Nucleare Iran: cambiando punto di vista….
Oltre la minaccia nucleare: il racconto cambia con lo sguardo
Nonostante i negoziati in corso tra Stati Uniti e Iran, ieri Israele ha compiuti degli attacchi contro l’Iran. Sembrano attacchi pianificati con molta cura, erano forse pianificati da tempo?. Tra le vittime ci sarebbe il Capo delle Guardie della Rivoluzione Islamica (IRGC) e importanti scienziati nucleari iraniani.
Perché Israele sta attacando l’Iran adesso
Ascolta Dorsa Jabbari (Al Jazeera Correspondent) in “Why is Israel attacking Iran now?” nel podcast “The Take”
Ma cosa c’è dietro la decisione di attaccare l’Iran proprio ora? Anche Simon Speakman Cordall su Al-Jazeera si fa questa domanda. Gli Stati Uniti sono i principali fornitori di armi a Israele ma, contemporaneamente, tentano un negoziato con l’Iran. Quindi Israele non ha ufficialmente avuto l’appoggio di Trump, ma nemmeno un deciso stop.

Proviamo a fare il punto allontanandoci per un momento dalle fonti occidentali, e valutiamo altri punti di vista. Israele non poteva pensare che il suo attacco sarebbe rimasto privo di reazione. Risulta inoltre una mossa rischiosa anche per gli Stati Uniti che ha soldati in tutta la regione. Quindi? Era l’Iran veramente una minaccia imminente? Sembrerebbe di no, anche perché Teheran ha sempre sostenuto con forza i suoi scopi pacifici relativamente al nucleare.
L’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (AIEA) lo scorso giovedì ha riferito che l’Iran non avrebbe rispettato gli obblighi del Trattato di non Proliferazione. L’Iran ha respinto l’accusa. Tuttavia l’AIEA non ha affermato che l’Iran avesse sviluppato armi nucleari. Nel 2015 l’Iran accettò di limitare il programma nucleare in cambio di un abbassamento delle sanzioni cui era soggetto in quel periodo. L’accordo fu preso con Russia, Cina e Stati Uniti. Quest’ultimi nel 2018 si ritirarono dall’accordo e reintrodussero le sanzioni. In ogni caso gli Stati Uniti stessi a marzo, attraverso la voce della direttrice dell’intellingence nazionale Tulsi Gabbard, hanno affermato di non ritenere che l’Iran stia costruendo armi nucleari.

Natanyahu visto da alcuni osservatori interni
Anche all’interno di Israele stesso Netanyahu e’ accusato di prendere decisioni militari basate più su considerazioni politiche personali che su reali motivazioni e analisi. Secondo alcuni sarebbe praticamente dipendente da uno stato di conflitto perenne, facendo anche riferimento a come ha gestito la situazione di Gaza. Questo perché l’alternativa allo stato perenne di conflitto, sarebbe il crollo del suo governo, l’ammissione della sua politica fallimentare e le possibili materializzazioni delle condanne per corruzioni che aveva gia’ pendenti su di se, oltre a quelle internazionali per genocidio e crimini di guerra.
In una intervista ad Al-Jazeera Michael Becker, professore di diritto internazionale e diritti umani presso il Trinity College di Dublino, specifica che Israele non era giustificato all’uso della forza contro l’Iran. Questo poiché in base alle informazioni disponibili non vi era un pericolo imminente, pertanto Israele si e’ basato solo su un ipotesi non supportate, e non può fare appello al diritto all’autodifesa sancito dalle Nazioni Unite.
La verità
Ciò che è certo è che la verità, in queste guerre di potere e narrazione, è spesso la prima vittima.


Operazione di cui fai riferimento è stata denominata “Rising Lion”: infatti lo scorso 13 giugno, Israele ha lanciato una serie di raid con aerei, droni e Mossad, colpendo almeno 100 obiettivi in Iran, tra cui siti nucleari (Natanz, Fordow, Isfahan), infrastrutture militari e depositi di carburante. Possibile escalation? Ci auguriamo di no.
Ci augurianmo di no Barbara, ma quando si vuole veramente calmare le acque gli approcci sono completamente diversi, le azioni sono diverse, la narrazione e’ diversa, cosi come l’uso delle parole.