Julian Assange e i torturatori smascherati

Julian Assange e i torturatori smascherati

Storie di uomini e di mondi rubrica a cura di Daniela Piesco

Julian Assange ,il 25 luglio 2010 , tramite WikiLeaks rivela gli ‘Afghan War Logs‘:i documenti vengono rilanciati in tutto il mondo e la reazione del Pentagono é durissima.

Subito dopo la loro pubblicazione, il settimanale «Der Spiegel» intervista Julian Assange, chiedendogli: «Lei avrebbe potuto creare un’azienda nella Silicon Valley e vivere a Palo Alto in una casa con piscina. Perché ha invece deciso di dedicarsi alla creazione di WikiLeaks?».

La risposta di Assange : «Si vive solo una volta e quindi abbiamo il dovere di far un buon uso del tempo a nostra disposizione e di impiegarlo per compiere qualcosa di significativo e soddisfacente. Questo è qualcosa che io considero significativo e soddisfacente. È la mia natura: mi piace creare sistemi su larga scala, mi piace aiutare le persone vulnerabili e mi piace fare a pezzi i bastardi. E quindi è un lavoro che mi fa sentire bene».

Jelian Assange,giornalista e attivista australiano,accusato di cospirazione dall’America,viene più volte proposto Premio Nobel per la sua attività di trasparenza.

Invero gli incessanti tentativi del governo Usa di processare Julian Assange ,per aver reso pubblici documenti riguardanti possibili crimini di guerra commessi dalle forze armate statunitensi ,non sono altro che un assalto su larga scala al diritto alla libertà d’espressione.

Assange rimane nella prigione di massima sicurezza di Belmarsh, a Londra, in quello che è l’ultimo capitolo di una lunga saga giudiziaria che ha fatto sorgere complessi interrogativi sui confini tra libertà di stampa e sicurezza nazionale.

L’eventualità che Julian Assange sia estradato o trasferito in ogni altro modo negli Usa, significa,per lui, subire il rischio di gravi violazioni dei diritti umani, tra cui condizioni di detenzione che potrebbero equivalere a tortura e altri maltrattamenti, come un prolungato isolamento.

WikiLeaks diventa famoso quando pubblica un video militare statunitense nel 2010 che mostra un attacco del 2007 da parte di elicotteri Apache a Baghdad, operazione che comporta la morte di dozzine di civili.

Difatti dai documenti emergono , per la prima volta ,centinaia di vittime civili mai computate prime .

Piuttosto svelano l’esistenza della Task Force 373 e della brutalità con cui queste forze speciali agivano nella notte sterminando forze afghane alleate, donne e bambini.

Le tappe dell’intricata vicenda di Julian Assange

A Londra nel 2012 Assange si rifugia nell’ambasciata dell’Ecuador per evitare l’estradizione. Gli viene concesso asilo lì e in seguito ottiene la cittadinanza. Assange trascorre ben sette anni nella rappresentanza diplomatica, mentre la Svezia ,nel frattempo rinuncia a perseguirlo abbandonato le indagini sui ‘presunti crimini’ sessuali commessi nel novembre 2019.

Il governo dell’Ecuador pianifica di concedere ad Assange lo status diplomatico, che gli avrebbe permesso di lasciare l’ambasciata in sicurezza.

Difatti il giornalista rifugiato riceve la cittadinanza ecuadoriana nel gennaio 2018 come parte di un tentativo fallito del governo dell’allora presidente Lenín Moreno di farlo uscire dall’ambasciata di Londra.

Il suo status di asilo , però,viene revocato dal governo ecuadoriano nel 2019 e, per aver violato le condizioni di cauzione, Assange è successivamente incarcerato dalla polizia britannica.

La controversa figura di Assange, così come le modalità del suo arresto, dividono l’opinione pubblica .

Reporters sans Frontière ha dichiarato che l’arresto di Assange rappresenta una misura punitiva e un pericoloso precedente per tutti i giornalisti.

Invero la pubblicazione di documenti da parte di Julian Assange nell’ambito del suo lavoro con Wikileaks non dovrebbe essere punita perché tale attività riguarda condotte che il giornalismo investigativo svolge regolarmente nell’ambito professionale.

Processare Julian Assange per questi reati potrebbe avere un effetto dissuasivo sul diritto alla libertà di espressione, spingendo i giornalisti all’autocensura per evitare procedimenti giudiziari.

La rilevanza dell’informazione ai fini dell’attuazione del principio democratico comporta la libertà di divulgazione delle notizie e il diritto di cronaca.

Il diritto all’informazione, in tutti i suoi aspetti, può essere considerato non solo una libertà individuale, ma anche un diritto sociale fondamentale (secondo comma dell’art. 3 Cost.)

Se finirà estradato e in prigione a vita, sarà la prima volta ,nella storia degli Stati Uniti, che un giornalista va in galera per aver pubblicato informazioni vere e nel pubblico interesse.

E’ la fine della libertà di stampa?

La possibile estradizione costituirebbe il più grande attacco alla libertà di stampa dei nostri tempi, una sorta di ferita che ci riporterterebbe in tempi oscuri, perché l’informazione non avrebbe alcuna garanzia di poter operare secondo i nobili valori della stampa e svolgere il proprio lavoro.

Un colpo devastante perché non pagherebbero i torturatori ma chi li ha smascherati.

Daniela Piesco Vice Direttore Radici

Redazione

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