Perché i prezzi del petrolio sono ai minimi da due settimane

Perché i prezzi del petrolio sono ai minimi da due settimane

Il timore del mercato è che le prolungate chiusure dovute al Covid a Shanghai e gli aumenti dei tassi di interesse da parte della Fed negli Usa possano danneggiare la crescita economica globale e la domanda di petrolio

© ZUMAPRESS.com / AGF – Bacino Petrolifero in Nord Dakota

Giornata fortemente negativa per il petrolio che è crollato ai minimi da circa due settimane, estendendo il calo degli scorsi sette giorni a causa della preoccupazione che le prolungate chiusure dovute al Covid a Shanghai e gli aumenti dei tassi di interesse da parte della Fed negli Usa possano danneggiare la crescita economica globale e la domanda di petrolio.

Il Wti cede il 4,20% a 97,8 dollari al barile, il Brent il 4,07% a 102,32 dollari. A Shanghai, le autorità hanno alzato recinzioni all’esterno degli edifici residenziali, suscitando nuove proteste dei cittadini. A Pechino molti hanno iniziato a fare scorte di cibo, temendo il lockdown dopo la notizia di alcuni casi.

“Sembra che la Cina sia l’elefante nella stanza”, ha affermato Jeffrey Halley, analista di Oanda. “L’inasprimento delle restrizioni Covid a Shanghai e i timori che Omicron si sia diffuso a Pechino, hanno affossato la fiducia“, ha aggiunto.

Intanto, secondo Bloomberg, la domanda cinese di alcuni tipi di carburante (benzina, diesel e cherosene per l’aviazione) è diminuita del 20% ad aprile rispetto a un anno fa.

I media statali hanno riferito che ai residenti è stato ordinato di non lasciare il distretto di Chaoyang a Pechino dopo i casi di Covid riscontrati nel weekend. Sui listini asiatici pesa anche l’imminente inasprimento della stretta monetaria da Parte della Fed negli Stati Uniti. Oltre al Covid, c’è la questione tassi che pesa sul morale degli investitori che sta facendo crescere il dollaro Usa.

Un biglietto verde forte infatti rende le materie prime quotate in questa valuta più costose per altri detentori di moneta e tende a riflettere una maggiore avversione al rischio tra gli investitori.

Entrambi i benchmark petroliferi hanno perso quasi il 5% la scorsa settimana a causa dei timori sulla domanda e il Brent si è ritirato dopo aver toccato i 139 dollari al barile, il massimo dal 2008, il mese scorso dopo l’invasione russa dell’Ucraina. Il greggio aveva guadagnato a causa della scarsa offerta dopo che l’invasione aveva ridotto ulteriormente l’offerta a causa delle sanzioni occidentali e dei clienti che evitano di acquistare petrolio russo, ma il mercato potrebbe restringersi ulteriormente con un potenziale divieto dell’Ue sul greggio russo.

Il Times ha riferito che l’Ue sta preparando “sanzioni intelligenti” contro le importazioni russe di petrolio, citando il vicepresidente della Commissione europea, Valdis Dombrovskis. Anche le interruzioni in Libia stanno fornendo supporto. Il Paese, a causa di interruzioni alla produzione, sta perdendo oltre 550.000 barili al giorno in produzione a causa dei disordini, con la raffineria di petrolio di Zawiya che ha subito danni dopo gli scontri armati. agi

Redazione Radici

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