La Madonna di Capocolonna: la colonna della città di Crotone

La Madonna di Capocolonna: la colonna della città di Crotone

Mario Franzin

Vi è una profonda unione fra la Città di Crotone e la Madonna di Capocolonna; è una sintesi perfetta del trionfo di questo spicchio d’Italia che affaccia sul glorioso Mare Ioni che, per secoli, è stato il fulcro degli scambi commerciali e delle più grandi battaglie dell’epoca Magnogreca. Capocolonna è situata sull’omonimo promontorio a Sud della Città di Crotone, la cui fondazione è da attribuire a Miscello Da Ripe il quale, ascoltato l’oracolo di Delfi, fondò sulle sponde dell’Esaro, Kroton, in onore del suo amico che venne ucciso per sbaglio dalle sue mani.

Fu l’inizio della leggenda e dello splendore di questo luogo che in breve tempo divenne una colonia e, successivamente, una delle capitali della Magna Graecia. Su questo promontorio, venne costruito il tempio in onore della Dea Madre, Hera Lacinia.                                                                             Tempio a ridosso del mare, affinché potesse essere visto da tutti coloro che attraversavano le acque dello Ionio; per questo motivo, assunse il nome di Capo Lacinio.

La leggenda narra che nelle notti tiepide di primavera, le donne della città di Kroton, compivano un pellegrinaggio sacrificale con dei pepli rossi nelle mani in segno di richiesta di fecondità e fertilità per le stesse, per la città e per i verdi campi che circondavano l’abitato. Kroton era divisa in quartieri: Settentrionale, Centrale e Meridionale. E proprio in quest’ultimo avveniva la vita della polis, dove era sistemata l’Agorà, luogo di confronto e di svolgimento della vita pubblica e della politica. Al termine dell’epopea Magnogreca, della colonizzazione romana (della quale si ritrova grande testimonianza nel Parco Archeologico di Capocolonna, ndr), e la consequenziale diffusione del Cristianesimo, secondo le documentazioni a disposizione, iniziò la diffusione delle Icone Sacre. Fra le tante che in questo lasso di tempo circolavano, si attesta che vi fu la presentazione di un’immagine ritraente una Madonna ritta in piedi che allatta, da parte dell’Areopagita Dionigi che divenne, inoltre, il primo Vescovo Cristiano di Kroton e per tale motivo fu oggetto di persecuzione e di martirio con la pena della decapitazione.

Tante sono le leggende che circolano attorno l’icona della Madonna di Capocolonna. La prima, attribuisce la fattura dell’Effigie all’evangelista Luca e ciò spiegherebbe la presentazione della stessa da parte di Dionigi l’Areopagita; l’altra la attribuisce ai Frati Basiliani che, nel frattempo, si erano insediati sul Promontorio Lacinio costruendo un Convento e una Chiesetta, fra di essi era presente un abile iconografo di nome Luca. Per gli esperti sarebbe più plausibile la seconda ipotesi che spiegherebbe la presenza dell’Immagine proprio sul Promontorio. Fu il preludio dei futuri prodigi che la presenza di questa immagine ha donato a Crotone. Il primo giugno 2019, è coinciso con la celebrazione del cinquecentenario dal ritrovamento della Sacra Effigie della Madonna di Capocolonna. L’1 giugno 1519, infatti viene ricordato come il giorno dello sbarco dei Turchi sul Promontorio di Capocolonna che iniziarono a saccheggiare e mettere a fuoco ogni cosa che incontravano nel loro cammino. I contadini di quel borgo rurale non riuscirono a mettere in salvo l’Icona.

I Turchi, dunque, cercarono di dare fuoco al Quadro, ma il rogo dopo diverse ore non riuscì a scalfirlo; anzi, secondo la leggenda, proprio dall’immagine iniziarono a spiazzare raggi luminosi. La tela doveva essere distrutta in qualche modo e così venne caricata su una barca che faceva rotta verso la foce del Fiume Neto. L’imbarcazione rimase bloccata fin quando l’equipaggio non buttò in acqua l’Immagine che venne verso la terraferma galleggiando e venne ritrovata da un pescatore, Agazio Lo Morello che la custodì in una cassapanca fino al giorno della sua morte. Il resto è storia: una tradizione continua che si tramanda e si rinnova da ormai cinque secoli.

Tanti altri sono i miracoli attribuiti alla Sacra Effigie; nella prima metà dell’Ottocento, la Calabria e Crotone vennero scosse da un tremendo terremoto che rase al suolo tutti gli edifici nel cuore della notte e ciò ebbe ripetizione il giorno successivo con effetti ancor più devastanti; di tale tragedia tutta la popolazione crotonese ne rimase intatta, vi fu solamente la caduta di palazzi e delle strade, ma la gente era ancora in piedi, lì, ad onorare la propria Mamma Celeste. Da questo terribile evento, venne eretta una edicola in cui venne apposta una riproduzione della Madonna di Capocolonna, definita ancora oggi “A Madonnedrra” (La Madonnina, in dialetto crotonese, ndr). Essa si trova nelle vicinanze del Liceo Classico Pitagora, in Piazza Umberto I a Crotone. Altro miracolo riconosciuto alla Vergine è quello risalente al 1851, quando la Regione venne colpita da una funesta epidemia di colera e ancora la Misericordia della Madonna protegge la città di Crotone, esentandola dalla malattia. Annoverato fra i miracoli anche quello inerente la protezione di Crotone dal terribile terremoto che nel 1908 colpì le città di Reggio Calabria e Messina.

Giungendo ai giorni nostri, nel 1990 il territorio dell’altro crotonese e del Marchesato vennero colpiti da una siccità che perdurò per mesi; i contadini delle campagne attorno la città iniziarono a pregare e seguì un’ondata benefica e rigenerante di piogge che salvò tutte le colture dalla distruzione. Per tali prodigi nel 1987 la Madonna di Capocolonna venne riconosciuta con Bolla Papale, Patrona dell’Arcidiocesi di Crotone – Santa Severina. Ma nella pluricentenaria storia dell’Icona, si ricordano anche eventi delittuosi e sacrileghi come quello dell’Ottobre 1983, quando l’Immagine della Madonna di Capocolonna venne “spogliata” di tutto il suo immenso tesoro, frutto delle donazioni secolari dei Fedeli che l’hanno vista e venerata. Fu vissuto come un lutto cittadino. Flotte di fedeli accorsero in Duomo in lacrime implorando perdono a Dio per quello che era successo. L’allora Arcivescovo, Mons. Giuseppe Agostino, durante la Messa di riparazione che venne celebrata in Duomo, lanciò un appello: riadornare la tela della Madonna di Capocolonna con una nuova veste, ancora più bella della precedente. Assunse l’incarico, dopo un restauro della stessa Icona presso la Sovrintendenza ai Beni Archeologici della Calabria con sede a Cosenza, il Maestro Orafo Gerardo Sacco il quale, studiò la veste migliore. Lo stesso afferma sempre, nel corso delle tante conferenze a cui viene invitato che il suo show-room nelle settimane di lavoro, veniva preso letteralmente d’assalto dai fedeli che si recavano per un saluto alla Effigie e che, quasi al termine dello stesso durante la notte, venne colto da un malore e invocò la Vergine di fargli almeno terminare il lavoro. Cosa che accade e, anzi, l’orafo rilanciò il suo lavoro distruggendo tutto il telaio che ebbe costruito fino a quel momento, per farne uno nuovo. Quello definitivo. Così, in un pomeriggio di fine anni ’80, in una Piazza Duomo, un fragoroso e prolungato applauso riempì ogni angolo per la presentazione della nuova veste dell’Icona della Madonna di Capocolonna. Tale intelaiatura rimase fino al 2008, quando al Capo della Vergine venne apposto uno “stellario” fatto di gemme di diamanti, frutto di una copiosa donazione da parte di un privato cittadino. Ma la storia si sa, non è fatta solo di eventi e di fatti, ma anche d tradizione, di folklore e Fede.

I Festeggiamenti in onore della B. V. Maria Santissima di Capocolonna, iniziano ogni anno il giorno 30 aprile, con la cosiddetta “calata” del Quadro, dal Suo Altare privilegiato dove è apposta per tutto il resto dell’anno, per terminare ogni 31 di Maggio, dopo sere di Solenni Cerimonie, preghiere ed eventi esterni che vedono protagoniste anche le scuole e gli studenti della città e della Provincia. In corrispondenza del weekend della Festa della Mamma, il Quadro viene portato in Processione verso l’Ospedale Civile per un momento di preghiera con gli ammalati, con rientro per le vie del centro e benedizione della città, col Quadro che viene voltato al Palazzo comunale. Nella notte della Terza domenica di Maggio, succede qualcosa di magico; migliaia di cittadini invadono le strade per andare ad accogliere La Vergine, la Loro Madre Celeste, nell’uscita dal Duomo per l’avvio del Pellegrinaggio verso Capocolonna. Tredici chilometri a piedi che alcuni compiono scalzi per segno di alta devozione nei Suoi confronti. Dopo un’intera giornata trascorsa sul Promontorio, il Quadro fa rientro via mare con una Processione di barche e viene accolta in porto con uno spettacolo pirotecnico che si estende per tutto il lungomare cittadino che annuncia il rientro in città dell’Immagine. Ogni sette anni, avvengono i cosiddetti “Festeggiamenti Settennali”: il Quadro Grande della Madonna di Capocolonna giunge sul Promontorio e fa rientro in città, al pomeriggio della domenica, su un carro trainato da buoi e, dunque, si ripete a piedi il percorso svolto nella notte. Molti non avvertono nemmeno la stanchezza e gli sguardi sono pieni della Luce Divina che la Vergine riesce a infondere in ognuno. Gli altri sei anni viene portato in Processione la riproduzione piccola della Madonna, chiamato “Il Quadricello” la cui fattura risale ai primi anni ’20 dello scorso secolo. In questo anno 2019, sono ricorsi i 500 anni del Ritrovamento dell’Icona; vi sono stati grandissimi Festeggiamenti con la presenza di Illustri personalità del mondo ecclesiastico italiano, solo per citarne alcuni: Il Cardinale Edoardo Menichelli e il Vescovo di Ascoli Piceno, Mons. Giovanni D’Ercole, oltre all’alternanza dei Vescovi della Conferenza Episcopale Calabra, che hanno celebrato l’apposizione dell’Icona della Madonna di Czestochowa. Ciò deriva da un primo gemellaggio suggellato nel 2017 fra la Curia Crotonese e i Padri Paolini Polacchi, con la donazione delle nuove gemme per il Capo della Madonna, anch’essa nera, polacca, tanto venerata da San Giovanni Paolo II, in occasione del trecentesimo anniversario dalla prima Incoronazione.

Oltre ai Festeggiamenti Sacri, avvengono anche quelli profani. Difatti, la città viene invasa dai volti sorridenti dei giovani e dei bambini, ma anche delle signore e dei signori, che si recano presso la “Fiera”, un allestimento di stand in successione sullo stradone che conduce all’ingresso Nord della Città. Mentre dal lato Sud si spargono i profumi dei panini e le voci gioiose delle persone che vanno sulle giostre, appositamente allestite in un grandissimo Luna Park. Essi durano per un’intera settimana e, assieme alle splendide luminarie che vengono allestite per il centro e il Teatrino dei Burattini che ormai da 50 anni arriva in città dando l’avvio ufficioso dei Festeggiamenti deliziando grandi e piccini, fanno da contorno a una Festa che è nel cuore di ognuno e che, grazie all’imput dato dall’Amministrazione Comunale di Crotone, potrebbe diventare Patrimonio Immateriale dell’UNESCO. Ciò rappresenterebbe un sigillo indelebile su una Storia ancora da vivere, da scrivere e da raccontare alle future Generazioni e darebbe un incredibile impulso allo sviluppo del settore del turismo religioso che potrebbe diventare un vero e proprio volano di sviluppo di un territorio troppo spesso abbandonato dalle Istituzioni.

Antonio Peragine

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