Situazione umanitaria a Gaza

Situazione umanitaria a Gaza

I fedeli musulmani in tutto il mondo festeggiano oggi l’eid al-Adha, la Festa Grande, nel ricordo del sacrificio dell’agnello per la salvezza di Ismail figlio di Abramo. A Gaza è impossibile. Anche la preghiera collettiva di stamattina è stata svolta sulle macerie delle moschee distrutte dalle bombe israeliane o demolite con i bulldozer (vedi foto di copertina). L’esercito israeliano in 20 mesi di aggressione a Gaza ha distrutto 1109 moschee su un totale di 1244. Ci chiediamo se non è un’altra forma di antisemitismo contro i palestinesi compiuta dai soldati israeliani?

Israele arma e finanzia l’ISIS

Lo affermal’ex ministro della guerra israeliano Avigdor Lieberman che ha riferito alla tv Kan che Israele sta armando una banda criminale di jihadisti di Gaza, legati all’Isis, per combattere Hamas.

Si tratterebbe, riportano i media israeliani, del clan Abu Shabab, che negli ultimi giorni è stato visto operare in una zona vicino al valico di Karim Salam, sotto il controllo militare israeliano.

Fonti del ministero della guerra israeliano hanno confermato a un giornale di Tel Aviv che Israele ha fornito mitra Kalashnikov e altre armi ai membri di un gruppo armato di Gaza, con l’approvazione del premier Benyamin Netanyahu. Stamattina, il criminale ricercato dalla CPI ha ammesso il sostegno all’ISIS, accusando i suoi avversari politici che avevano rivelato la sua porcata di essere dei “sostenitori di Hamas”. È mancato poco ad accusarli di antisemitismo, la logora e stantia accusa che di norma viene rivolta a chiunque critichi i suoi crimini.

Hamas

Il leader di Hamas, Khalil Al-Hayya, ha dichiarato che il movimento non aveva respinto la proposta di cessate il fuoco USA, ma aveva avanzato delle proposte integrative, per la fine dell’aggressione ed evitare che si ripetano in futuro. Al-Hayya ha aggiunto, in un discorso video, che “Hamas è pronta a consegnare immediatamente il governo di Gaza a qualsiasi autorità palestinese di tecnici professionali in accordo con le forze politiche nazionali”. Ha sottolineato inoltre che “è giunto il momento di porre fine alla divisione e unificare gli sforzi di tutto il popolo palestinese, per contrastare l’occupazione e i suoi piani per il genocidio e la deportazione”.

Giornalismo nel mirino

Tre giornalisti palestinesi assassinati ieri dai criminali generali israeliani. Stavano compiendo il loro dovere di informare dall’ospedale Maamadany (Battista) a Gaza, quando i caccia di Tel Aviv hanno sganciato le loro bombe droni hanno lanciato missili. Il direttore dell’ospedale, dott. Naim, ha detto che tre giornalisti palestinesi sono stati uccisi e altri feriti in un nuovo crimine che ha preso di mira il cortile dell’Ospedale Battista di Gaza City. Fonti mediche hanno riferito che un drone israeliano ha lanciato un missile verso il cortile dell’ospedale, uccidendo tre giornalisti e ferendo un gran numero di civili. Le vittime sono state identificate come i giornalisti Suleiman Hajjaj e Ismail Badah, entrambi dipendenti del canale satellitare Palestine Today, e Samir al-Rifai, che lavora per l’agenzia di stampa Shams. Anche il fotografo Ahmed Qaljah e il giornalista Imad Daloul hanno riportato ferite di diverse gravità. Il fotografo Qaljah è spirato stamattina, in seguito alle ferite riportate ieri.

Sulla carneficina di giornalisti, i giornalisti di tutto il mondo si stanno ribellando. Dopo le prese di posizioni delle associazioni di giornalisti italiani, anche altre realtà della stampa internazionale si stanno mobilitando. RSF e oltre 130 organizzazioni di giornalisti e per la libertà di stampa hanno pubblicato una lettera di condanna all’assassinio mirato dei giornalisti palestinesi a Gaza. Nel comunicato si chiede anche l’autorizzazione alla stampa internazionale di accedere a Gaza per riportare al mondo i fatti che vi avvengono, sottolineando che finora l’esercito israeliano si è sempre rifiutato la presenza di corrispondenti di guerra indipendenti sul fronte. (Anbamed)

Redazione Radici

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