Bolsonaro in carcere

Bolsonaro in carcere
Jair Bolsonaro Foto di )colonne

L’ex presidente Brasiliano è ora al centro di una crisi diplomatica tra Rio e Washington.

A due anni dal fallito colpo di stato, la Corte Suprema del Brasile ha confermato l’arresto e l’incarcerazione dell’ex Presidente Jair Bolsonaro.

Ventisette anni e tre mesi di reclusione. Questa la condanna inflitta all’ex presidente brasiliano di estrema destra Jair Bolsonaro (2018-2022), 70 anni, riconosciuto colpevole di aver messo in atto un tentativo di colpo di Stato. La pena è stata decretata da quattro giudici su cinque della Corte Suprema Federale che hanno considerato Bolsonaro reo di aver guidato un’”organizzazione criminale armata” che ha cospirato per garantire il suo “mantenimento autoritario al potere” nonostante la sua sconfitta contro l’attuale presidente di sinistra, Luiz Inácio Lula da Silva, alle elezioni del 2022.

Secondo i pubblici ministeri, parte del complotto golpista prevedeva l’utilizzo di esplosivi, armi da guerra o veleno per assassinare il presidente di sinistra Lula da Silva, il suo vicepresidente Geraldo Alckmin e il giudice della Corte Suprema Alexandre de Moraes, che ha supervisionato il processo. La polizia federale ha affermato che Bolsonaro era “pienamente a conoscenza” di un piano per ribaltare i risultati elettorali, fare pressione sull’esercito affinché intervenisse e persino creare un “ufficio di gestione delle crisi” parallelo per gestire il governo.

Ineleggibile fino al 2030 e agli arresti domiciliari a Brasilia dall’inizio di agosto con l’accusa di aver ostacolato il suo processo, Bolsonaro non era presente alle udienze per motivi di salute, secondo la sua difesa. “Lo chiamano processo quando tutti sapevano l’esito prima ancora che iniziasse”, ha reagito il figlio maggiore dell’ex presidente, Flavio Bolsonaro, sul social network X, denunciando una “persecuzione suprema”. Adesso, gli avvocati difensori potrebbero ancora presentare ricorso, ma una volta esaurite tali vie giuridiche, la sentenza diventerebbe definitiva e le eventuali pene detentive potranno essere applicate.

Il dibattimento ha profondamente diviso un’opinione pubblica estremamente polarizzata, anche nella capitale Brasilia. Il caso Bolsonaro è anche all’origine di una crisi senza precedenti tra la principale potenza latinoamericana e gli Stati Uniti. Il presidente americano Donald Trump ha definito la condanna “molto sorprendente”. “Sembra proprio quello che hanno cercato di fare a me”, ha dichiarato incontrando i giornalisti “L’ho conosciuto come presidente del Brasile. È un brav’uomo”, ha aggiunto l’inquilino della Casa Bianca che ha più volte parlato di “caccia alle streghe” contro il suo alleato di estrema destra, arrivando a imporre una sovrattassa punitiva del 50% su una parte significativa delle esportazioni brasiliane. Gli Stati Uniti hanno inoltre revocato i visti a diversi giudici della Corte Suprema Federale brasiliana e imposto sanzioni finanziarie a uno di loro, Alexandre de Moraes, relatore del processo Bolsonaro. (12 set – deg)

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La crisi diplomatica con gli Stati Uniti è comunque motivo di forte preoccupazione per il governo brasiliano. La Casa Bianca ha infatti già imposto numerose tariffe contro le merci brasiliane a causa dell’alleanza tra Rio de Janeiro e il gruppo dei Brics, guidato dalla Cina. Per questo motivo, si teme ora che Washington aumenterà la pressione economica sul Brasile per ottenere la scarcerazione di Bolsonaro.

 

Redazione Radici

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