Le ali gialle e verdi

Le ali gialle e verdi

Rubrica di poesia a cura di Rossella Cerniglia

Ieri mattina, una farfalla dagli insoliti colori – con ali verde-germoglio e gialle, di un bel giallo aranciato e solare – si è incautamente insinuata per la vetrata che affaccia sul giardino.
Meraviglia! Una grazia limpida come un barbaglio di sole ha preso a nuotare in spazi inediti, tra divani e poltrone e altri mobili di casa.


È andata ancora per un attimo fuori, oltre la vetrata, stordita perché io stessa l’avevo indotta a seguire l’aria aperta e libera, ma poi è tornata dentro nuovamente, non so se impaurita dal mio incitamento o come chi torna sui suoi passi per una voglia improvvisa di esplorare una nuova realtà.


L’ho lasciata dunque libera, mantenendo la vetrata un poco aperta in modo che potesse riconquistare, volendo, gli spazi per lei più naturali del giardino. L’ho ancora riguardata, ammirata. Ed ero alquanto allietata dal moto aggraziato delle sue ali, dal suo delizioso piccolo essere sfavillante.


Dopo un poco, ho pensato che fosse andata via nell’aria libera, nel riverbero infuocato di sole e profumi del giardino. E non me ne sono più curata.
Ma rientrando a casa in tarda mattinata, ho visto inaspettatamente il piccolo corpo e le tenere ali, gialle e verdi, straziate sul pavimento.
Non so cosa sia successo, ma in me è nato un piccolo acuto dolore, un turbamento profondo e colmo di nostalgia: proprio quello che prende di fronte alla bellezza terrena e peritura.

Così, questo piccolo essere vitale, nella sua innata purezza e maestà, mi è parso adatto ad esprimere l’idea della poesia: tenera, piccola, luminosa e sublime. E capace di destare le nostre interiori profondità.

Con questo spirito, dopo questo minuscolo, ma emblematico episodio rimasto in me, ho deciso di offrire – almeno settimanalmente, ai lettori di Radici – qualche verso, qualche piccolo barlume di poesia che sia come le ali gialloverdi della piccola farfalla.

Versi che sceglierò da grandi autori, e talvolta anche dai miei.


Grazie, dunque, cari amici, per le letture a venire.
Rossella Cerniglia

Ed ecco dunque, come degno inizio, alcuni versi di Rainer Maria Rilke, grande poeta di lingua tedesca, nato a Praga nel 1875 e morto in Svizzera, di leucemia, nel 1926.
Vissuto nel clima decadente degli ultimi decenni dell’Ottocento, compenetrato di inquietudine e incertezze circa le sorti dell’Europa all’affacciarsi del nuovo secolo, Rilke ci si mostra come figura appartata e lontana dal contesto civile e politico di quegli anni. Proveniente da una famiglia della borghesia cattolica, la sua spiritualità è intrisa del sentimento del divino.

I versi ne traducono l’interiorità, il sogno inquieto dell’anima e lo struggente bisogno d’amore.


Sii paziente
Sii paziente verso tutto ciò
che è irrisolto nel tuo cuore e…
cerca di amare le domande, che sono simili a
stanze chiuse a chiave e a libri scritti
in una lingua straniera.
Non cercare ora le risposte che possono esserti date
poiché non saresti capace di convivere con esse.
E il punto è vivere ogni cosa. Vivere le domande ora.
Forse ti sarà dato, senza che tu te ne accorga,
di vivere fino al lontano
giorno in cui avrai la risposta.

Da Lettere a un giovane poeta (1903-1908).


  • A Lou Andreas-Salomé
    Non posso ricordare. Ma quei momenti
    puri dureranno in me come
    in fondo a un vaso troppo pieno.
    Non penso a te, ma sono per amore tuo
    e questo mi dà forza.
    Non ti invento nei luoghi
    che adesso senza te non hanno senso.
    Il tuo non esserci
    è già caldo di te, ed è più vero,
    più del tuo mancarmi. La nostalgia
    spesso non distingue. Perché
    cercare allora se il tuo influsso
    già sento su di me lieve
    come un raggio di luna alla finestra.

    Da Epistolario 1897-1926, con Lou Andreas-Salomé.

Rossella Cerniglia scrittrice.

Redazione Radici

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