La storia del conflitto russo-ucraino: dalla rivoluzione russa al 2014

La storia del conflitto russo-ucraino: dalla rivoluzione russa al 2014

La storia della Russia ha inizio nel IX secolo e affonda le sue radici a Kiev quando, nell’anno 882 il principe Oleg, un capo variago proveniente dalla penisola scandinava, la proclama la città madre di tutta la Rus’.

La Russia zarista e la rivoluzione del 1905

XIX secolo: l’Impero Russo era attraversato da profonde difficoltà da un punto di vista economico-sociale. Quando nel 1855 salì al trono lo zar Alessandro II si tentò di risanare tale situazione fatta di povertà, che si rifletteva nelle profonde contraddizioni sociali. Circa l’80% della popolazione russa era infatti composta da servi della gleba abolita successivamente nel 1861.

Ciononostante, ancora nel 1881, la maggior parte della popolazione viveva in condizioni di estrema povertà.
Negli stessi anni Alessandro II migliorò l’istruzione in una Russia quasi completamente analfabeta e, nello stesso anno, lo zar limitò la censura favorendo in questo una più vivace circolazione di idee. Tutti questi fattori, già presenti nel resto degli Stati europei, evidenziavano in parte ancora di più l’arretratezza dell’Impero, nonostante il procedere dell’industrializzazione, un processo tuttavia lento e limitato. L’industrializzazione rimaneva fortemente ancorata al capitale estero e i suoi frutti rimanevano limitate a determinate aree urbane, tralasciando il resto dei territori dell’impero.

La condizione dei contadini, confinati all’interno delle campagne, non faceva altro che peggiorare. La maggior parte di loro viveva di mera sussistenza; l’abolizione della servitù della gleba non favorì una maggiore libertà per i contadini, che anzi si ritrovarono senza una tutela giuridica.

All’inizio del secolo successivo le proteste popolari si inasprirono in tutto l’Impero. Non solo sommosse contadine, ma anche operaie, stavano scuotendo la Russia. Il 1905 fu un anno difficile con l’apertura del conflitto russo-nipponico che si concluse con la sconfitta dei russi, rilevando tutta la debolezza del sistema autocratico.
Il 9 gennaio dello stesso anno migliaia di cittadini russi scesero in piazza dinanzi a Palazzo d’Inverno, residenza ufficiale degli zar, presentando una petizione con l’obiettivo di sollecitare lo zar nel varare riforme economiche volte al miglioramento delle condizioni di vita. In risposta, le truppe imperiali aprirono il fuoco sulla folla, spegnendo così l’ultima piccola fiamma di speranza che il popolo russo ancora serbava. Quel tragico evento venne ricordato come la
domenica di sangue.

L’entrata in guerra della Russia al fianco degli Stati dell’Intesa nel 1914, favorì una nuova ondata di malcontento generale, soprattutto a causa delle difficili e drastiche condizioni economiche in cui versava l’Impero.

La rivoluzione di febbraio, 1917

La partenza dello zar Nicola II, che desiderava personalmente condurre le compagne militari al fronte, non fece altro che peggiorare la situazione. Il governo aveva perduto la sua credibilità e si mostrava sempre più incapace di far fronte alla difficile situazione economica e sociale, inoltre, in quegli stessi anni si susseguirono uno dopo l’altro ministri all’interno del governo. I rifornimenti erano totalmente nelle mani dei sindacati.
All’anniversario della domenica di sangue, i manifestanti furono nuovamente vittime: la polizia aveva aperto il fuoco sulla folla. Ciononostante continuarono gli scioperi.

Nei giorni successivi, la guarnigione si unì ai manifestati e iniziò a consegnare armi in mano ai civili e intanto la Duma tentava di costituire un governo rappresentativo, ma operai e soldati diedero vita alla nuova struttura assembleare sovietica.

Il 2 marzo i soviet proclamarono la deposizione dello zar e Nicola II decise di abdicare in favore del fratello che pure si rifiutò di prendere il potere. Giungeva al termine la Russia dei Romanov.

Il Donbass

Durante la rivoluzione russa il bacino del Donec si sollevò contro il potere e il controllo dell’impero zarista e l’anno successivo, nel 1918, diede vita alla Repubblica sovietica del Donec-Krivoj Rog, ma lo stesso territorio venne successivamente “accorpato” alla Repubblica Sovietica Ucraina per volere del partito bolscevico. Nel 1919, la Repubblica sarà ufficialmente unita al territorio ucraino.

I separatisti e il referendum del 2014

Il 12 maggio del 2014 in seguito a un referendum – non riconosciuto dal governo centrale ucraino – i separatisti si proclamarono indipendenti dall’Ucraina dando vita alla Repubblica popolare di Doneck, considerata il successore della vecchia Repubblica del Donec-Krivoj Rog e non riconosciuta dalla comunità internazionale, ma solo dalla Repubblica internazionale di Lugansk che sempre nello stesso anno proclamò l’indipendenza dall’Ucraina.
Il presidente Putin ha successivamente riconosciuto l’indipendenza dei distretti creando così lo stato cuscinetto del Donbass, Stato considerato dal governo ucraino territori temporaneamente occupati da truppe armate della Federazione Russa.

Redazione

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