Migranti, storia, protagonisti e memoria

Migranti, storia, protagonisti e memoria
agenzia aise

Nel cuore dell’Europa si affronta la storia degli emigranti italiani

La storia dell’emigrazione italiana nel cuore dell’Europa è un racconto di coraggio, sacrificio e adattamento. Fin dalla fine dell’Ottocento, milioni di italiani hanno varcato i confini della Penisola in cerca di un futuro migliore. Spinti dalla povertà, dalla mancanza di lavoro o da crisi politiche, questi uomini e donne hanno tracciato rotte che attraversano paesi come la Svizzera, la Germania, il Belgio, la Francia e l’Austria. “Partire è un po’ morire,” recita un antico proverbio, e per molti emigranti queste parole hanno rappresentato una dolorosa realtà.

 

SAARBRÜCKEN\ aise\ – Lo scorso sabato 20 settembre, il Centro VHS di Saarbrücken, in Germania, si è trasformato in un luogo di memoria, riconoscimento e visione del futuro. Con il titolo “Imparare dalla storia – da lavoratori ospiti a protagonisti della società nel Saarland”, il Comites Saar ha tenuto una cerimonia commemorativa in occasione del 70° anniversario dell’accordo bilaterale di reclutamento tra Germania e Italia. Il programma articolato, composto da una tavola rotonda, una mostra e una cerimonia di premiazione solenne, ha reso omaggio al contributo storico delle migranti e dei migranti italiani – mostrando come dalla privazione sia nata la partecipazione.


Al centro dell’evento c’è stata una tavola rotonda di alto livello con rappresentanti della politica, dei sindacati e della società civile. Insieme hanno ripercorso un’epoca in cui le lavoratrici e i lavoratori italiani giungevano nel Saarland in condizioni estremamente difficili – senza alloggio, senza corsi di lingua, senza strutture di accoglienza. Vivevano in baracche, guardati con sospetto, spesso emarginati. Nulla fu loro regalato. Eppure hanno saputo affermarsi, conquistare il proprio spazio e prendere in mano la propria vita: con lavoro instancabile, con cuore, con la ferma volontà di diventare parte integrante della società. Hanno fondato famiglie, si sono impegnati in associazioni e sindacati, hanno plasmato i quartieri – gettando così le basi per una comunità italo-saarlandese oggi ricca, solidale e profondamente radicata.

“Oggi siamo orgogliosi di ciò che è nato da tutto questo”, ha dichiarato Patrizio Nicola Maci, Presidente del Comites Saar. “Questa storia non è solo il nostro passato – è la nostra identità, la nostra responsabilità e il nostro futuro condiviso”.

“L’evento ha unito l’elaborazione storica a formati partecipativi e alla formazione culturale – ha commentato il Presidente del Comites, Patrizio Maci -. Le testimonianze dirette e i racconti personali del pubblico hanno reso evidente: la storia della migrazione italiana è una storia di coraggio, sradicamento e nuovi inizi – ma anche di integrazione, costruzione identitaria e solidarietà europea.

I figli e i nipoti della prima generazione partecipano oggi attivamente alla vita sociale – bilingui, con due cuori nel petto. Questa doppia appartenenza non è una contraddizione, ma una ricchezza che mostra come dalla migrazione nasca la cittadinanza, e come dai percorsi individuali emerga una memoria collettiva che ci unisce tutti”.

L’iniziativa si inserisce in un progetto a lungo termine di comprensione e dialogo tra Italia e Germania, che non si limita a conservare la memoria, ma la rende viva. In stretta collaborazione con il DGB, la IG Metall, la VHS Saarbrücken e altri partner, si sta costruendo una rete articolata che integra le esperienze della prima generazione nel discorso pubblico. Attraverso interviste, formati educativi e eventi aperti, le storie di vita vengono rese visibili e portate nella quotidianità di scuole, associazioni e istituzioni. Nasce così uno spazio per il dialogo interculturale, per l’incontro tra generazioni e per una riflessione condivisa sull’appartenenza, la partecipazione e l’identità europea – non come concetti astratti, ma come realtà vissuta.

Il Comites Saar ha quindi voluto lanciare un segnale forte per la memoria, per il riconoscimento e per un futuro in cui la diversità non sia solo accettata, ma riconosciuta come fondamento di una società aperta e orientata al dialogo. (aise) 

Redazione Radici

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