La guerra cosmopolitica in atto
Il 9 Dicembre 2019, l’AGI, Agenzia Giornalistica Italiana, riportò, sulla sua edizione “News on line”, una notizia dall’Estero, descritta in un articolo di Eugenio Buzzetti, con tutta l’apparenza di pura, banale e semplice informazione: “notizia che non fa notizia”.
Infatti, la notizia fu ripresa stancamente, quasi noiosamente, dalla Stampa italiana, senza il clamore e l’enfasi che essa Stampa dedica a notizie di più scarso interesse, e che ha l’abilità di trasformare in eventi straordinari, meglio se scandalistici ed esplosivi;
sui quali poi si costruiscono, artificialmente e con grande profusione di creatività, opinioni, talk show e dibattiti, tutti pensati solo per generare spettacolo e audience, che, però, fomentano le note radicalizzazioni e divisioni nell’opinione pubblica italiana.
Ma quale era questa notizia, riportata dall’AGI con l’articolo di Eugenio Buzzetti, la cui fonte era, nientemeno, che il Financial Times che, pur tendenzialmente “simpatizzante”, è giornale di alto livello professionale?
“Negli uffici pubblici cinesi solo pc e software made in China”.
Ma ancora più significativa della notizia in sé, era l’informazione che la direttiva era stata emanata e diffusa, addirittura, dall’Ufficio Centrale del Partito Comunista Cinese che ha imposto, a tutte le istituzioni pubbliche e gli uffici governativi cinesi, l’obbligo di rimuovere ogni software e hardware stranieri, entro il 2022.
Si tratta di circa 30 milioni di pezzi di hardware da sostituire, nei prossimi tre anni, lì dove oggi è di casa la cinese Lenovo che però usa personal computer IBM, con processori dell’americana Intel e software Microsoft.
Da qui, il passo dal mercato dell’area pubblica a quello dell’area privata appare del tutto scontato: è un mercato d’ampiezza iperbolica, quello della sostituzione integrale, cui si aggiunge il mercato non statale.
Si potrebbe pensare: “sono fatti loro; se la sono voluta, gli americani”.
E da qui parte subito il conflitto pro/contro Trump; pro/contro il Sovranismo; pro/contro i dazi; pro/contro il Populismo; Pro/contro Sardine; pro/contro Pinguini: usuale alimentazione della radicalizzazione domestica.
Ma, in fondo, tutto sommato, questa notizia ci interessa molto poco perché i contraccolpi della decisione cinese li subiranno i grandi produttori statunitensi come Hp, Dell e Microsoft con il suo Windows che perderanno, insieme, un fatturato di circa 150 miliardi di dollari all’anno, a scapito del PIL statunitense; è chiaramente una vendetta cinese a fronte della ostruzione, fatta dagli USA, al gigante cinese delle telecomunicazioni, Huawei, e alla rete 5G.
Si, tutto sommato, sembra una notizia di poco conto.
Invece, è proprio questa notizia il nòcciolo della questione; essa mostra solo la punta dell’iceberg, e sotto c’è addirittura un universo; mentre ci distraggono con “inciuci da Novella 200” per non farci capire quali debbano essere le politiche del nostro Paese e quanto insignificanti siano quelle che mettiamo in atto.
Infatti, quando si parla di tecnologie, bisogna aprire bene gli occhi per poter guardare lontano.
Una volta c’era la “guerra spaziale” fra URSS e USA; ma era praticamente d’immagine e d’influenza sull’opinione pubblica, visto che lo sfruttamento dello spazio non era fattibile a quei tempi e non lo sarà ancora per qualche decennio.
Ma questa, in atto, è una guerra “tecnologica”: di quella tecnologia pervasiva e invasiva, dilagante, da “Grande Fratello” e da “Classe Dominante”, concretamente liberticida;
pari al cancro che, silenziosamente e tu inconsapevole, ti distrugge lentamente: gli effetti si rivelano quando oramai è troppo tardi.
Oggi, ci si accorge che la “guerra tecnologica esiste”; oggi, ci si accorge che la Cina è in grado di attuarla perché già possiede know how e tecnologia, non solo competitiva ma all’avanguardia; oggi, ci si accorge che la Cina progredisce rapidamente, non solo come PIL, perché attua politiche di sviluppo; oggi, si riesce a osservare da un punto di vista più reale, ed interpretare meglio, i fenomeni politico economici finanziari dello scenario mondiale degli ultimi anni.
La “guerra tecnologica” fra Cina e USA induce a pensare che la “mondializzazione” e la “globalizzazione” si ritorcono contro gli stessi propugnatori ed inventori.
Questa è “guerra mondiale”; è la vera guerra in atto.
Perché le guerre guerreggiate si lasciano ai poveri, ai derelitti, agli incolti; mentre la vera guerra è quella economico finanziaria.
E mentre le guerre guerreggiate si combattono con le armi e con il sangue, con le distruzioni e le transumanze, questa si combatte con la tecnologia informatica e telematica, pulita, asettica, a tavolino.
Chi non ne prende coscienza e atto dovrebbe rivedere il proprio expertise e il proprio modo di vedere la politica.
Non ci vuole molto ad immaginare quale sarà il vincitore di questa guerra. Durante la mia permanenza in Cina, ho imparato che quel popolo, al di là della sua numerosità, pari a circa 6 volte quello USA, è “molto più pragmatico” di quello statunitense che appare incline a godere di saghe alla Far West e del “sogno americano”.
In questa guerra, al solito, l’Europa rimane attonita spettatrice non avendo imparato dalle esperienze storiche e non essendo riuscita ad entrare, colpevolmente, nell’agone tecnologico; lì non è entrata ed oggi è anni luce dietro l’Occidente – USA e l’Oriente – Cina: noi siamo ancora alla “Bella Ciao”!
Sembra proprio che le due guerre mondiali abbiano tolto all’Europa ogni energia, che è humus di entusiasmo, sviluppo, crescita, creatività; si è favorito, invece, il più facile percorso di assestamento e consolidamento burocratico.
All’Italia non rimane che la via della strategia di “nicchia” sperando di avere cervelli al Governo e al Parlamento, capaci di pensare strategicamente.
Antonio Vox