Lo “strano” caso degli appunti di Berlusconi
Uno dei protagonisti indiscussi di questi due primi concitati giorni di votazioni, alla Camera e al Senato, è senz’altro lui, Silvio Berlusconi, il quale non perde mai occasione di far parlare di lui, ricorrendo anche ad originali stratagemmi, frutto della sua riconosciuta capacità di orientare i media e la pubblica opinione.
Come si sa, ieri a Palazzo Madama si è svolta la votazione per il nuovo Presidente. Alla fine è stato eletto Ignazio La Russa, il quale ha beneficiato di una ventina di voti provenienti dall’opposizione. Forza Italia, su indicazione del leader, non ha partecipato alla votazione, aprendo la prima crepa nella coalizione di centrodestra.
Mentre era in corso la prima chiamata, le telecamere si sono concentrate sulla postazione del Cavaliere, intento ad appuntarsi qualcosa su dei fogli. Inoltre, i giornali hanno riportato un alterco intervenuto con Ignazio La Russa, non ancora Presidente, conclusosi con un “vaffa” del Cavaliere nei suoi confronti. Ma non è stato soltanto questo evento a suscitare la curiosità dei giornalisti.
Da ieri sera si parla anche del contenuto di quegli appunti, scritti su carta intestata “Villa S. Martino”.
Il primo conteneva una lista dei ministeri che Berlusconi ha chiesto alla leader di Fratelli d’Italia. Il secondo, invece, di cui hanno parlato tutti, ha un contenuto e un significato ben diverso dal precedente.
Questa è la lista di ministri e ministeri contenuta nel primo appunto.
“Esteri: Antonio Tajani;
Giustizia: Maria Elisabetta Casellati;
Università: Anna Maria Bernini;
Politiche Europee: Licia Ronzulli;
Pubblica Amministrazione: Maurizio Gasparri;
“Altro Ministero”: Alessandro Cattaneo;
Ambiente e Transizione Ecologica: Alessandro Cattaneo;
Turismo: Licia Ronzulli;
Rapporti con il Parlamento: Licia Ronzulli;
Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio (con delega all’Editoria): Alberto Barachini.”
Per Ronzulli, come ai vede, Berlusconi vuole trovare una sistemazione a tutti i costi. Ci sono 6 ministeri, con qualche delega. Quella lista, forse, è stata la causa scatenante dell’alterco con La Russa.
Il foglietto sembrerebbe essere stato ripreso per caso dai giornali. Non sembrerebbe che Berlusconi lo abbia mostrato apposta.
Per il secondo appunto, invece, la questione è un tantino diversa.
Innanzitutto per il contenuto. Si tratta di appunti che descrivono il comportamento Giorgia Meloni:
“Giorgia Meloni. Un comportamento 1. supponente, 2. prepotente, 3. arrogante, 4. offensivo, 5. ridicolo. Nessuna disponibilità ai cambiamenti, è una con cui non si può andare d’accordo”.
La parola “ridicolo” è stata cancellata.
Il primo quesito che sovviene è ovvio: “che senso ha mettere nero su bianco queste cose?”. Un conto è la lista dei ministeri, un altro è ciò che si pensa di una persona, che non ha bisogno di essere annotato. Ameno che tu non voglia sfruttare la questione per mandare un messaggio alla diretta interessata, magari sulla scia dell’eco mediatica scatenata dal primo appunto. D’altronde non è la prima volta che accade una cosa del genere, cioè sfruttare le telecamere per inquadrare “pizzini” con il fine di inviare un messaggio.
Esiste anche una seconda versione legata alla spiegazione del contenuto di quell’appunto. Secondo Tommaso Labate, su quello foglio Berlusconi avrebbe solamente raccolto “ciò che ha sentitodire in giro a proposito di Giorgia Meloni”. Insomma, si tratterebbe di “appunti” sulle critiche di altri alla leader di Fratelli d’Italia.
Ciò che è certo è che, nonostante la ferrea volontà di Meloni di tenere duro, un punto di incontro con Berlusconi va trovato. I “numeri” – non solo dei seggi – del Cavaliere sono importanti dentro e fuori il Parlamento. Forza Italia, assieme al PD, è l’unico partito ad avere agganci a tutti i livelli, dentro e fuori le stanze del potere. Anche lei lo sa. Inoltre non è detto che esista una maggioranza esterna, come quella che ha fatto eleggere La Russa, in grado di sostituire FI. Quei venti voti che hanno contribuito ad eleggere l’ex ministro della Difesa, non sono stati concessi “gratuitamente” e possono diventare facilmente un’occasione di ricatto. Meloni non può ancora fare a meno di Berlusconi e della sua influenza.
A questo punto resta da comprendere se, alla fine della fiera, i parlamentari di Berlusconi siano disposti a seguire il proprio leader fino alla fine. Se così fosse, Giorgia Meloni, continuando a tirare la corda, finirebbe in un vicolo cieco.
Redazione Radici