Quartiere ebraico di Roma: una luce per gli ostaggi

Quartiere ebraico di Roma: una luce per gli ostaggi
Foto di Levi Meir Clancy su Unsplash

Quartiere ebraico di Roma: due anni dopo il 7 ottobre, la comunità ricorda le vittime e chiede libertà per i prigionieri di Hamas

Quartiere ebraico di Roma è qui che, a due anni dal massacro del 7 ottobre 2023, si è accesa una luce di memoria e di speranza con la manifestazione “Una luce per gli ostaggi”  che ha riunito centinaia di persone per non dimenticare le vittime e per chiedere, ancora una volta, la liberazione degli israeliani prigionieri di Hamas.

 In occasione del secondo anniversario del massacro del 7 ottobre 2023, si è tenuta nel Quartiere ebraico di Roma la manifestazione “Una luce per gli ostaggi”, organizzata dalla Rappresentanza Italiana del Forum delle Famiglie degli Ostaggi, dall’Unione Giovani Ebrei d’Italia (UGEI), da Run for Their Lives – Roma e dall’Associazione Setteottobre, con il patrocinio dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane (UCEI).

Trecentocinquanta persone si sono riunite per mantenere viva l’attenzione sugli ostaggi israeliani ancora prigionieri di Hamas nei tunnel di Gaza. Dopo due anni interminabili, la comunità si è stretta attorno alle famiglie delle vittime per ribadire con forza:

“Riportiamoli a casa oggi. Nachziru otam habaita achshav, Lo facciamo ancora una volta, ma con la speranza che questa sia davvero l’ultima. Basta. Non vogliamo più aspettare. 48 ostaggi sono prigionieri da due anni, nell’indifferenza del mondo. Uomini rinchiusi nei tunnel, incatenati alle caviglie, ridotti a scheletri, costretti a scavarsi la fossa con una pala, a dividere una scatoletta di fagioli per sopravvivere. Le immagini diffuse da Hamas lo hanno mostrato chiaramente, ma il mondo ha preferito ignorarle”

ha dichiarato Benedetto Sacerdoti, portavoce italiano del Forum delle Famiglie degli Ostaggi.

“E intanto – ha proseguito – le famiglie degli ostaggi vivono da due anni sospese tra speranza e angoscia: speranza di riabbracciare chi è ancora vivo, angoscia di dover ricevere almeno i corpi di chi è stato ucciso, per poter dare loro una degna sepoltura”.

A chiudere l’iniziativa è stato l’intervento di Luca Spizzichino, presidente dell’Unione Giovani Ebrei d’Italia:

“Dobbiamo essere una luce accesa nel buio della loro prigionia, ricordando al mondo che queste persone, trattenute da due anni, non possono essere dimenticate. Oggi siamo qui per lanciare un messaggio chiaro: non smetteremo mai di chiedere la loro liberazione. È nostro dovere morale – come giovani, come cittadini, come esseri umani – alzare la voce e rivendicare con forza e determinazione che tutto venga fatto per riportarli a casa”.

(AGENPRESS)

Due anni dopo quel tragico 7 ottobre, il Quartiere ebraico di Roma continua a farsi voce di chi non può più parlare e di chi è ancora prigioniero, tra le candele accese e i volti commossi, resta un messaggio chiaro: la memoria non si spegne, e la richiesta di verità e giustizia non conosce tregua.


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Redazione Radici

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