“Investigatori senza regole: la privacy violata nell’Italia delle agenzie private”

Di Domizia Di Crocco
Ogni nostro movimento può essere tracciato da un dispositivo e la privacy personale non è più solo una questione di principio: è una necessità giuridica, sociale e culturale. Eppure, nella rete sempre più fitta del controllo informatico e fisico, esiste un’area grigia che sfugge ai riflettori: quella delle agenzie investigative private.
Queste realtà, nate per offrire servizi mirati (infedeltà coniugali, contenziosi legali, indagini patrimoniali), operano spesso in assenza di un quadro normativo chiaro e aggiornato, lasciando spazio ad abusi sistematici. Non sono rari i casi di pedinamenti non autorizzati, uso improprio di dispositivi di localizzazione, raccolta illecita di dati sensibili o sorveglianza su soggetti non coinvolti in procedimenti giudiziari.
Un vuoto normativo strutturale
L’Italia, pur avendo norme generali sulla privacy (Regolamento UE 2016/679 – GDPR e Codice della Privacy), non ha una regolamentazione unitaria e organica per disciplinare le attività private investigative. Oggi, per aprire un’agenzia investigativa è sufficiente una licenza rilasciata dalla Prefettura, ma:
- Nessun albo professionale obbligatorio
- La formazione è disomogenea, priva di standard minimi nazionali
- I controlli sono deboli e le sanzioni raramente applicate
- Nessun obbligo di notifica al Garante Privacy in caso di raccolta dati
Il risultato è una terra di nessuno normativa, in cui il diritto all’informazione può facilmente travalicare la soglia della sorveglianza illecita e lesiva della dignità.
Quali provvedimenti urgenti può (e dovrebbe) adottare il Governo?
Alla luce di questo scenario, è auspicabile che il Governo intervenga con un decreto-legge urgente, ai sensi dell’articolo 77 della Costituzione, per colmare almeno in parte questo vuoto. Ecco cinque misure concrete che potrebbero entrare in un pacchetto normativo immediato:
- Istituzione di un Albo nazionale obbligatorio degli investigatori privati
Sottoposto alla vigilanza del Ministero dell’Interno, vincolante per esercitare la professione. Accesso condizionato a requisiti certificati e standard etici. - Introduzione di una formazione obbligatoria e accreditata
Percorsi certificati di almeno 250 ore su diritto penale, trattamento dei dati, tecniche di indagine, deontologia e rispetto dei diritti fondamentali. - Obbligo di tracciabilità delle indagini
Ogni incarico investigativo dovrà essere notificato, in forma anonima, al Garante della Privacy o ad apposito registro prefettizio, per permettere controlli ex post. - Rafforzamento del sistema sanzionatorio
Sanzioni penali e amministrative aggravate per violazione della privacy commessa da professionisti muniti di licenza. Sospensione o revoca immediata in caso di abusi. - Istituzione di un Osservatorio nazionale sulla sorveglianza privata
Un organismo indipendente, composto da giuristi, esperti di privacy e membri della società civile, incaricato di monitorare l’attività del settore e proporre aggiornamenti normativi.
In un mondo in cui la privacy è costantemente messa alla prova, non possiamo permetterci zone d’ombra. Le agenzie investigative private devono essere parte del sistema legale, non un suo margine incontrollato. Il diritto alla riservatezza non può diventare un lusso per pochi: va protetto con norme, controlli e cultura democratica.
Un intervento urgente da parte del legislatore è non solo auspicabile, ma necessario. Prima che la sorveglianza informale diventi la nuova normalità.
Per contatti e segnalazioni: domitiadc@pec.it
foto unicusano