Strasburgo: Viviamo nel terrore, i mercatini sono morti

Strasburgo: Viviamo nel terrore, i mercatini sono morti

Giovanni, ristoratore italiano a Strasburgo: “Viviamo nel terrore, i mercatini sono morti. Dopo l’attentato era facilissimo aggirare i posti di blocco, bastava passare lungo il fiume come ho fatto insieme ad altre persone. La sicurezza qui non esiste. Noi residenti sapevamo che prima o poi sarebbe accaduta una cosa del genere. Forse l’attentatore puntava ad un parlamentare”.

Giovanni, titolare della Trattoria da Giovanni a Strasburgo, ha raccontato ai microfoni de “L’Italia s’è Desta” condotta da Gianluca Fabi, Matteo Torrioli e Daniel Moretti su Radio Cusano Campus, emittente dell’università Niccolò Cusano, come ha vissuto le concitate ore successive all’attentato terroristico che si è consumato ai Mercatini di Natale nella città sede del Parlamento Europeo.

Attentato. “La mia trattoria si trova a pochi metri dai Mercatini di Natale. Durante quei fatti mi trovavo al ristorante. C’era tanta gente di diverse nazionalità. La polizia ci ha chiesto di non far uscire nessuno dal locale. Li abbiamo tenuti fino all’una e mezza di notte. È stata una grande responsabilità per me. Le persone erano spaventate, dal locale abbiamo visto gente che scappava, abbiamo dovuto spegnere tutte le luci Abbiamo sentito gli spari. L’attentatore aveva premeditato tutto. Ha atteso le otto di sera in concomitanza con l’apertura delle strade. Al momento degli spari eravamo nel panico. Sembrava di stare nel film Jurassic Park quando scappa il T-Rex”.

Tragedia annunciata. “Ce lo aspettavamo da anni un attentato del genere. Il Mercato di Natale di Strasburgo è famoso, attira circa due milioni di turisti. È stato un miracolo che non sia successo nel week end, quando c’è ancora più gente. Ora il mercato è praticamente morto, non c’è più la solita gioia. Ripeto, noi residenti lo sapevamo. C’è tanta polizia ma è tutta apparenza, non c’è vera sicurezza. Dopo aver chiuso il ristorante dovevamo tornare a casa. I ponti erano tutti presidiati per non far scappare il terrorista. Ci è bastato scendere ai bordi del fiume per aggirare le forze dell’ordine e tornare a casa. Il fiume era stato completamente dimenticato. L’attentato, poi, è avvenuto nella settimana parlamentare. Forse l’attentato era stato organizzato per ammazzare qualche parlamentare. Io aspettavo per cena circa 20 parlamentari che invece sono stati confinati al Parlamento fino a dopo le due di notte.

Il presente. “Noi siamo ancora terrorizzati. Per le strade c’è paura. Basta che si senta qualcosa di strano per innescare il panico. C’è silenzio, non c’è gioia. Non sembra più il Mercato di Natale che uno conosceva. C’è poco da fare. Queste misure di sicurezza adottate non servono a nulla”.

Lavorare a Strasburgo. “Sono qui a da 40 anni. Ho cominciato con una tavola calda ed ora ho questo ristorante da 31 anni. È spesso mio ospite il presidente Tajani ma tanti parlamentari vengono qui da me. Strasburgo è una bellissima città. Per i parlamentari questa trasferta rappresenta anche una specie di vacanza. Oggi per me sarebbe difficile tornare in Italia. Mi trovo molto bene con l’amministrazione francese e con quella di Strasburgo. Sono però orgoglioso di essere italiano e non ho chiesto la nazionalità francese. Gilet gialli? I francesi protestano quando non hanno più da vivere. La situazione qui è molto grave. È stata una rivolta popolare e non politica. I francesi ridevano spesso dell’Italia ma la Francia farà la fine dell’Italia e vincerà la Le Pen. Macron è politicamente morto. Pensate, veniva a mangiare da me quando studiava qui vicino. Ha conosciuto qui a Strasburgo sua moglie Brigitte. Chi sono i parlamentari più generosi nelle mance? Portoghesi e spagnoli soprattutto, quelli italiani molto meno”.

Antonio Peragine

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