Il Pd sale sull’Aventino

Il Pd sale sull’Aventino

di Vincenzo Cacciopoli

Chissà se Elly Schlein sia stata troppo distratta, in questi giorni, dalle polemiche nate dalla sua lunga intervista alla patinata rivista Vogue, in cui la segretaria del Pd rivela come per scegliere gli abiti abbia una consulente pagata centinaia di euro all’ora, secondo l’armocromia ( non si finisce mai di imparare a questo mondo ) perdendo un pò di lucidità. Le chat del pd ribollono di commenti al vetriolo, e dopo gli addii del deputato e membro del Copasir Enrico Borghi e della euro deputata Caterina Chinnici, sono in molti a prevedere altre fughe dal partito democratico.

Certo è che vedere la ex vicepresidente dell’Emilia Romagna, resa famosa dalle polemiche sulle assenze del ministro Salvini ai consigli europei, durante la campagna elettorale per le Regionali nel 2020 e dalla sua vicinanza con il movimento “popolare” delle sardine, scioltosi come neve al sole, in pochi mesi, una volta compiuto il compito per il quale era stato creato, rilasciare interviste a giornali di moda per parlare di cambio di look, e di abiti alla moda, fa un pò strano, come direbbe Verdone. I sondaggi certo la stanno premiando, ma forse questa onda di consensi è stata raggiunta grazie anche al fatto che lei rappresentava una novità, una speranza, una ventata di sano “realismo” di sinistra, di fronte ad un passato “borghese” che sembrava condurre il Pd verso un declino senza speranze.

La Schlein ha vinto anche ( forse soprattutto), un pò a sorpresa, grazie al voto di chi al partito non era iscritto, nei gazebo ( mentre nel voto di sezione era prevalso Bonaccini) proprio grazie alla sua immagine di combattiva donna di sinistra, che pareva finalmente in grado di portare avanti una opposizione serie e costruttiva, al contrario di chi l’aveva preceduta. Ma al di là delle parole sulla resistenza ( vero grande e forse ultimo baluardo di una sinistra senza idee e senza visione) fino ad ora la segretaria pd sul tema non è che si sia troppo distinta rispetto al povero Letta, che forse ancora oggi maledice la sua scelta dissennata di lasciare Parigi per tornare a guidare il partito. Ma proprio quando ha avuto l’occasione inaspettata di mostrare la sua tempra e la sua capacità di guidare l’opposizione, dopo il clamoroso autogol della maggioranza, determinato dalla sciatteria ( ma forse sarebbe anche il caso di dire irresponsabilità di alcuni deputati ), che è stata battuta sul voto di approvazione del Def, il documento di economia e finanza, ha mostrato una certa inesperienza e inadeguatezza.

Di fronte ad un assist cosi importante la direzione del Pd, dopo un momento di smarrimento ( oddio e adesso che facciamo ? non è che qui ora ci tocca reagire e fare opposizione sul serio , avranno forse pensato ai piani alti del Nazareno), ha pensato bene di adottare la strategia dell’Aventino ( chissà se la nuova segretaria in questo non sia stata attirata dal fatto che li ora sorge uno dei più lussuosi ed ambiti di tutta la capitale), spingendo i parlamentari del pd a lasciare per ben tre volte l’aula. Forse la neo segretaria con questa mossa, che pare singolare e senza una apparente giustificazione, voleva emulare quei deputati dell’opposizione, che lo misero in atto con il governo fascista di Benito Mussolini nel 1924. Ma se si guarda all’esito di quell’ Aventino, che secondo numerosi contemporanei e per molti storici moderni, aprì la strada alla definitiva trasformazione del fascismo in regime dittatoriale, direi che forse sarebbe meglio ripensare una nuova strategia. Ma forse stà proprio qui il problema della Schlein e del Pd tutto, la mancanza di una strategia, forse dovuto alla troppo assenza dai banchi della opposizione, dopo avere occupato per un decennio il potere, senza avere vinto nemmeno una elezione. Forse la segretaria del Pd, tra una abito e una cene vip, potrebbe andarsi a studiare come l’attuale premier ha costruito il suo successo, portando avanti per anni una opposizione seria coerente e responsabile. Il fatto è che all’interno del partito convivono troppe anime diverse tra di loro, che fingono di andare d’accordo, non appena arriva un nuovo segretario ( era successo la stessa cosa con Zingaretti, accolto come un innovatore, o con letta accolto come il salvatore, e si sa la fine che hanno fatto i due) che pare debba spaccare il mondo e che invece dopo qualche mese di rosolamento a fuoco lento viene bruciato in attesa di un nuovo protagonista. La Schlein che appariva obiettivamente differente, una volta vinta la sua battaglia con Bonaccini, è apparsa subito come fagocitata di fronte alle responsabilità.

La grandezza della Meloni è apparsa anche in questo, e cioè nella capacità di guidare per anni, spesso in solitaria, l’opposizione, e non farsi mai influenzare da circostanze, avversari, alleati e strategie politiche. Non è un bello spettacolo abbandonare i lavori, quando invece era il momento di far sentire la propria voce polemica di fronte ad un momento di difficoltà del governo e della maggioranza. La sensazione è quella che la leader Pd appaia come smarrita, di fronte al gravoso impegno che ha deciso di assumersi. I sondaggi favorevoli, paradossalmente, forse non l’aiutano, perchè sono spesso un arma a doppio taglio ( come ben sanno  Renzi e Salvini). In questa fase la Schlein dovrebbe dimenticare tutto e pensare a come costruire una opposizione, che mai come ora, appare spaccata e disunita. E certamente per fare questo dovrà dimostrare maggiore coraggio e forza di quelle dimostrate in queste ore in Parlamento, anche perchè il popolo della sinistra si sa è ipercritico e soprattutto ormai ha il vezzo, molto radical chic, di stufarsi molto presto delle novità, e questo spesso accade quando si è abituati troppo bene.

Redazione

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