La situazione a Soledar

La situazione a Soledar
Fonte immagine: REUTERS

di Donatello D’Andrea

Da giorni i quotidiani riportano dei combattimenti tra russi e ucraini che interessano una piccola cittadina, di circa 11mila abitanti, chiamata Soledar. Qui è in corso un confronto all’ultimo sangue tra i due eserciti e le perdite di entrambi si contano con il pallottoliere. Per ora i russi sono in vantaggio e ci sono serie possibilità che possano uscirne vincitori.

L’importanza strategica della cittadina è legata soprattutto alla ben più nota battaglia di Bakhmut, città che gli analisti considerano una sorta di “chiave del Donetsk“. La conquista di Soledar potrebbe rappresentare, dunque, per i russi, un trampolino di lancio per vincere un confronto ancora più importante, anche se, e questo è risaputo, molto dipenderà dalle capacità logistiche dell’esercito di pianificare una nuova ed efficace offensiva in grande stile in un territorio in cui spiccano le roccaforti dell’esercito di Kiev.

Non andrebbero sottovalutati nemmeno i motivi politici legati a questo successo. Qui l’esercito di Mosca è supportato pesantemente dai mercenari del gruppo Wagner, il quale potrebbe contribuire alla prima vittoria dei russi sul campo dal mese di agosto 2022. Il suo reale valore, dunque, è più propagandistico che strategico, dato che la vittoria potrebbe essere usata per rinvigorire il morale delle truppe e calmare l’opinione pubblica interna, convincendola che l’operazione militare speciale procede speditamente.

Come leggere questa vittoria? Innanzitutto con cinico realismo. La controffensiva ucraina non poteva durare per sempre. Inoltre, si tratta di una cittadina che per quanto la sua posizione possa essere strategica – a pochi passi da Bakhmut, dove si sta combattendo un’altra importante e sanguinosa battaglia, e con giacimenti minerari – la sua conquista non compensa le perdite subite dall’esercito di Mosca, enormi, e l’Ucraina conserva ancora il vantaggio delle colline, alture per ora irraggiungibili dai russi. Ciò non toglie che si tratta di un passo importante per un esercito che, da mesi, è alla ricerca di una vittoria, anche piccola, da offrire a Putin.

Nel lungo termine, invece, la lettura diventa più preoccupante. L’enorme capitale umano impiegato per difendere Soledar rende evidente quanto i numeri non sorridano agli ucraini. Si sapeva che l’esercito di Kiev non avesse la capacità di sostituire le perdite con nuove leve, al contrario dei russi che, nonostante l’enorme difficoltà logistica, dovrebbe “sfornare” altri 200mila uomini da impiegare sul fronte nelle prossime settimane. La mobilitazione russa potrebbe diventare un problema per l’Ucraina, la quale mantiene un evidente vantaggio tecnologico e motivazionale, ma basterà?

Kiev, poi, dipende fortemente e più dei russi dall’appoggio esterno, che nei prossimi mesi potrebbe conoscere una leggera flessione a causa dell’esaurirsi delle scorte di armi europee e americane – a detta di Stoltenberg. Un’informazione che indica come l’intero Occidente, americani compresi, non si aspettassero alcuna guerra.

Sul campo è in atto una di quelle oscillazioni di fronte tipica di una guerra che sta raggiungendo il suo picco. Ciò che succederà dopo dipenderà dall’esito delle battaglie più sanguinose, come Bakhmut. Il più probabile degli esiti è l’equilibrio, a cui seguirà forse uno stallo. Preoccupa, però l’eccessivo, e comprensibile, inasprirsi dello scontro emotivo tra le due nazioni, che ha spinto entrambi gli schieramenti a fare pochi passi in avanti per una trattativa. Nelle scorse settimane, si è presentata più di una volta l’occasione di un dialogo, ma gli ucraini hanno, probabilmente, sopravvalutato l’efficacia della loro offensiva, mentre i russi, dal canto loro, non hanno mostrato alcuna prospettiva di un’apertura credibile, con Putin che insiste nel riconoscimento delle terre annesse per decreto. La pace è ancora lontana e soltanto l’interruzione, forzata forse dalle circostanze, degli scontri militari – il già citato “stallo” – potrà rappresentare un punto di svolta decisivo per sedersi attorno ad un tavolo.

L’irrigidirsi delle posizioni di Ucraina e Russia, l’intima convinzione di entrambi gli schieramenti di poter prevalere, la posta in gioco che rimane comunque e sempre altissima, sembrano, però, annunciare un combattimento all’ultimo sangue i cui esiti, in qualsiasi caso, avranno impatti sugli equilibri internazionali. Da una ormai certa corsa agli armamenti – con Francia e Germania che hanno messo sul piatto decine e decine di miliardi di euro da investire in mezzi ed equipaggiamenti – al repentino aumento della tensione internazionale, soprattutto in alcune “zone calde” come Taiwan, senza dimenticare il fantasma della minaccia nucleare che, seppur lontana, continua a far parte dell’armamentario psicologico della Russia.

Redazione Radici

Donatello D'Andrea

Classe 1997, lucano doc (non di Lucca), ha conseguito la laurea in Scienze Politiche e Relazioni Internazionali e frequenta la magistrale in Sistemi di Governo alla Sapienza di Roma. Appassionato di storia, politica e attualità, scrive articoli e cura rubriche per alcune testate italiane e internazionali.

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