L’ottimismo politico
L’Italia è in crisi. E’ inutile non ammetterlo. Questa è la realtà che si percepisce a tutti i livelli produttivi. Ogni altra previsione non ha pregio. La crisi economica è angosciosa e riprenderci ci costerà ancora sacrifici. La macchina finanziaria nazionale stenta a ripartire. Mentre “tirare avanti”, resta un’impresa che mette a dura prova anche i più diligenti. Il tutto complicato dal perdurare di una Pandemia perniciosa.
Ma non è tutto. La spesa pubblica non è diminuita, però i servizi continuano a essere carenti. Non esiste, infatti, una “cura”sicura per frenare il depauperamento delle risorse nazionali.
Certamente non è impoverendo il Popolo italiano che sarà possibile ridurre gli effetti di una crisi che, forse, si poteva evitare. L’italia resta uno dei Paesi UE con una macchina dello Stato a elevato costo e a basso rendimento. Un trattamento di sicura ripresa non è stato ancora trovato.
Da noi non gioverebbe fare un passo indietro. Sarebbe peggiore. I provvedimenti “Salva Italia” non hanno mai salvato nessuno. Ci sono, ancora, delle influenze che restano in primo piano ed è più agevole agire sul “mucchio” che coinvolgere i grandi capitali. Questo Esecutivo non è una garanzia per uscire dal “ginepraio”.
Insomma, nonostante le assicurazioni, siamo ancora nelle condizioni di dover rendere conto a una platea ben più estesa di quella definita dai confini nazionali. Chi continua a rischiare sono ancora i “deboli”.
Ma non è tutto. Con fine anno, Conte dovrà presentare, al Parlamento che sarà, i provvedimenti per tentare la risalita. L’ottimismo politico, però, non consentirà riprese “miracolose”. Il Governo resterà in fibrillazione.
Insomma, il rischio di recessione rimane e la politica delle”intese” resta più formale che sostanziale.
Giorgio Brignola