“Lo Specchio del Sole” di Antonio Daddario

“Lo Specchio del Sole” di Antonio Daddario

di Maria Teresa Infante

Una pubblicazione che non è riuscita a sorprendermi, nonostante l’originalità dei contenuti, ben conoscendo la versatilità e l’effervescenza mentale del Nostro, nonché la vastità di interessi e conoscenze in ambito culturale, la curiosa inclinazione all’esplorazione del sapere e del già sperimentato.

Antonio Daddario, scrittore, poeta dialettale ha di certo tracciato un solco che lascerà impronte da ripercorrere al di là del “borgo natio”, così tanto amato, perché la lingua parlata appartenente ai luoghi è pura espressione dell’anima di un popolo a difesa delle specificità etniche e culturali per preservarne la memoria in ogni sua sfaccettatura.

Appassionato cultore del territorio, si muove tra i meandri storici con competente scioltezza e cognizioni, padronanza della lingua locale – frutto di studi, certosini scavi archiviali e continui aggiornamenti – le cui radici affondano in nobili trascorsi, consapevole che sia il milieu a fare la differenza.

Fine intenditore della parola scritta, omaggia una delle figure più rappresentative del panorama nazionale dirigendo, da oltre dieci anni, il Premio Letterario Nicola Zingarelli, di cui è presidente, aggiungendo lustro alla Capitanata, rendendola crocevia annuale di scrittori, poeti e personalità di rilievo, non senza dimenticare il supporto collaborativo dell’Accademia della Crusca. E qualcuno direbbe “scusate se è poco.”

Ma la vivacità intellettuale di Antonio Daddario non conosce pause e dopo la sua ultima fatica letteraria ‘Sta terra de Ceregnoule, Oceano Edizioni, scrigno di reperti poetici e dei luoghi di appartenenza, genera Lo specchio del sole in cui si evidenziano le abilità camaleontiche di una penna mai doma, fin quando avrà inchiostro in canna.

L’opera è una raccolta di pensieri, annotazioni, un diario di viaggio nel corso dell’esistenza – frutto di oculate osservazioni – e narrazioni sgorgate spontaneamente durante le soste dagli impegni, dalla frenetica attività quotidiana in cui la mente galleggia tra voli pindarici e fervida creatività espressiva. Emblema di un pensiero che non può sdraiarsi su un telo in spiaggia senza lasciarsi bagnare dall’onda del mare se è vero che “Lo spirito umano, riflettendo su se stesso, conosce di non essere altro che una cosa che pensa.” (Cartesio)

Il volume – a cui poco ci sarebbe da aggiungere alle esaustive note critiche dell’Autore – è comprensivo di due sezioni, diverse per contenuti e forma mentis.

La prima parte Quadri viventi si svolge tra lo scenario reale della nota località balneare di Rodi Garganico in cui, nonostante l’atmosfera vacanziera, il Nostro non riposa le cervella e, tra un’onda che bagna e il solleone che picchia, prevale l’acuto osservatore dell’essere umano e dell’immediato circondario con l’intima convinzione che, attraverso ciò che è visibile allo sguardo, si giunge a percepire l’invisibile nascosto agli occhi, altrimenti latente.

Un “quadro” è infatti una tela da contemplare, cercando di percepirne il senso o l’intento dell’artista e quando l’opera diviene “vivente” il pensiero ci riporta al suo “Demiurgo” e al “chi siamo/perché siamo” al di là della corazza che ci riveste ma, Antonio Daddario nei suoi “appunti di spiaggia” ha voluto soffermarsi anche sul “come siamo” per una lettura godibile e a tratti ricreativa.

Non sfuggono all’analisi della mente vigile neanche le “dodici” bacchette di metallo dell’ombrellone e così bastano un cappellino, la forgia o il colore di un costume, le movenze e le forme di un corpo, l’andatura della vecchina o l’incedere sinuoso di una silhouette affascinante per lo scandaglio del corpo e dell’animo, estrapolando aderenti riflessioni da un dettaglio.

La spruzzata di elegante ironia proietta in una dimensione verticale, per una doppia chiave di lettura, in cui i sensi necessitano riscontro nella materia. Così all’intellettuale si affianca l’uomo con annesse le credenziali del maschio, non lesinando ammirazione per le “bellezze al bagno”, dal volto al fondoschiena, quanto è vero che “anche l’occhio vuole la sua parte” e Pirandello docet “così è, se vi pare.”

Ma non si incorra nell’errore di una interpretazione leggera e ci si soffermi nell’elogio, scanzonato all’apparenza, dell’intima bellezza femminile a cui segue l’elemento a pura valenza artistica “L’origine du monde” – celebre quadro custodito al Museo d’Orsay di Parigi – in cui chiara è l’esaltazione del “femminino sacro” che eleva il potere divino della donna, generatrice di vita.

Una penna che muta pelle e nella seconda parte del volume assistiamo alla metamorfosi in cui la magia dell’incanto spodesta la realtà e apre le porte a nuove visioni. Nessun tecnicismo o manierismo che stridano con la tenerezza e la dolcezza svelata nel nonno con la mano carezzevole della fantasia. Prendono vita il Virus eccì, Le golosine, Pangrattato e la farfalla e ci si perde tra le immagini efficaci della meraviglia, sulla scia del Peter Pan risvegliato in cui l’adulto e il bambino vestono lo stesso abito.

Un salto nel tempo e veniamo proiettati in probabili scenari futuri d’una umanità anestetizzata dai sentimenti, demitizzata a favore della produttività e del progresso ad ogni costo. I nostri posteri assoggetti al potere dell’incalzante tecnologia riescono però a trovare un varco per far emergere il passato dalle crepe dei ricordi – tra sapori, profumi – e risvegliare sentimenti sopiti e agonizzanti.

Sarà l’amore a vincere su tutto, nella riscoperta del calore di uno sguardo, una carezza, un bacio, un brivido così come l’intero volume è permeato dalla bellezza del sentimento nobile per eccellenza.

Amore per i luoghi, per la propria donna, per gli affetti, per l’Arte in ogni sua forma (si noti l’abilità del Nostro nell’opera scultorea “catena con anelli ottagonali” in marmo di Carrara a pagina 66.)

E con la schiettezza narrativa con cui il Presidente Antonio Daddario ci presenta Lo specchio del sole non possiamo che iniziare a sfogliarne le pagine. Magari sotto un ombrellone, accarezzati dal favonio o dallo scirocco, una bagnante che strizza l’occhio, un panzerotto, un fico secco e un buon vino rosso. Perché no?

L’ideale sarebbe lasciare un ricordo, un’orma profonda non per vanagloria ma affinché non si sia vissuti invano.

Noi moriamo soltanto quando non riusciamo a mettere radice in altri. (Lev Tolstoj)

Lo Specchio del Sole, Oceano Edizioni

Anno di pubblicazione 2021

Collana editoriale Icaro

Codice isbn:978-88 -94886 -79- 5

http://www.oceanonellanima.it/oceano/libro.php?id=93

Maria Teresa Infante

Redazione

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

CAPTCHA ImageChange Image

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.