23 maggio: strage di Capaci

Di Edoardo Baschieri

Precedenti storici, prima del 23 maggio 1992

Prima della strage di capaci, avvenuto nel 1992, ci furono precedenti attentati mafiosi da parte dei boss siciliani.

Infatti nel 1983 ci fù un attentato mafioso in via Pipitone Federico (Palermo),dove persero la vita il giudice Rocco Chinnici e tutta la sua scorta.

Già da quel momento in programma c’era l’ attentato ai danni di Giovanni Falcone, sotto incarico del boss della mafia Salvatore Riina, e dal suo uomo di fiducia, nonché uomo d’ onore della famiglia San Giuseppe Jato Giovanni Brusca.

Per uccidere falcone si pensò anche ad utilizzare dei bazooka posizionati a distanza di sicurezza dal giudice.

Nel 1987 venne pensato e pianificato il primo attentato per uccidere Falcone, esso consisteva nel prendere armi da fuoco , e andare nella piscina comunale di Via Belgio.Questo piano non venne mai messo in pratica.

Sicilia e gli anni 80, gli anni della mafia

Giovanni Falcone e Paolo Borsellino sono stati due grandi combattenti della mafia, che in Sicilia a quei tempi era la criminalità più diffusa.Inoltre la mafia siciliana chiamata”cosa nostra” deteneva potere sull’ economia, creando una grande rete di criminali.Grazie a loro molti mafiosi sono finiti in galera.

Nel corso degli anni 80 i due colleghi cominciarono a lavorare in una delle zone più colonizzate dai mafiosi, cioè Palermo.

Borsellino lavorò vicino a Palermo, precisamente a Monreale al fianco del capo dei carabinieri Emanuele Brasile, vittima di un attentato nel 1980.

Falcone lavorò a Palermo per seguire il caso dell’ edile Rosario Spatola, accusato di essere un mafioso. I due giudici, nonché amici, si scambiavano le informazioni che potevano essere utili per tutti e due.

Nel processo di Spatola emerse la bravura di Falcone, che scoprì nuovi metodi investigativi.

Erano anni molto duri per la Sicilia, perché la mafia aveva preso il sopravvento su tutto, i clan mafiosi erano molti, ma tra tutti spiccava il gruppo Corleone, guidato da Totò Riina.

Il Pool Antimafia

In quegli anni fu creato il Pool antimafia, inventato da Antonino Caponnetto, uno dei consiglieri della magistratura.Era costituito da giudici che avrebbero combattuto la mafia,infatti uno dei primi scelti fu Falcone, seguito poi da Di Lello, Borsellino e da Guarnotta.Prese grande successo a partire dal 1984 quando Tommaso Buscetta,

rivelò alcuni nomi di boss mafiosi e così tra l’ anno 1984 e 1985 vennero emessi 366mandati d’ arresto.Ci fù un maxi processo e grazie alle rivelazioni di Tommaso Buscetta furono condannati 360 mafiosi.

Alla fine del processo nel 1986, ci furono ancora più violenze da parte dei componenti di Cosa Nostra, tanto che Falcone e Borsellino per essere protetti vennero mandati in Sardegna, sull’ isola dell’Asinara.

Successivamente Falcone si trasferì a Roma dove venne nominato direttore degli affari penali.Comunque Falcone anche a Roma continuò la lotta contro la mafia.

Decisione dell’attentato

L’omicidio di Giovanni Falcone venne deciso nel corso delle riunioni della commissione interprovinciale di Cosa Nostra, esse avvenute vicino a Enna nel 1991,ovviamente presiedute dal boss di Corleone Totò Riina,in queste riunioni si parlava e si pianificavano altri attentati.

A dicembre durante una delle riunioni tenute a casa di Girolamo Guddo parteciparono: Salvatore Riina, Matteo Motisi, Giuseppe Farinella, Giuseppe Graviano, Carlo Greco, Pietro Aglieri, Michelangelo La Barbera, Salvatore Cancemi, Giovanni Brusca, Raffaele Ganci, Nino Giuffrè.Essi elaborarono un piano “ristretto”che prevedeva l’omicidio di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino e di altri

politici inaffidabili e democristiani come Salvo Lima.Nello stesso periodo avvenne anche un’altra riunione nei pressi di Castelvetrano in cui organizzarono gli attacchi contro Falcone, l’allora ministro Martelli e il conduttore televisivo Maurizio Costanzo. Inoltre si tennero altre serie di riunioni della Commissione Interprovinciale, in esse venne deciso di dare inizio all’ attentato ai danni di Giovanni Falcone.Per questo nel 1992 vennero mandati un gruppo di mafiosi a Roma per uccidere i personaggi citati prima.Riina però li richiamò da Roma perché voleva che l’ attentato di Falcone venisse eseguito

Preparativi per l’attentato

Tra aprile e maggio, dopo aver optato per l’opzione di utilizzare un esplosivo per l’attentato vennero compiuti alcuni sopralluoghi presso la strada A29, infatti venne cercato un posto adatto per far esplodere la bomba.Nello stesso periodo vennero organizzate riunioni ad Altofonte, in cui 200 Kg di esplosivo vennero travasati in 13 bidoncini. Vennero portati a Capaci nella villa di Antonino Troia.

Nei giorni successivi i mafiosi provarono varie volte i marchingegni procurati da

Rampulla.Essi tagliarono anche i rami che impedivano la visuale sulla autostrada. Il gruppo la sera dell’8 maggio posizionò con skateboard i 400 Kg di miscela esplosiva.

Nella metà di maggio Raffaele Ganci si occupò di osservare le tre fiat blindate che sostavano sotto casa del giudice,sarebbero servite per caricare Giovanni Falcone.

L’attentato

Il 23 maggio, Ganci disse telefonicamente a La Barbera che la fiat su cui viaggiava Falcone era in direzione dell’aeroporto di Punta Raisi per andare a caricare il giudice.

I mafiosi Ferrante e Biondo,che erano appostati vicino all’aeroporto videro uscire le fiat blindate, dunque avvertirono La Barbera che il giudice era arrivato.Successivamente il mafioso si spostò con la sua auto in una via parallela rispetto alla A29, inoltre rimase al telefono con Gioè e Brusca che erano appostati in una collinetta sopra Capaci.Lo stesso Gioè diede il via all’ esplosione quando vide passare il corteo delle blindate, ma Brusca che aveva il radiocomando esitò, ma poi azionò l’esplosione.

La prima fiat blindata venne completamente fatta esplodere e si catapultò in un giardino di ulivi, nella fiat morirono di colpo Montinaro Schifani e Dicillo.

La seconda auto si schiantò contro il muro e Falcone e sua moglie vennero catapultati contro il parabrezza.

Nella terza fiat azzurra i tre agenti si salvarono ,ma erano feriti.

Sul posto intervenirono vari paesani di quelle zone per prestare aiuto.Falcone e sua moglie erano ancora vivi,ma in gravissime condizioni,tanto che solo i vigili del fuoco spostarono le lamiere.

Portati all’ ospedale i due coniugi morirono la notte stessa.Falcone smise di respirare alle 19:05 sotto gli occhi di Borsellino, mentre Francesca Morvillo morì alle 22:00 in una operazione chirurgica.

Poco tempo dopo il 19 luglio morì anche Paolo Borsellino, in via d’ amelio.

La memoria di questi due giudici antimafiosi si ricorda proprio il 23 maggio.Ricordare è importante per non commettere gli stessi errori del passato.Anche se la mafia esiste ancora ci impegniamo a combatterla proprio come hanno fatto questi due eroi

Redazione

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