La Senna festeggiante

La Senna festeggiante

Spoleto. Nel delizioso Teatro Caio Melisso, 18 musicisti della Budapest Festival Orchestra hanno portato in scena il 25 e 26 giugno scorso la serenata per tre voci e strumenti La Senna festeggiante di Antonio Vivaldi, capolavoro del repertorio barocco (libretto del napoletano Benedetto Domenico Lalli, frequente collaboratore del Prete Rosso ma anche di Scarlatti, Porpora e Caldara).

Come sostiene il musicologo Andrea Penna nelle preziosissime note di sala, ‘non è difficile intuire dal titolo come la serenata vada inserita nel contesto delle relazioni diplomatiche fra la Repubblica di Venezia e il regno di Francia, che erano in piena ripresa attorno al 1723 dopo oltre un decennio di contrasti’.

Con ogni probabilità, la Senna Festeggiante deve essere stata eseguita a Venezia nel 1726 in una serata patrocinata dall’ambasciatore francese Jacques-Vincent Languet, conte di Gergy, che nel 1725 aveva già commissionato a Vivaldi una serenata a due voci per festeggiare il matrimonio fra Luigi XV e Maria Leszczynka (per il conte, Vivaldi scriverà nel 1727 anche una serenata e un Te Deum per la nascita delle figlie gemelle della coppia).

La struttura della serenata è indubbiamente più ampia e complessa di una cantata, affidata a più voci ma solitamente priva di un vero coro: pensata per un trattenimento all’aperto di carattere privato, era inserita all’interno di una vera a propria festa.

Anche se discussa, l’etimologia più plausibile del termine sembra essere quella dell’aggettivo ‘serena’, riferimento diretto ad un trattenimento musicale all’aperto. E’ il caso di ricordare che le leggi della Serenissima vietavano ai nobili della Repubblica di frequentare pubblicamente gli ambasciatori ed i plenipotenziari delle nazioni estere residenti a Venezia, a meno che non si trattasse di feste private in cui gli ospiti potevano celarsi sotto una maschera. Meglio ancora se quelle feste avevano luogo sull’acqua, evitando formalmente l’ingresso degli ospiti titolati nelle residenze degli ambasciatori.

La struttura della serenata aveva dunque un carattere specifico più semplice e lineare rispetto a quella di una vera opera teatrale: non prevedeva repliche, non richiedeva un vero e proprio allestimento scenico né la presenza dei costumi.

Virtuosi e cantanti si potevano esibire in concerto in una composizione solitamente strutturata in due parti, come negli oratori, il cui libretto veniva scritto per l’occasione da un poeta accreditato presso il ministro diplomatico o il mecenate veneziano committente.

Come consuetudine nelle serenate, anche nella Senna Festeggiante le arie furono distribuite con equilibrio fra i solisti, senza il rigore gerarchico dell’opera seria.

Gli interpreti della serenata cui ho assistito nel pomeriggio del 25 giugno sono il soprano Emoke Barath, il mezzo soprano Anna Reinhold ed il baritono Peter Harvey che hanno riscosso molti applausi dal pubblico raccolto in un piccolo (300 posti) e delizioso teatro, aperto nel 1667 ed intitolato allo spoletino Caio Melisso, bibliotecario di fiducia dell’imperatore Augusto, scrittore, commediografo e grammatico.

Paola Cecchini

Paola Cecchini

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