Le capanne “italiane” per salvare gli anziani mijikenda

Le capanne “italiane” per salvare gli anziani mijikenda
“Da anni nei dintorni di Malindi si consuma una delle più drammatiche ingiustizie sociali dei nostri tempi, almeno in Kenya. Un silenzioso eccidio a cui nessuno mette freno, quello degli anziani della tribù Mijikenda accusati di stregoneria solo perché praticano ancora riti tradizionali, cure naturali e liturgie animiste. In realtà vengono assassinati da parenti, spesso figli e nipoti, per potersi impossessare dei loro terreni e rivenderli nella spesso effimera rincorsa alla ricchezza”.
Così scrive Freddie del Curatolo che, sul suo “malindikenya.net”, presenta i risultati di un progetto della Onlus italiana Karibuni.

“Approfittando del lassismo delle istituzioni e della corruzione galoppante, le nuove generazioni diventano proprietarie di campi da coltivare e nel migliore dei casi avviano progetti edilizi, ma quasi sempre sono attratte dal facile guadagno della rivendita per acquistare motociclette o automobili, convinti di guadagnare bene come boda-boda (i moto-taxi) o tassisti e ancora noleggiare i mezzi. Ovviamente la dura realtà si presenta loro sotto forma di spese, tasse, manutenzione e vita meno morigerata. I soldi se ne vanno e si rimane senza casa e senza quel po’ di mais e verdura che dava lo shamba dei genitori. Una situazione sociale che si deteriora, con il naturale aumento della disoccupazione, della criminalità, delle faide e dei suicidi.

Ma torniamo ai nostri anziani: da tempo denunciamo la situazione, almeno dal 2008 quando abbiamo incrociato il percorso del MADCA, ovvero la Malindi District Cultural Association che si batte per la conservazione delle tradizioni Mijikenda e la salvaguardia degli anziani vittime di persecuzioni.
I MADCA hanno creato un villaggio dove accolgono gli anziani che sono sfuggiti ad assalti (alcuni ne portano ancora i segni) o che sono minacciati. Li proteggono, li curano e danno loro da mangiare. Chiaramente hanno bisogno di sostegno, dato che nonostante promesse su promesse, non ricevono nulla a livello nazionale.

La Onlus Karibuni è stata la prima associazione italiana ad affiancarsi nella nostra battaglia per portare alla luce questo dramma e, con la sua vocazione alla solidarietà attiva, profondamente consapevole delle radici di questo popolo e interessata a migliorare la coscienza delle nuove generazione, offrendogli spunti e “know-how” e non solo aiuti, da questo punto di vista ha proseguito la sua opera, con l’aiuto dell’attivista e musicista giriama Katoi Wa Tabaka, dell’amica Laura Scrivani (abbiamo parlato qui del suo impegno) e l’organizzazione sul campo del direttore Jackson Kanai.

Il patron di Karibuni Onlus Gianfranco Ranieri ha lanciato alcuni mesi fa il progetto di erigere cinque capanne tradizionali, perfettamente predisposte ad accogliere e proteggere gli anziani che confluiscono nel villaggio, non lontano dal fiume Sabaki. Una di queste è stata costruita grazie ai proventi della vendita dell’autobiografia della guida safari Luciana Franci, ultimo suo gesto d’amore per la terra in cui ha vissuto, prima di soccombere alla malattia.

Chi fino ad oggi era costretto a vivere in tende da campo e passare gli ultimi anni della vita non soltanto lontano dall’amata, umile situazione rurale della propria casa, ma anche in condizioni disagiate dormendo in terra, grazie a questa iniziativa tornerà alla decenza di una sistemazione comoda, senza infiltrazioni e con il proprio comodo giaciglio.
Ieri Gianfranco Ranieri ha presenziato alla chiusura del progetto, visitando di persona le nuove abitazioni che sono state costruite impiegando gli stessi volontari ed ospiti del villaggio, mentre le donne, anima e stantuffo dell’operosa comunità, preparavano per loro pranzi sempre offerti grazie alle donazioni ricevute dalla Onlus.

“Possiamo vedere i risultati di questo impegno fondamentale per la sopravvivenza di una cultura e dei suoi più insigni esponenti – ha detto Ranieri – ma il nostro aiuto non termina qui, nei prossimi mesi periodicamente porteremo aiuti alimentari e sanitari agli anziani e saremo sempre disponibili a valutare, con sponsor e amici di Karibuni e della costa keniana, nuove iniziative per il villaggio Mijikenda”.
Gli anziani hanno allestito una cerimonia per ringraziare Karibuni, con discorsi e preghiere animiste.
Il responsabile del progetto per i MADCA, Kiponda Mwagandi, ha espresso la sua soddisfazione per il presente dignitoso che l’associazione ha voluto offrire agli “elders”.

Tra di loro ci sono persone che hanno lavorato per una vita: falegnami, imbianchini, braccianti, autisti di bus, impiegati comunali. Uomini e donne che non hanno mai perso la loro integrità morale ed il rispetto per gli insegnamenti dei loro avi e per questo stanno pagando oggi la follia collettiva e l’abbaglio di un progresso che in Africa spesso fa brillare prima i ninnoli inutili e ingannevoli che i suoi lati positivi, sostenibili e legati all’evoluzione sociale”.

Redazione Radici

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