La Rusalka

La Rusalka

Di Chiara Fiaschetti

Gli spiriti femminili dei fiumi

La Rusalka è una ninfa e divinità minore acquatica, figura appartenente alla mitologia slava. Secondo le leggende queste creature rappresenterebbero le anime delle giovani fanciulle suicide o morte annegate prima dell’unione matrimoniale. In cerca di vendetta, aspettano impazienti sulle sponde dei fiumi l’arrivo degli amanti rimasti in vita per trascinarli e imprigionarli negli abissi. Dopo aver vendicato la sua morte, La Rusalka può riposare in pace.

Il Cacciatore e la Rusalka

Ivan era un giovane pescatore del Nord della Russia che ogni inverno si spostava per catturare le sue prede da rivendere in primavera.
Per sfuggire al gelo pungente della notte era solito costruirsi una piccola capanna che lo avrebbe ospitato fino alla sua prossima partenza.
In quelle lunghe notti invernali spesso Ivan si sentiva solo e così, per distrarsi dalla malinconia, appena dopo il tramonto suonava la balalaika.
Una notte, mentre il giovane era intento a comporre la sua melodia, la lampada a olio si spense e la più buia delle notti avvolse il povero Ivan che, impaurito, continuò a suonare.
Molte altre notti il buio piombò nella capanna. Al suono della balalaika qualcosa sembrava muoversi o danzare avvolto nell’oscurità. Una sera Ivan riuscì con suo stupore ad illuminare la capanna. La luce illuminò il volto di una splendida fanciulla. La ragazza, non potendosi oramai più nascondere, confessò al giovane la sua natura.


Da quella notte i due iniziarono ad incontrarsi sempre più spesso e Ivan si innamorò di lei, perdutamente. Così, desiderosa di averla sempre con sé, propose alla Rusalka di passare insieme la notte. Da quel momento, Ivan passò ogni notte d’inverno in compagnia della sua ninfa, la quale dopo qualche ora, per via della sua natura, era costretta di nuovo a nascondersi nelle fredde acque del fiume.
Il gelo lasciò il posto al sole e alla bella stagione e Ivan si fece triste. Al villaggio tutti lo aspettavano e, le pellicce di foca che nel corso dell’inverno aveva accumulato dovevano essere vendute.
Ivan promise all’amata il suo ritorno per l’anno successivo e lei, felice, spiegò al giovane come doveva fare per ritrovarla.
Al suo ritorno, Ivan, si sarebbe arrampicato sull’albero che con il suo ramo propendeva verso l’acqua del fiume e aspettare il sole cocente di mezzogiorno, che con il suo riflesso gli avrebbe mostrato il punto esatto dove tuffarsi.
Straziato dalla lontananza dell’amata, Ivan fu incapace di attendere l’anno successivo e così, poco dopo, partì dal suo villaggio e mise in atto le istruzioni.
Salito sul ramo attese il sole di mezzogiorno e così, finalmente, si gettò in acqua e iniziò a scendere sempre più in basso, impaziente di ritrovare la sua ninfa. Ivan, nuotando sempre più giù, ancora e ancora, venne afferrato dalla sua amata Rusalka.


Ivan passò molto tempo negli abissi finché non iniziò a sentirsi prigioniero.
La malinconia e la tristezza lo inghiottirono e, più le notti passavano, più il giovane desiderava liberarsene.
Il cacciatore, per allontanare la malvagia ninfa acquatica, decise in fine di fare il segno della croce. Immediatamente, il suo corpo venne scaraventato fuori dall’acqua e così fece ritorno al villaggio.
Molte altre volte Ivan attese il sole di mezzogiorno, ma non rivide più la temuta, ma amata, Rusalka.

Chiara Fiaschetti

Redazione Radici

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