Pace dei sensi: tra filosofia, cultura e società

Pace dei sensi: tra filosofia, cultura e società

Una riflessione personale che va oltre la biologia, verso l’atarassia dell’anima

Diciamolo subito, quella che segue è una riflessione personale e culturale, ben lontana da qualsiasi pretesa scientifica. Del resto, ricordo una celebre sessuologa che, in una chat sanitaria, riprese un utente che parlava della “pace dei sensi” come di uno stile di vita, apostrofandolo come “fuori di testa”. In questa sede, invece, si vuole esplorare il tema come uno stadio della mente, una ricerca di vita che si intreccia più con la filosofia che con la fisiologia.

L’espressione “pace dei sensi” non va ridotta a una semplice sospensione del desiderio, ma affonda le sue radici nell’atarassia (ἀταραξία), il concetto greco che rappresenta la perfetta quiete dell’anima. Si tratta di una condizione in cui la persona si libera dalle passioni, raggiungendo l’imperturbabilità e una serenità profonda. Epicureismo, Stoicismo e Scetticismo sono le scuole che, nell’ellenismo, hanno forgiato e sviluppato quest’ideale come via per la felicità e la libertà interiore, suggerendo un distacco consapevole dalle turbolenze dei desideri e delle inquietudini.

In un contesto attuale in cui il mondo sembra svelare spesso il suo lato peggiore, con derive della politica che sfumano nel grottesco – come nel caso del ‘bunga bunga’, un termine che, partito dalla manualistica botanica australiana, è diventato, dal 2010, sinonimo di festini privati e scandali legati alle ville di Silvio Berlusconi – la riflessione sulla pace dei sensi assume anche una valenza sociale e morale.

Il rapporto tra generazioni, anziani e adolescenti, si trova così intrecciato a questioni che toccano etica, legalità, comunicazione. Ma la vera trasmissione di cultura, esperienza e saperi va praticata senza forzature e moralismi, magari con quel tono di chi, dicendo “ai miei tempi…”, lo fa non per nostalgia, ma con amore e umanità. In un momento storico dove la partecipazione sembra essere sempre più orientata a forme di narcisismo digitale, occorre recuperare quel senso di collettività che ha permesso la costruzione della democrazia occidentale, fatta di dialogo e di confronto.

Guardando alla propria esperienza personale, l’eventuale assenza di testosterone – e quindi della libido – non viene percepita come una minaccia: anzi, se la pulsione sessuale si ritira in un angolo remoto e non comunica più segnali al corpo, questo può rappresentare una conquista, un avvicinamento a quella tranquillità che permette di osservare gli altri con occhi nuovi. L’amore stesso, in questa prospettiva più alta – così caro a Platone – si eleva dalla materialità dei sensi per trovare posto nell’iperuranio, dove la leggerezza spirituale è resa possibile proprio dall’aver imparato a lasciar andare le passioni.

In definitiva, la pace dei sensi non è rassegnazione, ma scelta consapevole di chi cerca un nuovo equilibrio: una maturità del sentire che, lungi dal recidere l’umano, lo sublima e lo proietta verso una forma d’amore più ampia, profonda, universale.

Foto di Ramon Perucho da Pixabay

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Roberto De Giorgi

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