Un assurdo anticostituzionale che va stigmatizzato con ogni mezzo

Un assurdo anticostituzionale che va stigmatizzato con ogni mezzo

Una sentenza del Tar del Lazio del 18 giugno 2021 condanna Report: é la RAI a concedere l’accesso agli atti ad un avvocato leghista mettendo in serio pericolo la libertà di stampa e la stessa incolumità dei giornalisti.

Con una sentenza del 18 giugno 2021 il tribunale amministrativo regionale del Lazio ha accolto le ragioni di Andrea Mascetti, professionista di area Lega, autorizzandolo ad accedere agli atti in possesso della redazione di Report, relativi alla puntata ‘Vassalli, valvassori e valvassini’ del 26 ottobre 2020.

La RAI annuncia, e riteniamo che sia il minimo la stessa possa fare, un ricorso al Consiglio di Stato. E’ fuor di dubbio che ci troviamo di fronte ad una sentenza dalla inaudita gravità che viola e violenta la Costituzione e la libertà di stampa, uno dei capisaldi più importanti della democrazia e del pluralismo politico e sociale.

Tale decisione assurda viaggia su una pericolosa lunghezza d’onda atteso che sembra ogni giorno più chiaro che si vuol mettere il bavaglio e comunque sotto controllo la libera e nobile attività dei giornalisti sino a minacciarne la condanna al carcere nel caso di diffamazione (un sorta di indefinita araba fenice)

Siamo messi male, peggio del Sud Sudan.

La situazione è ancora più grave di quanto sembri perché se il provvedimento non verrà annullato o rivisitato dal Consiglio di Stato rischia di danneggiare irrimediabilmente soprattutto la stampa libera e indipendente, quella che non ha padroni e politici che la spalleggiano e la foraggiano, che campano senza soldi e lavorano compiendo immani sacrifici pur di mettere a disposizione dei propri lettori una informazione fondata su prove vere, sulla verità dei fatti e sul bisogno d essere correttamente aggiornati lasciando fuori della redazione ogni tentativo di mistificazione.

Report, quindi, dovrà svelare le fonti usate per lavorare a un’inchiesta sull’avvocato Andrea Mascetti, professionista di area Lega, vicinissimo ad Attilio Fontana (ogni riflessione in merito è superflua o meglio la notizia si commenta da se).

La Rai, quindi, “dovrà consentire al ricorrente, entro giorni trenta dalla comunicazione o notificazione (se anteriore) della sentenza (18 giugno 2021, ndr), l’accesso agli atti e ai documenti”. La sentenza, infatti, fa riferimento alla “documentazione connessa all’attività preparatoria di acquisizione e di raccolta di informazioni riguardanti le prestazioni di carattere professionale svolte dal ricorrente in favore di soggetti pubblici, confluite nell’elaborazione del contenuto del servizio di inchiesta giornalistica mandato in onda, nello specifico avente ad oggetto la rete di rapporti di consulenza professionale instaurati su incarico di enti territoriali e locali”.

Stilata dalla terza sezione del tribunale amministrativo, presieduta da Giuseppe Daniele, la sentenza accoglie la richiesta presentata lo scorso ottobre dallo studio legale dell’avvocato di Varese.

Amministrativista, entrato agli inizi degli anni ’90 nella Lega senza mai avere avuto incarichi ufficiali, negli anni Mascetti ha collezionato numerose consulenze da parte di enti pubblici, spesso guidati da esponenti del partito di Matteo Salvini: nell’inchiesta di Report viene definito una delle figure “più misteriose” del mondo leghista. Il legale aveva già chiesto l’accesso agli atti lamentando “un quadro fuorviante della realtà” e sottolineando di non aver avuto “alcuna consulenza con il presidente Fontana”.

A quella richiesta la Rai aveva opposto “un diniego integrale” per diverse ragioni fra le quali l’esclusione del diritto di accesso “rappresentata dal segreto professionale ex art. 2, comma 3, L. n. 69/1963, connesso alla libertà di stampa” e “l’esclusione della Rai dall’applicazione della disciplina in tema di accesso civico in quanto società emittente, alla data del 31 dicembre 2015, strumenti finanziari quotati in mercati regolamentati”.

Un diniego integrale che ora la sentenza del Tar del Lazio ha fatto letteralmente a pezzi. Viale Mazzini annuncia comunque di aver conferito “mandato per impugnare innanzi al Consiglio di Stato la decisione con la quale l’attività giornalistica, ove svolta dal Servizio Pubblico, è stata inopinatamente assimilata ad un procedimento amministrativo. La Rai si attiverà in ogni sede per garantire ai propri giornalisti il pieno esercizio della libertà d’informazione e la tutela delle fonti”.

La sentenza del Tar, però, rappresenta un pericoloso precedente. “La sentenza del Tar del Lazio è gravissima. Viola la Costituzione, viola la libertà di stampa. Una sentenza miope che paragona il lavoro giornalistico a degli atti amministrativi. E’come se Ilaria Alpi fosse morta per degli atti amministrativi”, dice Sigfrido Ranucci, conduttore del programma televisivo. “Questa sentenza – rappresenta un attacco senza precedenti, dovuto alla debolezza delle Istituzioni in generale e alla delegittimazione della politica nei confronti del giornalismo di inchiesta. Report non svelerà le proprie fonti e non darà gli atti a Mascetti.

Devono venire a prenderli con l’esercito”. Ranucci, inoltre, fa notare come in caso di sentenza avversa anche al Consiglio di Stato, la Rai potrà rivolgersi alla Corte europea dei diritti dell’uomo, che di recente ha ribadito il diritto dei giornalisti a tutelare le proprie fonti. Sulla vicenda hanno preso una posizione molto chiara e dura sia la Federazione nazionale della stampa che l’Usigrai, il sindacato dei giornalisti di viale Mazzini. “La sentenza del Tar del Lazio che autorizza l’accesso agli atti di Report apre un precedente pericolosissimo. Rispettare le sentenze, non vuol dire non poterle criticare. E anzi sono l’occasione per chiedere nuovamente a governo e parlamento la necessità di un chiarimento urgente sulla natura giuridica della Rai”, si legge in una nota.

“I giornalisti – continuano le due sigle sindacali – che fanno informazione in Rai non possono essere paragonati a funzionari della Pubblica Amministrazione. Pertanto le norme sull’accesso agli atti devono soccombere di fronte al diritto – dovere del giornalista di tutelare le proprie fonti. Altrimenti nei fatti si azzererebbe qualunque possibilità per i giornalisti Rai di fare il proprio lavoro, e ancor di più di fare giornalismo investigativo. Sul fronte politico si sono schierati con Report esponenti del Movimento 5 stelle e del Pd; anche il segretario dei democratici Enrico Letta, interviene per dire che “le sentenze si rispettano sempre. Ma questa del Tar sulle fonti di Report lascia davvero perplessi. Non vedo come possa resistere agli ulteriori gradi di giudizio”.

Ranucci replica a tutte le polemiche e manda a dire che : “Per me la legge è sopra a tutto. E la legge mi permette di tutelare le fonti. Non è il giudice ad aver chiesto l’accesso agli atti, ma un privato il quale ha chiesto l’accesso alle fonti giornalistiche. Fonti e attività giornalistiche che sono in maniera inequivocabile tutelate dalla nostra Costituzione“.

Redazione Radici

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