Italiani in Brasile

Italiani in Brasile

di Paola Cecchini

Tra le comunità più numerose di italiani all’estero, quella ospitata in Brasile è la quarta in generale e la seconda dopo l’Argentina tra quelle sudamericane. E’ quanto si rileva dalla consultazione dei dati dell’ AIRE che al dicembre 2019 quantificava i nostri connazionali nel Paese sudamericano in 477.952 (l’8,7% del totale degli italiani residenti all’estero, pari a 5.486.081).


Il Brasile ha oggi la più grande popolazione etnicamente italiana fuori dalla Penisola. Secondo l’Ambasciata d’Italia a Brasilia (supportata da altre fonti) vivrebbero nel Paese circa 30 milioni di italiani o discendenti di immigrati italiani, a fronte di una popolazione di 211.755.692 abitanti (2020), aggiornata nei 27 stati e 5.570 città secondo l’indagine condotta dall’Istituto Brasiliano di Geografia e Statistica (IBGE).


Tutte le stime inerenti gli oriundi sono da ritenersi approssimative, poiché non è mai stato fatto un censimento vero e proprio in merito ed il Censo Brasiliano prevede al quesito “nazionalità” solo tre possibili risposte: A-Brasiliano nato; B-Brasiliano naturalizzato; C-Straniero.


Nell’ambito della collettività italiana si possono distinguere due principali componenti, in base all’epoca d’insediamento.


La prima, la tradizionale, espressione dell’emigrazione storica occorsa alla fine del XIX secolo e nel primo e secondo dopoguerra, è giunta oggi alla terza generazione ed oltre. Costituisce ormai parte integrante e consolidata della società locale ed è presente praticamente in tutti i settori della vita locale: dalla politica alla cultura, l’arte ed l’economia.

La seconda componente è quella di più recente insediamento (anni Settanta), collegata con la crescente presenza di operatori economici italiani in Brasile e conseguente personale qualificato, a cui sono seguiti importanti insediamenti industriali la cui produzione era diretta a servire l’intero subcontinente ed anche, talora, altri mercati quali quelli italiani ed europei (FIAT, Pirelli, New Holland, Telecom, TIM, ecc).
Si tratta, ovviamente, di una presenza quantitativa molto minore ma con una più marcata influenza sull’economia locale.

L’elevato livello d’integrazione della collettività italiana è comprovato dalla rilevante influenza che questa ha avuto nell’evoluzione del Brasile contemporaneo.
Il processo d’insediamento dei nostri connazionali – verificatosi nell’arco di oltre un secolo- è stato indubbiamente facilitato dal contesto linguistico e culturale neo-latino. Il lungo arco temporale e la sostanziale assenza (o quasi) di barriere linguistiche hanno agevolato il rapido inserimento dei nuovi coloni italiani nella società locale, consentendo loro fin dall’inizio un’attiva partecipazione alla vita del Paese ed aprendo quest’ultimo ai loro contributi culturali. Tale influenza ha lasciato tracce evidenti nella storia politica ed in quella economica delle regioni brasiliane più sviluppate, caratterizzando l’impianto urbanistico e talora anche la toponomastica delle principali città.


Le aree dove ciò è rilevabile con maggiore evidenza sono gli Stati di Rio Grande do Sul, Paraná, Santa Catarina, Rio de Janeiro ed Espírito Santo, con una presenza relativamente più recente ma non meno significativa in altri Stati, come il Minas Gerais.

La metropoli di São Paulo, in particolare, costituisce uno dei più espressivi esempi d’influenza culturale italiana in una città fuori d’Italia, sia in America Latina sia, forse, nel mondo. Comunque in tutto il Paese, anche dove non si registrano consistenti collettività, si possono rilevare segni più o meno consistenti della presenza italiana.
Il principale contributo offerto allo sviluppo del Brasile moderno da parte degli italiani è certamente consistito nell’introduzione dell’etica del lavoro che non si è tradotto soltanto- come nei casi di maggior successo- nella creazione di imprese di livello nazionale ed internazionale ma ha soprattutto espresso i suoi valori nell’ambito del lavoro subordinato ed artigianale, contribuendo in modo determinante alla costruzione della società brasiliana moderna. Quest’ultima ha fornito l’alternativa vincente, in termini d’organizzazione sociale e produttiva, alla precedente struttura coloniale fondata sulla coltivazione estensiva e l’impiego di maestranze in regime di schiavitù.
È una coincidenza degna di nota che le citate aree d’insediamento dell’emigrazione italiana coincidono con le due regioni geo-economiche del Brasile che- tra le cinque esistenti- presentano i più alti indici di sviluppo sociale ed economico.


Ricordo che Il Brasile viene tradizionalmente diviso, ai fini statistici e d’indagine, in cinque regioni geo-economiche, identificate sulla base di criteri di contiguità geografica e di analogia economica:

  1. La Regione Nord (quasi tutta la regione Amazzonica)
  2. la Regione Nord Est (una larga area ad oriente della prima)
  3. la Regione Centro Ovest (l’area continentale interna al di sotto dell’Amazzonia)
  4. la Regione Sud-Est
  5. la Regione Sud (le aree costiere ed i loro retroterra nel meridionale del Paese).
    Sono proprio le Regioni Sud Est e Sud che comprendono, rispettivamente, gli Stati di São Paulo, Rio de Janeiro, Espiritu Santo e Minas Gerais, nonché
    gli Stati di Rio Grande do Sul, Paraná e Santa Catarina, dove si registra la più alta presenza italiana. Sono queste anche le aree dove sono concentrate l’industria di trasformazione, quella ad alta tecnologia e la produzione agricola intensiva (contrapposta a quella estensiva, ancora in uso nelle altre regioni) che contribuiscono da sole ad oltre il 75% dell’intero prodotto interno lordo del Brasile. Lo Stato di São Paulo con i suoi 13 milioni d’oriundi italiani sui circa 40 milioni di abitanti complessivi, produce da solo più del 32% del prodotto interno lordo nazionale.
    Nelle aree dove è stata più forte, l’influenza italiana si è mostrata essenziale per il superamento della struttura produttiva schiavista del periodo coloniale e si è affiancata (in alcuni casi, sovrapposta) a quella della tradizionale potenza coloniale, il Portogallo, nonché degli altri Paesi dai quali pure sono provenuti consistenti flussi migratori.
    La società brasiliana presenta da sempre estremi di povertà e ricchezza, originate dall’enorme differenza tra le aree geografiche del Paese ed alla stratificazione sociale conseguente al diffuso impiego della schiavitù nei secoli passati. In tale quadro – che neppure le più recenti riforme istituzionali brasiliane hanno saputo migliorare più di tanto – la collettività di origine italiana si inserisce in una posizione comparativamente privilegiata.
    Le condizioni storiche dell’immigrazione italiana hanno fatto sì che gli italiani ed i loro discendenti s’inserissero nella fascia di istruzione medio-alta, con largo accesso alla scuola secondaria ed all’insegnamento universitario.

Per quanto attiene alla condizione socio-economica della componente di origine italiana, anch’essa s’inserisce nelle fasce medie ed alte della società brasiliana. I livelli di vita (anche quelli minimi) della collettività italiana sono ben al di sopra di quelli delle componenti meno fortunate della popolazione locale, mentre si registrano – all’opposto – numerosi casi di presenza di famiglie di origine italiana negli strati più alti della società.
L’articolata partecipazione della componente d’origine italiana alla società locale non consente l’individuazione di specifici settori d’impiego, anche se rimane sempre forte la presenza italiana nell’imprenditoria, nelle professioni qualificate, nell’artigianato e nell’agricoltura.


L’elevato livello d’integrazione è comprovato anche dalla partecipazione di doppi cittadini italo- brasiliani e di cittadini brasiliani di origine italiana alla vita politica del Paese, che appare nel complesso molto soddisfacente, sia a livello federale che statale.


Tra le più significative espressioni di tale partecipazione è la ricostituzione in data 20 febbraio 2019 del Gruppo di Amicizia Parlamentare Brasile-Italia, non allineato politicamente, teso allo sviluppo dei rapporti tra i due Paesi, che conta al momento 41 membri.
Il Gruppo, che si compone di parlamentari della Camera dei Deputati del Congresso Federale Brasiliano, ha come scopo quello di promuovere il rafforzamento dei legami economici, politici e culturali tra i due Paesi. Nell’attuale configurazione, il Gruppo è presieduto per la parte brasiliana dal Deputato Rubens Bueno. (PPS/PR) e, per la parte italiana, dall’On. Luis Roberto di San Martino Lorenzato d’Ivrea (altresì Presidente della Sezione bilaterale Brasile, Suriname e Guyana nell’ambito dell’Unione Interparlamentare).

La ricostituzione dei Gruppi – le cui riunioni avvengono alternativamente a Brasilia e a Roma – sottolinea l’importanza del ruolo della diplomazia parlamentare per il dialogo costruttivo tra i popoli, mettendo in rilievo l’eccellente stato delle relazioni parlamentari italo-brasiliane che contribuiscono al consolidamento dei profondi e tradizionali legami di amicizia tra i due Paesi, rafforzati nel tempo dalla significativa presenza in Brasile di un’ampia comunità di origine italiana.

Paola Cecchini

Redazione Radici

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