Press – basta sangue sui nostri giubbotti. Alziamo la voce per gaza #nobavaglio

Press – basta sangue sui nostri giubbotti. Alziamo la voce per gaza #nobavaglio

La maggioranza dei giornalisti italianai si ribella al silenzio ed alle uccisioni dei palestinesi da parte dell’esvrcito israeliano. Un appello da firmare:

Noi giornalisti di ( NOME TESTATA, collettivo o realtà editoriale)  in linea con le iniziative del sindacato unitario FNSI e dell’Ordine dei giornalisti, chiediamo il cessate il fuoco permanente a Gaza, l’ingresso senza ostacoli degli aiuti umanitari e la fine delle violenze e degli sfollamenti in Cisgiordania.
Chiediamo il rispetto del diritto internazionale e la protezione dei civili, vittime di oltre un anno e mezzo di bombardamenti.
Chiediamo il blocco degli accordi di cooperazione militare con il governo di Israele.
Denunciamo l’uccisione di oltre 200 colleghi palestinesi, non possiamo lasciarli soli. Per questo, avviamo una raccolta fondi e devolviamo volontariamente parte del nostro compenso ai colleghi di Gaza.
Chiediamo con forza che venga garantito l’accesso ai media internazionali nella Striscia. Respingiamo le accuse di antisemitismo mosse a tutti coloro che cercano di raccontare l’emergenza umanitaria di Gaza.
Come giornalisti, abbiamo il dovere di stare dalla parte delle vittime, di tutte le vittime del 7 ottobre in poi. Dobbiamo essere la voce delle vittime di tutte le guerre e non rinunciare mai a documentarne l’orrore e i crimini.

Comitato promotore:
Rete #NOBAVAGLIO,
Articolo 21,
Operatori dell’informazione per Gaza…. IN AGGIORNAMENTO…
Hanno già preso posizione con propri comunicati:

🔹Consiglio Nazionale Ordine dei  Giornalisti

In un anno e mezzo di guerra le operazioni israeliane a Gaza hanno causato la morte di oltre 200 giornalisti palestinesi. Si tratta di un massacro senza precedenti nella storia della nostra professione, come dimostrato da un recente studio dell’americana Brown University.
Almeno 40 di questi colleghi sono stati uccisi con in mano una penna, un microfono, una fotocamera e indossando il giubbotto con la scritta “press“.
L’esercito israeliano sta cercando di imporre un blackout mediatico a Gaza, mettendo a tacere i testimoni dei crimini di guerra commessi dalle sue truppe, atti denunciati anche da ong internazionali e da organismi delle Nazioni Unite. Il tentativo di ostacolare la libera informazione è evidente anche dal rifiuto del governo israeliano di consentire alla stampa straniera di entrare nella Striscia di Gaza.
Come organo di rappresentanza delle giornaliste e dei giornalisti è nostro dovere non restare indifferenti e denunciare tutto questo.
È nostro dovere testimoniare solidarietà alle colleghe e ai colleghi palestinesi, dando un sostegno anche pratico, nelle forme che saranno possibili, senza stancarci di rivendicare il diritto di entrare nella Striscia. Questo è necessario sia per poter vedere con i nostri occhi, sia per proteggere, attraverso la presenza di media stranieri, le giornaliste e i giornalisti palestinesi che stanno mostrando un grande coraggio inviandoci le immagini e le testimonianze della drammatica tragedia che si sta consumando a Gaza.
Chiediamo pertanto alle istituzioni italiane e alla politica tutta di farsi promotrici, negli organi preposti, di ogni tipo di pressione, condizionamento e sollecitazione, affinché vengano rispettatati il diritto internazionale e la libertà di stampa nei territori occupati da Israele.
Consiglio Nazionale Ordine dei  Giornalisti
8 maggio 2025

🔹 Federazione Nazionale Stampa Italiana

“La Federazione della Stampa Italiana è stata presente da subito per denunciare il blocco all’informazione – che ha impedito  l’accesso della stampa a Gaza – imposto da Israele dall’inizio del conflitto. Lo ha fatto scrivendo all’ambasciatore israeliano (alla seconda nessuna risposta) ed è in campo per la pace e la protezione dei colleghi palestinesi. Con  una lettera abbiamo protestato perché i giornalisti non possono essere bersagli di guerra, con la seconda abbiamo anche inviato al governo israeliano la petizione fatta dal sindacato dei giornalisti , e  sottoscritta dai direttori delle maggiori testate italiane, per chiedere  l’accesso dei giornalisti a Gaza e il ritorno al principio democratico della libertà di informazione”: lo ha detto stamane la Segretaria della FNSI, Alessandra Costante ricevendo la delegazione del ‘Movimento Giustizia e Pace in Medio Oriente’
“C’è un’assoluta unità di intenti tra tutti gli organismi, sindacali e istituzionali, dei giornalisti italiani”, ha sottolineato la Segretaria Costante.
“L’Appello – ha detto il presidente FNSI Vittorio di Trapani – è prezioso. Aiuta anche a sensibilizzare le redazioni e costruire una mobilitazione che coinvolga i Comitati di Redazione con l’uso di tutti gli strumenti che mette a disposizione il contratto: il ritiro della firma e la pubblicazione di comunicati – ha spiegato il presidente Fnsi – sono un’opportunità per affermare la qualità e la dignità della nostra idea di giornalismo.  E dobbiamo pensare ad alleanze che elevano questa mobilitazione a livello europeo”.
Dalla Federazione, oltre all’apprezzamento dell’iniziativa, l’impegno convinto ad allargare la mobilitazione coinvolgendo i cdr e a portare queste istanze al Congresso della Federazione europea dei Giornalisti che si svolgerà a Budapest il 2 e 3 giugno.
Comunicato della Fnsi del 28 maggio 2025

🔹 Direttivo di  Stampa Romana

«Un dovere raccontare l’orrore di Gaza, tacere è una macchia» Il Direttivo del sindacato regionale in un documento approvato all’unanimità: «L’uccisione di centinaia di giornalisti palestinesi, il divieto di ingresso nella striscia per i cronisti indipendenti sono un crimine e un attacco intollerabile all’informazione, contro i quali continueremo a far sentire la nostra voce».
«Raccontare l’orrore di Gaza, lo sterminio palestinese, i crimini contro l’umanità di esercito e governo israeliano e quelli di Hamas, garantire un dibattito equilibrato sulla tragedia in atto è un dovere per chi fa informazione; tacere, minimizzare, giustificare quello che accade o sposare le ragioni delle propagande è una macchia per un giornalista.  Tra le vittime collaterali del conflitto in atto c’è l’opinione pubblica, privata di un racconto dei fatti che parta dalla testimonianza diretta, dai luoghi: l’uccisione di centinaia di giornalisti palestinesi, il divieto di ingresso a Gaza per i cronisti indipendenti sono un crimine e un attacco intollerabile all’informazione, contro i quali Stampa Romana continuerà a far sentire la propria voce.
Il nostro sindacato ha incoraggiato il confronto nella categoria su questi temi e promuoverà altre iniziative per un’informazione corretta su quello che accade in Palestina, apprezza le posizioni espresse da alcuni Cdr e convocherà un incontro con tutti i Comitati di redazione per avviare, coinvolgendo anche la Fnsi, altre mobilitazioni».
Direttivo di Stampa Romana 27 maggio 2025

🔹I giornalisti di RAI Tg3

Di fronte alla drammatica situazione nella Striscia, l’opinione pubblica mondiale continua a non poter avere notizie raccolte in modo autonomo e indipendente. Oltre 200 colleghi sono stati uccisi in Palestina dall’inizio del conflitto, molti di più che in ogni altra guerra dell’ultimo secolo. Agli inviati internazionali viene impedito di accedere per fare il loro lavoro in modo autonomo e sicuro». Così l’assemblea dei giornalisti del Tg3 in un comunicato stampa diffuso domenica 18 maggio 2025, con cui viene lanciato all’unanimità «un appello alle autorità israeliane affinché torni possibile adempiere al diritto dovere di raccontare con obiettività quanto accade, in particolare alla popolazione civile. L’opinione pubblica deve poter vigilare sul rispetto del diritto internazionale e dei principi di umanità.
Vogliamo proseguire nel racconto delle sofferenze di chi è innocente, a partire dai bambini, come abbiamo sempre fatto con il massimo dell’impegno e della professionalità fin dal terribile attacco terroristico di Hamas del 7 ottobre.
La difficoltà crescente di testimonianza un po’ ovunque nel mondo, con i giornalisti divenuti target anche in Ucraina e altri contesti e con il rilascio dei visti giornalistici sempre più complicato in molti Paesi, ostacolo spesso insormontabile e che limita il nostro lavoro».
Assemblea dei giornalisti del  Tg3 18 maggio 2025

🔹I giornalisti di Repubblica

Di fronte alla tragedia in corso a Gaza e alle violenze in Cisgiordania nei confronti della popolazione palestinese, l’assemblea delle giornaliste e dei giornalisti di Repubblica, in linea con le iniziative del sindacato unitario Fnsi e dell’Ordine dei giornalisti, e così anche di realtà giornalistiche europee, chiede con forza: che i media stranieri possano entrare liberamente nella Striscia, per poter documentare ciò che sta avvenendo e tutelare il lavoro delle colleghe e dei colleghi palestinesi, appello che rivolgiamo anche al presidente della Repubblica; che il sinora silente governo italiano agisca, senza titubanze, affinché il diritto internazionale venga rispettato, affinché si fermino i bombardamenti ed entrino gli aiuti senza ostacoli. E che utilizza, per fare questo, tutte le forme di pressione possibili sul governo di Israele, compreso il non rinnovo di accordi sulla cooperazione militare del nostro Paese con Tel Aviv e il riconoscimento dello Stato di Palestina, nell’ottica della soluzione dei due popoli e due Stati; che la politica, il mondo del lavoro, l’associazionismo, continuino e possano ampliare una mobilitazione unitaria per la pace e la giustizia in Medioriente.
Deploriamo non solo l’uccisione di migliaia di civili innocenti, donne e bambini, colpiti da bombe o da cecchini, non solo la crudele condanna ad una morte di stenti per un’intera popolazione privata di cibo e acqua, ma anche la deliberata targettizzazione dei cronisti palestinesi da parte dell’esercito israeliano: sono oltre 200 i professionisti dell’informazione che hanno perso la loro vita, un sacrificio che onora i più alti principi della libertà di stampa, fulcro delle democrazie. Così come, d’altra parte, deploriamo il crescente antisemitismo.
Le giornaliste ei giornalisti di Repubblica propongono uno sforzo ulteriore, alla direzione del quotidiano e alla categoria tutta, per sensibilizzare l’opinione pubblica sui crimini che stiamo raccontando con sempre maggiore sgomento, attraverso nuove forme di protesta, partecipazione, inchiesta, sostegno economico ai cronisti palestinesi. Non è mai stato tempo di minimizzare, giustificare o sposare le ragioni delle propagande contrapposte. Repubblica è e resta dalla parte delle vittime dei conflitti, comprese e non ultime quelle del 7 ottobre e gli ostaggi ancora in mano ad Hamas. Questo è il momento di alzare la voce, collettivamente, utilizzando ogni strumento a nostra disposizione.
L’assemblea dei giornalisti di Repubblica 27 maggio 2025

🔹I giornalisti, freelance, operatori informazione, mediattivisti  Rete #Nobavaglio

Noi giornalisti, freelance, operatori dell’informazione e mediattivisti della Rete #NOBAVAGLIO, in linea con le iniziative del sindacato unitario FNSI e dell’Ordine dei giornalisti, chiediamo il cessate il fuoco permanente a Gaza, l’ingresso senza ostacoli degli aiuti umanitari e la fine delle violenze e degli sfollamenti in Cisgiordania.
Invitiamo al rispetto del diritto internazionale e delle istituzioni, sollecitando azioni concrete da parte della comunità internazionale per proteggere i civili e i più vulnerabili, vittime di oltre un anno e mezzo di bombardamenti. Chiediamo al governo italiano il blocco degli accordi di cooperazione militare con Israele e di avviare ogni azione per condannare e contrastare l’operato del governo di Israele.
Denunciamo l’uccisione di oltre 200 colleghi palestinesi, non possiamo lasciarli soli. Per questo, avviamo una raccolta fondi e devolviamo volontariamente parte del nostro compenso ai colleghi di Gaza.
Chiediamo con forza che venga garantito l’accesso ai media internazionali nella Striscia.  Respingiamo le accuse di antisemitismo mosse a tutti coloro che cercano di raccontare l’emergenza umanitaria di Gaza.
Come giornalisti e operatori dell’informazione e mediattivisti, abbiamo il dovere di stare dalla parte di tutte le vittime del 7 ottobre in poi e di tutte le guerre.

🔹I giornalisti di Articolo 21…

Redazione Radici

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