Il ritorno alla vita selvaggia
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Nella profondità degli Appennini viene ritrovata una piccola orsa di quattro mesi e di tre chili, orfana e affamata, che viene recuperata dal personale del Parco Nazionale d’Abruzzo e viene seguita dalla biologa Roberta. Il suo destino sembra quello di crescere in cattività, ma non tutto è perduto. La biologa, insieme ai colleghi, decide per una via mai sperimentata prima: il pieno ritorno alla sua libertà naturale.
Con un’orsetta portata in cattività subentrerebbe il grande rischio di imprinting: “Allevare un cucciolo di quell’età senza renderlo confidente con l’uomo è quasi impossibile. In Italia non c’è riuscito ancora nessuno” (Papik, p. 48).
Ma per poter lasciare leggere meglio questo libro è meglio non raccontare troppe cose. Ma si può raccontare questa cosa: gli esseri umani hanno combinato la classica cosa poco esaltante. Infatti “I produttori del radiocollare hanno sbagliato a impostare il blocco del GPS… è entrato in modalità ibernazione” (p. 202). Naturalmente via e-mail era stato specificato di lasciare il radiocollare attivo. Per fortuna esiste un segnale VHF sempre reperibile (Roberta Latini, biologa del Parco Nazionale d’Abruzzo, p. 203).
Infine si può aggiungere che l’orso bruno marsicano resta una meravigliosa creatura in via d’estinzione, con una misera popolazione di circa 50 esemplari.
Giuseppe Festa si è laureato in Scienze Naturali e si occupa di educazione ambientale. Ha scritto articoli per varie testate e ha vinto alcuni premi: Premio Rodari 2021, Premio Bancarellino 2022, Premio Kadaitosho (in Giappone). Risulta protagonista e sceneggiatore del documentario Oltre la frontiera, e autore di reportage naturali per la Rai. Per approfondire la sua conoscenza: www.giuseppefesta.it