L’impatto della digitalizzazione sulla società italiana: ecco perché la cyber-security diviene più necessaria che mai

L’impatto della digitalizzazione sulla società italiana: ecco perché la cyber-security diviene più necessaria che mai

di Martina Paiaotta

Il contesto di instabilità economica che l’Italia registra già da diversi anni ha rappresentato -e continua a rappresentare- terreno fertile per la criminalità, specie per la micro-criminalità. L’elevato tasso di disoccupazione alimenta ed incrementa sensibilmente i fenomeni di micro-criminalità: furti, rapine, truffe, sono solo parte dei fenomeni spiacevoli più ricorrenti.

Con la diffusione degli strumenti tecnologici e della digitalizzazione, i responsabili di tali fenomeni hanno saputo sapientemente “abbattere le barriere” e sfruttare la tecnologia a proprio vantaggio. Di conseguenza, questi eventi spiacevoli hanno cambiato le modalità con cui si manifestano ma non sono stati certamente scoraggiati; al contrario, la digitalizzazione ha rappresentato un incentivo in più a dedicarsi ad attività del genere, grazie al fatto che l’identità del “piccolo criminale” non è sempre chiara, anzi, quasi mai lo è.

Il fenomeno in questione non è certamente un problema di cui soffre soltanto l’Italia, ma è una questione che affligge la totalità dei Paesi digitalizzati; tuttavia, l’Italia, Paese economicamente sofferente, specie dal punto di vista della disoccupazione, risulta essere maggiormente esposta rispetto a quanto lo siano altri Paesi, ritrovandosi così davanti ad una vera e propria sfida: provvedere al più presto all’implementazione di misure di sicurezza adeguate a tutelare la privacy e i dati degli utilizzatori del web, specie dei social. Non è un caso, infatti, che la maggior parte delle truffe e dei furti telematici di dati sensibili e bancari avvengano proprio attraverso semplici canali social, spesso grazie a “siti truffa” che invitano l’utente a fornire i propri dati attraverso accattivanti messaggi. Quante volte vi sarà capitato di leggere il fatidico messaggio: “Hey, hai appena vinto un buono da 500 Euro!”; “Hey, hai appena vinto un iPhone!”. Sicuramente, la stragrande maggioranza dei nostri lettori si saranno imbattuti in un messaggio del genere; ciò permette di comprendere che furti e truffe sono appena dietro l’angolo. Mettendo da parte messaggini accattivanti creati allo scopo che immediatamente possono lasciare perplessi, decisamente più subdoli sono gli account fittizi, con un vero e proprio nome e cognome -e spesso anche con foto molto realistiche- che richiedono agli utenti amicizia e/o numero di telefono, per indurli così a fornire dati sensibili, come IBAN o numero di carta di credito e, spesso, richiedendo immediatamente, già al primo messaggio, di effettuare una donazione per una causa -apparentemente- giusta, ma che non sempre nasconde un bisogno reale. La problematica della foto “realistica” che il profilo in questione utilizza per indurre gli altri ad accettarne le richieste, nasconde in realtà un altro problema, che può essere il furto di identità, e cioè può essere utilizzata un’immagine di un altro utente che è

-ovviamente- tenuto all’oscuro di tutto, e che non immagina -almeno fino a prova contraria- che utilizzo si sta facendo delle immagini da egli rese pubbliche.

Altra fattispecie che deve destare preoccupazione è l’estorsione di denaro, e cioè la richiesta, in tono minaccioso, di versare una somma di denaro a fronte di un ricatto, come la pubblicazione di materiale scomodo per l’utente minacciato o di effettuare cyber-attacchi.

Al contrario di ciò che comunemente si tende a credere, i cyber-attacchi non sono solo il frutto di “professionisti del web”, ma anche di “cyber-malavitosi” che acquisiscono queste competenze allo scopo: la mancanza di occupazione e/o di un reddito stabile, è la principale causa di questo tipo di fenomeni, sebbene non sia da omettere che spesso fattispecie del genere sono riconducibili anche a giovanissimi che hanno imparato ad utilizzare male il web.

La digitalizzazione è in continua evoluzione, pertanto adeguare la Legge alla materia risulta spesso invano e -per certi versi- fallimentare, ma ciò non toglie che lo Stato debba premurarsi di tutelare con ogni strumento, e nei limiti delle proprie capacità, i suoi cittadini da qualsiasi pericolo digitale, sia esso legato a truffa, furto o qualcosa di ancora peggiore.

Ma come?

La risposta è complessa e difficile da trovare: l’applicazione delle normative già esistenti in materia di truffa e furto potrebbe rivelarsi obsoleta poiché i responsabili di un cyber-crime, il più delle volte, non riescono ad essere identificati, pertanto la fattispecie rischia di rimanere impunita e senza un colpevole. Questo rappresenta un limite che deve essere necessariamente superato, o il fenomeno non potrà che continuare ad espandersi “a macchia d’olio”; non è un caso che, infatti, tali attacchi condotti da cittadini privati abbiano già avuto come bersaglio enti pubblici.

A differenza di altri Paesi come Australia, USA, Cina, Russia, Giappone, e molti altri, che hanno adottato elevatissimi standard di sicurezza informatica, ancora una volta l’Italia si rivela estremamente carente in termini sia di regolamentazione delle nuove fattispecie che in termini di implementazione di software adeguati a salvaguardare l’identità degli utilizzatori di Internet, creando così un gap con l’armonizzazione normativa di altri Paesi.

In Italia, infatti, le iniziative sono state prese per lo più a livello di aziende e società private, banche incluse, ma realtà come la Pubblica Amministrazione e reti private di semplici cittadini risultano ancora solo parzialmente protette.

La collaborazione a livello europeo, ma anche internazionale, potrebbe aiutare il nostro Paese a fare di meglio e a raggiungere, in tempi ragionevoli, gli standard di sicurezza adeguati per minacce cyber in continua evoluzione.

Redazione Radici

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

CAPTCHA ImageChange Image

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.