Lu Salentu? Lu Sule, Lu Mare, Lu Ientu

Lu  Salentu? Lu Sule, Lu Mare, Lu Ientu

di Paola Cecchini

In Salento vige un’espressione dialettale un tempo nota soltanto agli abitanti del luogo ed oggi conosciuta anche al di fuori dei confini locali, data la vocazione turistica del territorio che ne ha permesso la diffusione.
Sto palando di ‘Lu Salentu? lu sule, lu mare, lu ientu” (il sole, il mare, il vento), titolo di un brano degli Après la Classe, gruppo musicale ska-punk, originario di Aradeo, in provincia di Lecce.

Il sole del Salento è notoriamente ‘tra i più torridi ed insieme più splendenti tra quelli che si possono vedere e sentire in Italia’, ha detto qualcuno. Paragonabile per calura estiva soltanto a quello siciliano, è entrato a far parte del DNA di ogni abitante del luogo. E’ un sole che sorge presto: a Punta Palascìa , vicino Otranto, sorge la prima alba d’Italia dato che il territorio è il più orientale della penisola.
Durante la notte di San Silvestro tantissime persone -terminati cenoni e trenini tra amici e parenti – si regalano lo spettacolo della cosiddetta ‘alba dei popoli’, prima alba di un nuovo giorno e di un nuovo anno.

Il mare salentino non ha bisogno di presentazioni: la bellezza è innegabile e si sprigiona metro dopo metro lungo una costa lunghissima (all’incirca 300 chilometri, vale a dire più di un terzo di quella dell’intera Puglia). E’ una costa che mostra tante sfaccettature sempre diverse, in grado di sorprendere ovunque ci si affacci perché il mare-sempre bello e dai colori incredibilmente vivi- assume ogni volta un aspetto diverso ed unico.

Il vento è croce e delizia della zona: senza di esso, il calore del sole d’estate diventerebbe insopportabile ma quando è troppo forte diventa difficile restare sulle spiagge, con la sabbia che vola anche fino all’altezza degli occhi di una persona in piedi. Una possibilità particolare tutta salentina è quella di poter scegliere ogni giorno d’estate la spiaggia in cui andare in base al tipo di vento. Quando soffia scirocco, allora state certi che le spiagge adriatiche si affacceranno su un mare calmo e cristallino. Quando soffia la tramontana (la maggior parte delle volte), ad essere particolarmente calmo è invece il mare della costa ionica.
Così, se si predilige il mare calmo è possibile ogni mattina poter scegliere se propendere verso l’una o l’altra costa, semplicemente basandosi sulla direzione del vento e con un margine di errore molto basso. Quando il vento tace, ovviamente, la domanda non si pone e la scelta è libera!

Ho ultimato qualche giorno fa il cammino sulla costa salentina adriatica e jonica (partenza e arrivo a Lecce) durante il quale- grazie ai consigli ed ai suggerimenti di Sonia Quarta, leccese trapiantata a Firenze che mi ha seguito da lontano- ho potuto vedere ed ammirare tante cose:
-la riserva naturale WWF ‘Le Cesine’, prima di arrivare a S.Foca;
-l’ex cava di bauxite ad Otranto, da cui ha preso vita un piccolo ecosistema lacustre, un incantevole laghetto dalle acque color verde smeraldo (formatosi, con ogni probabilità, a causa delle infiltrazioni provenienti dalle vicine falde);
-la cattedrale cittadina di Santa Maria Annunziata il cui mosaico (uno dei più importanti del Medioevo italiano) ricopre il pavimento delle tre navate: opera del monaco Pantaleone, è stato eseguito su commissione del Vescovo locale Tra il 1163 e il 1165;
-i due calmi laghi Alimini;

Ed ancora…
-la Baia dei Turchi così chiamata perché si pensa che fosse il luogo in cui i turchi sbarcarono per l’assalto ad Otranto nel XV secolo. Questa spiaggia ha inestimabile valore paesaggistico tanto da essere stata inserita dal Fondo per l’Ambiente Italiano nei 100 posti da salvaguardare in Italia ed anche per questo che è stata vietata la costruzione di uno stabilimento balneare: è tuttora una spiaggia libera;
-Cesarea Terme con le sue belle ville ‘moresche’ (Villa Sticchi e Villa Raffaella);
-la marina di Andrano con la Grotta verde (la cui acque hanno i toni dello smeraldo) e l’insenatura di Acquaviva che presenta il fenomeno delle bolle di acqua sorgiva che sgorgano dal suolo;
-S.Maria di Leuca (il cui faro è riconosciuto dalla Comunità Europea come uno dei 5 più importanti del Mediterraneo) dove le acque adriatiche e joniche, diverse per salinità e colore, si fondono in un abbraccio (secondo l’Istituto Nazionale di Oceanografia e Geofisica Sperimentale di Trieste, si assiste altresì ad uno scambio di specie marine che si diffondono in tal modo in tutto il Mediterraneo);
-la Baia dei Diavoli (vicino a Posto Rosso)

Ed ancora…
-Porto Selvaggio con la sua splendida pineta (i pini sono stati piantati negli anni Cinquanta)
-Baia della Suina e Punta Pizzo (poco prima di Gallipoli)
-S.Caterina e S.Maria al Bagno (le marine di Nardò) con le splendide dimore storiche e ville antiche, ulteriormente impreziosite da sontuosi giardini che nascondono e allo stesso tempo esaltano le loro facciate.
Gli stili che le caratterizzano vanno dall’eleganza del moresco alla fantasia del liberty, passando per l’eclettico che porta in sé la magìa dell’abbraccio di tanti stili, unendo addirittura ‘elementi che tra il traforo e l’immaginazione richiamano l’esotico’.
Le ville nei pressi di Nardò sono soprannominate ‘delle Cenate“, nome che deriva da una varietà di uva che in passato veniva coltivata nel posto (l’Acenata). Molte di esse racchiudono un pezzo di storia indelebile e molto importante che può apparire lontana ma tale non è: durante la seconda guerra mondiale, a Santa Maria al Bagno e nelle Cenate, fu istituito un campo di accoglienza profughi chiamato ‘Campo n.34’ per accogliere gli ebrei sfuggiti e sopravvissuti al terribile sterminio nazista (stessa cosa successe a Tricase, Santa Maria di Leuca e Santa Cesarea).
Tutte le residenze storiche hanno una struttura molto imponente ma alcune godono di una bellezza particolare, quasi scenografica: tra queste c’è sicuramente Villa Cristina Personè in pietra leccese che vanta al centro della facciata due sontuose scalinate ricche di trafori che esaltano i diversi archi a fiamma in stile moresco.
Negli anni ’44-47, gli ebrei l’avevano adibita a municipio e vi furono celebrati molti matrimoni.

Per concludere…un saluto a mio cugino Marco (in Salento da tanti anni, instancabile ciclista e canoista, oltre che sostenitrice della scrivente) ed al musicista Franco Chirivì, chitarrista in seno all’Alessandro Quarta Quintet, con i quali ho condiviso una cena di pesce annaffiato da un buon vino locale.
Buona estate a Tutti! Un bacino!

Paola Cecchini Redazione@progetto-radici.it

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