Riprendono gli scavi della Missione archeologica italiana in Azerbaijan

Riprendono gli scavi della Missione archeologica italiana in Azerbaijan

Sono ripresi gli scavi della missione archeologica italiana in Azerbaijan impegnata nel progetto GaRKAP (Ganja Region Kurgan Archaeological Project) finanziato dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale.
Principale obiettivo del progetto archeologico è la conoscenza della storia delle popolazioni dell’Azerbaijan occidentale dal IV fino al I millennio a.C.

Un’iniziativa che nasce da una collaborazione tra il CAMNES di Firenze, l’Università degli Studi di Catania (Unict) e l’Istituto di Archeologia ed Etnografia di Baku (Accademia Nazionale delle Scienze di Azerbaijan, ANAS).


La missione italo-azera, che inizialmente ha concentrato i propri interessi nello scavo di tumuli funerari circolari a camere coperta (kurgans) nel Caucaso meridionale, databili in un periodo che va dal IV al I millennio a.C., continuerà nel 2021 con lo scavo di un insediamento (Tava Tepe) nella provincia di Agstafa lungo il fiume Kura.

Agli scavi è coinvolto uno staff internazionale di studiosi e studenti italiani, azeri e francesi.
Grazie al sostegno del governo italiano, il Kurgan Archaeological Park diverrà presto una nuova meta per il turismo locale e internazionale.


In quattro anni di collaborazione, gli archeologi impegnati nel progetto hanno scavato numerosi tumuli e, in particolare, nella provincia di Goranboy hanno scoperto il più antico kurgan del periodo Kura-Araxes databile al 3.660 a.C.

Grazie a questa scoperta, tra salme corredi e slitte carbonizzate, emerge il ritratto di una società nomade di tipo egualitario, divisa per credenze e culti magici.

I kurgan sono la chiara espressione di una tradizione funeraria che nasce nelle steppe russe durante il V millennio a.C. e che lentamente si trasferisce verso sud, in tutta l’area del Caucaso Meridionale, diventando uno dei pochi elementi tangibili della presenza delle popolazioni nomadiche in questa regione tra il IV e I millennio a.C.


Note già dai racconti dello storico greco Erodoto (V sec. a.C.), tali strutture sono di straordinario interesse per gli studiosi intenti a coniugare l’esame dei costumi funerari con l’indagine sulle comunità nomadiche.aise

Redazione

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