necessario, salvano da un proiettile il corpo di un compagno con il proprio. Non abbiamo avuto una tale unità per molto tempo“.

E non fa niente se poi i suoi soldati in molti video che girano sulla rete sembrano allo sbando, costretti a mangiare razioni militari scadute da anni, ad entrare nei pollai degli ucraini per rubare qualche pollo da mangiare, assaltare frigoriferi e supermercati. All’autocrate Putin bastano le sue chiacchiere, non fa niente se totalmente scollegate dalla realtà, tanto chi sta lì batte le mani anche se non crede ad una parola. I russi sono abituati alla propaganda di regime, hanno vissuto per decenni ad ascoltare i tg sovietici raccontare delle strepitose vittorie, che immediatamente venivano interpretate al contrario da chi sentiva: “Abbiamo vinto? Allora prepariamoci, si mette male” e giù risate.

Nella sua adunata Putin ha rispolverato tutto il vecchio repertorio del patriottismo di stampo sovietico, osannato l’ammiraglio Fëdor Fëdorovic Ušakov che 200 anni fa affondò navi turche e francesi, poi divenne frate entrò in monastero e fu anche proclamato Santo. E il suo santo nome, benedetto dal patriarca russo, è stato dato ad una super nave da guerra atomica, non si sa mai.

Ma per Putin la giornata è andata storta, perché ad un certo punto l’audio è sparito e la regia della tv lo ha sostituito con un canto patriottico chiudendo in fretta e furia la trasmissione. Interruzione dovuta ad una guasto tecnico del server, hanno precisato subito dal Cremlino. Una scusa ridicola, che ha suscitato forti perplessità sulla reale presenza di Putin. L’autocrate, lo si è visto in più occasioni, teme la folla, tiene a distanza anche i suoi ministri e collaboratori più stretti, quindi è probabile che anche oggi la sua fosse una registrazione fatta altrove.

Purtroppo la guerra scatenata da Putin sta creando anche da noi e in Europa un via libera generalizzato ad ingenti spese per le armi. Lo ha detto anche il premier Mario Draghi: “La guerra in Ucraina ha dimostrato come questo sia un obiettivo necessario e urgente, in piena complementarità con la Nato. Una difesa europea più forte rende la Nato più forte… questi impegni saranno suggellati, la settimana prossima, al Consiglio Atlantico straordinario e nell’incontro del Consiglio Europeo col Presidente Biden e poi al Vertice Nato a Madrid di fine giugno”.  E cresce la preoccupazione, perché quando ci si scatena ad aumentare gli armamenti non è la pace che si avvicina ma la pace eterna.

Redazione Radici

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