Perchè votare Si al referendum sul lavoro

Perchè votare Si al referendum sul lavoro

Personalmente sono convinto di andare a votare Si al referendum sul lavoro perché a suo tempo trattai una notizia:

Taranto – Lavoratore Ilva licenziato per futili motivi, avrebbe rubato buste per la spazzatura

 Al di là dei risvolti giuridici di parte, il diritto del lavoro viene snaturato dall’abbandono dello Statuto dei lavoratori.

Se leggete l’articolo noterete che un lavoratore spostato, per ragioni di salute in un’area più sobria entra in conflitto, per invidia, da parte di altri lavoratori. Mentre faceva la doccia in azienda, qualcuno – sostiene lui – gli avrebbe messo dei rotoli per la spazzatura nel borsone.  Al controllo in uscita succede che viene scoperto e licenziato.

Scrivo in quel pezzo:

“Allora cambiamo il ragionamento, ammettiamo il furto e la giusta causa, e parliamo del licenziamento per futili motivi.

La legge, riconfermando la possibilità del licenziamento, già previsto dallo statuto dei lavoratori, nelle grandi aziende (più di 20 dipendenti) per giusta causa e per giustificato motivo soggettivo, dice che deve essere preceduto da una comunicazione effettuata dal datore di lavoro alla Direzione territoriale del lavoro del luogo dove il lavoratore presta la sua opera, e trasmessa per conoscenza al lavoratore.

In tale comunicazione il datore di lavoro dovrebbe peraltro indicare le eventuali misure di assistenza alla ricollocazione del lavoratore interessato. Qui si avvia una procedura di convocazione tra le parti, la commissione provinciale, ecc che appare una sorta di gioco dell’oca o parte di una commedia dove, se fallisce la conciliazione, il lavoratore viene comunque licenziato.

Questo spiega perché entrano subito in gioco gli avvocati.

Il tema diventa di squisito diritto e punta alla considerazione della nullità del licenziamento, come era previsto dall’art 18 e che richiama la stessa Legge Fornero quando scrive: ”  Può altresì applicare la predetta disciplina nell’ipotesi in cui accerti la manifesta insussistenza del fatto posto a base del licenziamento per giustificato motivo oggettivo; nelle altre ipotesi in cui accerta che non ricorrono gli estremi del predetto giustificato motivo, il giudice applica la disciplina di cui al quinto comma”

In sostanza la legge quantifica sempre in alto o in basso le indennità da corrispondere, ma non parla di reintegro.

Questo il senso del referendum: il licenziato ingiustamente deve tornare al lavoro e non essere solo  ‘indennizzato’. Semplicemente.  E non serve la giurisprudenza ora, ma il buon senso.

Roberto De Giorgi

Un pensiero su “Perchè votare Si al referendum sul lavoro

  1. Hai colto un punto centrale: il diritto del lavoro, svuotato della sua anima, è diventato un meccanismo tecnico dove la dignità del lavoratore si misura in mensilità. Il caso raccontato, al limite del grottesco, diventa l’emblema di una giungla normativa in cui l’“assistenza alla ricollocazione” suona come una beffa, e il reintegro è diventato un’utopia. Più che diritto del lavoro, sembra diritto all’espulsione indennizzata. Altro che tutela: qui si fanno i conti, non giustizia.

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