Abbiamo bisogno di vivere in pace con noi stessi, per farlo abbiamo bisogno di trovare la pace dentro di noi

Abbiamo bisogno di vivere in pace con noi stessi, per farlo abbiamo bisogno di trovare la pace dentro di noi

In quest’ultimo periodo si fa un gran parlare di pace, la si invoca giustamente come un diritto inviolabile per l’essere umano e per i popoli; la pace è come l’aria che respiriamo; è la condizione essenziale per promuovere quella condizione di rispetto e di reciproca collaborazione che fa crescere  una nazione ne favorisce lo sviluppo sociale, umano, economico  e culturale. La pace è non belligeranza, rispetto delle regole comuni.

L’invasione dell’Ucraina in questi giorni da parte della Russia ha non solo suscitato in tutto il mondo un legittimo coro di proteste  ma ha messo in evidenza quando purtroppo sia ancora labile e non bene radicato nella coscienza dei popoli il concetto di pace. Aggressioni, bombardamenti con l’uccisione di migliaia di esseri umani e militari, l’orrore per aver bombardato ospedali ed ucciso bambini innocenti, la distruzione di città, di case, di monumenti ed opere d’arte sono la conseguenza di decisioni irresponsabili e criminali. Non vi potrà mai essere alcun valido motivo per preferire la pace alla guerra. Il volto teso, indecifrabile ed enigmatico dello Zar  Putin e il suo sorrisetto ironico  ci disvelano che ci troviamo di fronte ad un uomo con profondi conflitti interiori, ad un irresponsabile che  non ha precisa contezza dei crimini vergognosi conseguenti alla sua scellerata decisione di invadere l’Ucraina per annetterla a madre Russia.

Sogno d’altri tempi  ma che oggi di fronte ad una Nazione gelosa e ben consapevole dell’importanza della sua sovranità appare del tutto estemporaneo e fuori di ogni logica razionale e democratica. Un dato è certo: Putin non sa cosa sia e quanto sia importante la pace interiore, la pace del cuore, d’altra parte come potrebbe se sulla sua coscienza pesano migliaia di morti innocenti e senza alcuna colpa.

Putin non vive, dunque, una situazione di pace interiore e di conseguenza si mostra molto lontano dal perseguire progetti di pace esterni.  Quando la pace manca all’esterno, a causa di circostanze che non possiamo in alcun modo controllare o influenzare, è inevitabile sentirsi persi, impotenti, spaventati e disorientati. Per questo motivo è più importante che mai cercare di perseguire la pace interiore, quella su cui abbiamo il pieno controllo e che può portarci ad un’armonia più profonda con il resto del mondo e anche alla pace collettiva. Ci sono diversi metodi per raggiungere e coltivare la pace dentro di noi, soprattutto quando ci manca la terra sotto i piedi e sentiamo di aver perso il controllo sulle nostre vite. Molto spesso ci sentiamo egoisti nel prenderci cura di noi e della nostra pace quando ci ritroviamo nel mezzo di una crisi globale, in un mondo senza pace.

Con così tante persone che soffrono nel mondo, come possiamo focalizzarci sul nostro ego? Pandemie, guerre, crisi economiche e climatiche sono solo alcuni esempi di situazioni che ci angosciano al punto tale da farci perdere la bussola e sentirci quasi responsabili per la sofferenza altrui. Lo stress e il disagio psicologico causati da queste crisi possono attivare cronicamente il nostro meccanismo “combatti o fuggi” (fight or flight), producendo livelli elevati e sostenuti di cortisolo e indebolendo il nostro sistema immunitario. Va da sé che se soffriamo, ci angosciamo e addirittura ci ammaliamo per via di situazioni ingestibili andiamo non solo a far del male a noi stessi, ma anche ad aumentare il livello complessivo di sofferenza nel mondo.

Come possiamo aiutare efficacemente gli altri, se non riusciamo ad aiutare noi stessi in primis?. Ed allora che fare!. Prendere le distanze dagli altri?. Assolutamente no. Coltivare la nostra pace interiore è un lavoro che passa per diversi livelli di consapevolezza: il primo è una presa di coscienza del nostro stato emotivo e della nostra influenza sugli eventi che lo causano. Le prime domande da porci sono le seguenti: Come mi sento?. Perché mi sento così?. Posso controllare questa situazione?. Posso fare qualcosa di concreto, alla mia portata e che non mi metta in pericolo per aiutare o contribuire a risolvere questa situazione?

Rispondere onestamente a queste domande ci aiuta a comprendere meglio le origini nella nostra angoscia e a mettere le cose in prospettiva. Ci si sente angosciati, impotenti e frustrati; frustrati perché non è giusto e non è accettabile nella nostra epoca combattere guerre di potere, soprattutto dopo secoli di storia che dovrebbero averci insegnato quali sono le conseguenze. Mi sento angosciato perché ho paura che questa situazione possa coinvolgere me o i miei cari. Mi sento impotente perché persone innocenti stanno soffrendo e non posso aiutarle o fermare questa carneficina. Non posso controllare questa situazione, è più grande di me. Posso fare una donazione, offrire il mio aiuto per ospitare dei profughi, manifestare la mia vicinanza alle persone che soffrono, tenermi informata quanto basta per capire cosa sta succedendo e perché.

Con questo piccolo esame di coscienza ho scandagliato la mia risposta emotiva alla situazione e ho steso una lista di azioni pratiche che posso compiere per aiutare. Possono sembrare piccole, ma è tutto ciò che posso fare in questo momento. Una volta compiute queste azioni, non ho più motivo di ritenermi egoista o disinteressata. Mi sto prendendo semplicemente cura della mia salute mentale, per evitare di lasciarmi inglobare eccessivamente da una situazione che non posso risolvere in prima persona. Praticare la cura di sé può aiutare ad alleviare il disagio psicologico e l’ansia causati da questi eventi e prevenire esiti psicologici negativi duraturi.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità definisce la cura di sé come “la capacità degli individui, delle famiglie e delle comunità di promuovere la salute, prevenire le malattie, mantenere la salute e far fronte a malattie e disabilità con o senza il supporto di un operatore sanitario”. Quando siamo in grado di prenderci cura di noi stessi siamo più forti, più resilienti e in grado di prenderci cura degli altri, che è esattamente ciò di cui abbiamo bisogno in questo momento. Come la nostra pace interiore può influenzare la pace globale Ad alcuni sembrerà assurdo, ma persino la scienza ha provato che la pace individuale è in grado di influenzare la pace della collettività. Abbiamo parlato ampiamente dei sensi di colpa , ma voglio ripetere qui alcuni concetti fondamentali che si adattano a questo scenario. Il senso di colpa, di per sé, è solo un bagaglio emotivo che grava su di noi.

Senza azione, senza consapevolezza, diventa una zavorra che ci portiamo dietro inutilmente. È importante riconoscere il senso di colpa e prenderci del tempo per comprendere le sue origini, i suoi meccanismi, per elaborarlo e gestirlo. Esistono fondamentalmente due tipi di senso di colpa: quello che è nostra diretta responsabilità (a causa di un’azione che abbiamo compiuto e di cui ci pentiamo) e quello di cui non siamo responsabili (ad esempio il senso di colpa per la morte o la malattia di qualcun altro). Il primo tipo di senso di colpa può essere risolto con un’azione correttiva (chiedendo scusa, ad esempio) e con la crescita personale (imparando la lezione e non commettendo lo stesso errore in futuro). Il secondo, purtroppo, non ha soluzione. Non possiamo fare niente per risolverlo perché non l’abbiamo causato noi e quindi non fa altro che trascinarci in un abisso di sconforto fine a sé stesso. Questi sensi di colpa sono perfettamente normali in un periodo di crisi globale, ma ricordiamoci che non servono alcun proposito se non quello di peggiorare la tua salute mentale e fisica. Prenditi del tempo per riconoscerli, per vivere il tuo dolore e la tua angoscia, ma poi lasciali andare. Sostituiscili con uno sforzo consapevole per raggiungere uno stato di calma interiore che sarà terreno fertile per poter aiutare e guidare altre persone che vivono lo stesso sconforto.

Prendersi cura del nostro corpo è un po’ come ripulire la nostra casa dopo che è stata messa a soqquadro. Essere fisicamente sano ti consente di raggiungere una migliore salute generale, anche nelle tue relazioni. Abbiamo solo un corpo, quindi prendercene cura è cruciale. Le malattie psicosomatiche sono sempre più comuni, proprio a causa dell’ansia e della depressione che ci assalgono quotidianamente. Ascolta il tuo corpo, i suoi segnali e i suoi bisogni. Puoi farlo con una meditazione body scan o semplicemente chiudendo gli occhi, facendo un respiro profondo e pensando di prendere un ascensore immaginario che dalla testa scende fino al cuore e ascolta il corpo anziché la mente. A volte basta anche solo fermarsi per qualche minuto nel corso della giornata e prendere qualche respiro profondo e consapevole per decomprimerci. Ti stupirai di quanto la salute del corpo e quella della mente si influenzano a vicenda! Coltiva la pace intorno a te Non possiamo influenzare conflitti internazionali o intricate relazioni politiche, ma di sicuro c’è un tipo di pace su cui abbiamo il pieno potere: quella tra noi e le persone che ci circondano. Se manca questo tipo di pace nella nostra sfera relazionale, non possiamo aspettarci che magicamente il resto del mondo decida di abbandonare la violenza. Dobbiamo dare il buon esempio per influenzare positivamente chi ci sta vicino.

È proprio da tante piccole relazioni gestite male che nascono i conflitti catastrofici che finiscono sui mass media. Quindi, anziché pensare a come fermare una guerra lontanissima da noi, cominciamo ad indagare le nostre piccole guerre di ogni giorno nei nostri rapporti interpersonali. Magari abbiamo risposto male al nostro partner, o siamo stati distratti durante una cena in famiglia, o abbiamo trascurato un nostro amico nel momento del bisogno. Cerchiamo di agire in modo da creare un clima di pace, accettazione, dialogo ed empatia nelle nostre vite. Non c’è peggior ipocrisia del proclamare la pace nel mondo e poi ignorarla nelle nostre vite. Anche se non siamo d’accordo con qualcuno che amiamo, la via della violenza e della rabbia non porta mai a nulla di buono. Mai come in questo periodo c’è bisogno di meditare. Sia per trovare una parentesi di calma nelle nostre giornate cariche di incertezza, sia per ricaricarci, sia per contribuire all’effetto Maharishi di cui abbiamo parlato. Meditare ci aiuta a sentirci più centrati, radicati e sicuri, permettendoci di affrontare periodi difficili con la giusta dose di consapevolezza e di lucidità mentale. Se vuoi cimentarti in una meditazione particolarmente adatta a questo periodo, va  consigliata la gentilezza amorevole che serve proprio ad inviare sentimenti di pace ed energia positiva all’intero universo. Normalmente una crisi è un bivio, un punto di incertezza prima che gli eventi si muovano. Il movimento del setaccio, nel quale separiamo ciò che va conservato da ciò che va scartato, è un paragone incredibilmente calzante. In una crisi ci sentiamo scossi e turbati, ma ne usciamo con una nuova consapevolezza, sapendo che ci siamo lasciati alle spalle ciò che non ci serviva più.

Molte persone che si accostano alla meditazione e alle pratiche spirituali in generale lo fanno in un periodo di profonda crisi personale, perché setacciano dentro di loro e trovano spunti e verità che prima erano nascosti. Allo stesso modo, la storia ci insegna che ogni crisi globale ha poi dato vita a periodi di intensa crescita economica e culturale. Non perdiamo la speranza, mai. Lavoriamo su di noi, “setacciamo” il nostro Io e riprendiamo il controllo sulle nostre vite. Da un piccolo gesto di pace, ne nascono innumerevoli altri.

Giacomo Marcario

Redazione Radici

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