La Siria di HTS: dal jihadismo alla rispettabilità internazionale

La Siria di HTS: dal jihadismo alla rispettabilità internazionale

a cura di Irene Agovino

L’8 dicembre del 2024 il gruppo salafita Hayat Tahrir al Sham(lett. Comitato di Liberazione del Levante)prese il potere riuscendo in poche settimane ad arrivare a Damasco, facendo fuggire ormai ex presidente Bashar al Assad, dopo una estenuante guerra durata tredici anni. Il leader degli islamisti è Ahmad al Shara, nato nel 1982 da padre nasseriano e da madre apolitica. A 11 anni si trasferisce nel quartiere alawita.

É timido Ahmad, ha pochi amici, non frequenta nessuno, ma a poco a poco comincia ad avere le idee chiare: non aderirà alla visione laica dei genitori. Nel 2001 la svolta: guarda alla tv le impressionanti immagini della caduta delle Torri Gemelle da parte di al Qaeda e si innamora di questo antimperialismo in salsa islamica. Aderisce dunque nel 2011(è l’anno delle proteste in tutto il mondo arabo e della guerra in Siria)ai gruppi salafiti per poi passare con al Qaeda: conosce Abu Bakr al Baghdadi che diventerà il califfo del Daesh1. Nel 2014 taglia qualsiasi rapporto con al Baghdadi, che ormai è inviso alle gerarchie di al Qaeda e nel 2016 grazie alla presa di Idlib governa per la prima volta, creando un governatorato nella città(o emirato).

Il Governatorato di Idlib(2016-2024)
All’inizio del governatorato di Idlib nessuno conosceva al Shara(che si faceva chiamare al Jolani)ma nel luglio del 2016 il capo di questo strano fronte appare in tv, fa discorsi, si richiama al concetto di tabkir al sunni espresso nella preghiera, ma che incita spesso i miliziani alla guerra. Non solo: imposta una polizia morale, attraverso Nazir al Qadri(attuale ministro dell’Istruzione)chiede a tutto il personale scolastico di fare un corso base di shaaria(ovviamente salafi) e cominciano le
esecuzioni pubbliche, le minacce ai kuffar. Finchè tra 2017 e 2022 qualcosa cambia e HTS comprende che forse è meglio non solo prendere le distanze dai “cani” dell’Isis, ma sarebbe meglio farlo- se si vuole continuare ad avere soldi e supporto- prenderlo da Al Zarkawi e dai suoi accoliti.
E chi non lo capisce, viene arrestato, come accade ai membri del fronte Hankarat Nur al Din al Zenki, che volevano continuare come brigata autonoma la lotta jihadista.
1 Acronimo di al-Dawla al-Islāmiyya fī ʿIrāq wa l-Shām- Usato in senso dispregiativo.

I presunti legami con Israele
Sin da subito il gruppo di Al Jolani è stato accusato sia dai sostenitori di Assad che dagli ex amici di avere finanziamenti dal Mossad. Certo se non ci fossero stati i raid contro Damasco e non ci fosse stata una simpatia dei Fratelli Musulmani- nel 2021-22 al governo in Israele- per il gruppo salafita forse non avremmo visto la sconfitta di Bashar al Assad nel dicembre dell’anno scorso. Ma è possibile che queste siano piuttosto delle convergenze e non dei legami sinceri che spingono più i
complottisti di ogni sorta. Vero è anche che recentemente Al Shara ha fatto comprendere che pur ritenendo la causa palestinese causa legittima, sarebbe meglio un accordo con quella che- volenti o meno- resta una superpotenza regionale.

Dopo mesi in cui il leader di scuola hanbalita sembrava il terrorista numero uno per la Cia, ora rappresenta un interlocutore necessario, nonostante non tutti credano davvero a questa trasformazione profonda e temono- visti anche i recenti sviluppi con alawiti e drusi- che sia solo di look. Chi sei oh al Jolani, si chiede Avvenire. Dopo il suo discorso pacato alle Nazioni Unite ce lo
chiediamo anche noi.

Redazione

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