Rosa Errera parla di Dante

Rosa Errera parla di Dante

Ci interessa più l’autrice che il libro, in fondo Dante lo conosciamo.  Piuttosto ci interessa questa donna ebrea che arriva in età adulta a conoscere il fascismo.

Rosa Errera nacque a Venezia il 13 luglio 1864 in una famiglia ebraica. Dopo un trasferimento a Trieste per difficoltà economiche, tornò a Venezia e proseguì gli studi, poi si formò all’Istituto di Magistero a Firenze, dove iniziò anche a insegnare.

Nel 1892 vinse un concorso e fu assegnata alla Scuola Normale “Gaetana Agnesi” di Milano. In quegli anni iniziò anche la sua carriera di scrittrice per ragazzi, pubblicando libri come Buona Gente (1891) e Michelino (1892). Collaborò con l’editore Treves, producendo testi didattici, pedagogici e letteratura per l’infanzia.

Contribuì al passaggio dalla fiaba al realismo nella letteratura giovanile italiana, con storie basate su famiglia, doveri civici e patriottismo. Nel 1922 pubblicò: “Per la sincerità dei nostri scolari”, anticipando innovazioni didattiche come la riduzione dell’importanza del voto.

Colpita da problemi di salute nel 1912, andò in pensione nel 1917 ma riprese a scrivere, pubblicando nel 1921 una monografia su Dante e nel 1920 Noi, testo di ispirazione patriottica. Nel 1923 scrisse una biografia su Daniele Manin.

Rifiutò il compromesso con il fascismo, e i suoi libri furono censurati. Per sopravvivere tradusse opere letterarie e di narrativa per ragazzi. Dopo le leggi razziali del 1938, i suoi scritti vennero banditi e lei si rifugiò per sfuggire alla deportazione.

Morì a Milano il 13 febbraio 1946.

Il libro di oggi non è di una dantista è piuttosto quello di una divulgatrice che, come insegnante, è innamorata del poeta fiorentino e della sua opera divina.

La struttura del testo è davvero coinvolgente ecco una sintesi del primo capitolo

Nel Medioevo l’uomo si sentiva al centro dell’universo, in una visione cosmica ordinata e gerarchica. Immaginava la Terra circondata da una serie di cieli concentrici e trasparenti, ciascuno con un pianeta incastonato: Luna, Mercurio, Venere, Sole, Marte, Giove e Saturno, fino al cielo delle stelle fisse e poi il Primo Mobile. Al di là di tutto c’era l’Empireo, sede immobile della luce divina e di Dio, che faceva muovere l’universo tramite gli angeli.

Questa concezione influenzava anche la vita terrena: si credeva che le stelle determinassero il destino degli uomini. Gli astrologi studiavano il cielo al momento della nascita per predire il futuro. Anche imperatori come Federico II si affidavano a loro per prendere decisioni importanti.

Nonostante questa visione grandiosa, la Terra era considerata piccola, quasi un punto nell’universo. Dante stesso la definì “aiuola”, suggerendo la sua bellezza ma anche l’insensata ferocia degli uomini che la abitano.

Da leggere scarica il libro da qui

 

Roberto De Giorgi

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