La figura di Ramakrishna al centro del concerto inaugurale del Festival di Spoleto 2022

La figura di Ramakrishna al centro del concerto inaugurale del Festival di Spoleto 2022
14/07/2019 62 Festival dei 2 Mondi di Spoleto. Piazza Duomo, Concerto finale, nella foto il direttore d' orchestra direttore Daniele Gatti maestro del coro Roberto Gabbiani e Orchestra e Coro del Teatro dellÕOpera di Roma

L’affascinante figura del mistico indiano Sri Ramakrishna è stata al centro del concerto inaugurale con cui la Budapest Festival Orchestra diretta da Ivan Fischer (oggi saldamente posizionati ai vertici della musica mondiale) ha aperto – nella splendida cornice di Piazza Duomo – la 65a edizione del Festival dei Due Mondi a Spoleto (24 giugno-10 luglio 2022).

Preceduta dalla suite n.4 in re maggiore per orchestra BWV1069 di J. S. Bach (rielaborata dall’autore a Lipsia tra il 1725 il 1730 sulla base di una precedente versione e ritenuta la più magniloquente delle 4 Suites orchestrali oggi sopravvenute), l’oratorio del compositore statunitense Philip Glass (per la prima volta presentato in Europa) descrive gli ultimi giorni di vita e il trapasso di Ramakrishna, il maestro spirituale indiano nato con il nome di Gadadhar Chattopashyay nel 1836 a Lamarpukur, villaggio contadino del Bengala, da una famiglia di bramini di estrema indigenza.

Ramakrishna ha trascorso gran parte della sua vita svolgendo le pratiche devozionali al tempio della Divina Madre Kali a Dakshineswar (oggi nell’area metropolitana di Kolkata) dove il mistico morì nell’agosto 1886.
Essenzialmente autodidatta, si guadagnò un vasto seguito di discepoli per l’interpretazione originale delle tradizioni religiose induiste (in particolare del Tantra e del Vedanta) e per le ripetute visioni mistiche.
Ampliando lo spettro delle proprie conoscenze religiose, arrivò a sostenere l’armonia di tutte le religioni, portatrici di un medesimo nucleo di verità, in una visione sincretistica che integrava anche l’Islam e il Cristianesimo.
Negli ultimi mesi di vita, appena cinquantenne ma piagato da un cancro alla gola per il quale i medici consigliavano l’assoluto silenzio, il Maestro continuò a predicare incurante dei dolori lancinanti che soffriva.

Proprio su questi ultimi momenti si concentra l’opera di Glass, suddivisa in un prologo, quattro scene e un epilogo.
L’aspetto di maggior fascino della partitura sta nell’aver affidato la sua voce (il Maestro parla attraverso i suoi stessi scritti, tradotti in inglese da Swami Nikhilananda) all’intero Coro dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia (M°Piero Monti) cui sono riservati i passaggi di più solenne intensità drammatica. Sul palco anche il coreano Sung-Hwan Damien Park (baritono) nei panni del Narratore ed il soprano Maria Stella Maurizi in quelli di Sarada Devi, la moglie del Maestro.

Fondata nel 1983 dallo stesso Fischer e dal pianista e compositore Zoltán Kocsis per raccogliere i migliori solisti ungheresi in un’unica compagnia, in meno di 25 anni la Budapest Festival Orchestra (BFO) si è posizionata tra le prime dieci orchestre al mondo, secondo BBC Music Magazine, vincendo tra gli altri due Gramophone Awards e un Diapason d’Or. I suoi componenti si distinguono per interessi ed intraprendenza: esplorano il repertorio storico e quello contemporaneo (oltre alla musica popolare del Centro ed Est Europa) ed hanno dato vita ad ensemble da camera che moltiplicano lo straordinario livello artistico raggiunto dall’Orchestra intera.

Il Festival dei Due Mondi- il più antico ‘festival delle arti performative d’Italia’- presenta quest’anno, sotto la direzione di Monique Veaute (direttrice dal 2020), più di 60 spettacoli in 19 sedi, tutti in prima italiana, con più di 500 artisti da 36 paesi diversi.
Legato alla musica dal vivo, al teatro, alla danza e all’arte, il Festival nacque nel 1958 per volontà del Maestro compositore Gian Carlo Menotti e della sua visione: unire due culture e due mondi artistici molto diversi, quello europeo e quello americano. Trasformatosi nel corso del tempo, l’evento tiene fede alla sua vocazione di partenza per quanto riguarda l’internazionalità e l’interdisciplinarietà.

Paola Cecchini

Paola Cecchini

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