Trump’s Standards: Immigrati no, Afrikaner si!

Solo Afrikaner: l’asilo secondo Trump.
Il 12 maggio scorso sono arrivati negli Stati Uniti i primi Afrikaner dal Sud Africa. La minoranza bianca discendente dai coloni olandesi sarebbe vittima, secondo Trump, di genocidio in Sudafrica.
Cosi, lunedì scorso 49 sud africani bianchi hanno lasciato Johannesburg a bordo di un volo charter finanziato dagli Stati Uniti, come riferisce AdnKronos, e sono stati accolti in America dal Vicesegretario di Stato Christopher Landau. In America hanno ricevuto lo status di rifugiati grazie ad un programma ad-hoc.
Gia all’inizio dell’anno, l’amministrazione Trump si è offerta di dare asilo agli Afrikaner, congelando al tempo stesso tutti gli aiuti alla nazione africana.
Il caso ha sollevato enormi polemiche. Vediamone le ragioni.
Apartheid
con il termine apartheid si intende la segregazione razziale adottata in sudafrica. essa consisteva in una rigida divisione razziale, che vedeva la supremazia della minoranza bianca sulla maggioranza nera.
Chi sono gli Afrikaner?
Sono i discendenti dei coloni europei che si stabilirono nell’Africa del Sud a partire dal sec. 17°. Sono per lo più discendenti dei coloni olandesi che nel 1948 instaurarono l’apartheid (vedi box), imponendo il controllo sullo Stato attraverso un sistema di segregazione razziale che terminò solo nel 1994.
Durante l’apartheid i bianchi erano autorizzati ad appropriarsi di terre e risorse della popolazione nera, relegando questi ultimi in quartieri chiamati “bantustan”
Ufficialmente l’apartheid e’ terminata nel 1994, in occasione delle prime elezioni democratiche cui poterono partecipare tutti senza distinzione di razza. Le elezioni videro la vittoria dell’African National Congress.
Nonostante ciò, molti concordano sul fatto che il razzismo faccia ancora parte del tessuto sociale del Sudafrica. Molte persone di colore, infatti, non vivono in parità di partecipazione e non hanno accesso alle risorse o alle terre al pari dei bianchi.
Da dove nasce la reazione di Trump?
Come giustifica Trump questo speciale programma di accoglienza agli Afrikaner mentre, parallelamente, blocca quasi tutte le altre ammissioni di rifugiati additandoli come invasori provenienti dalle nazioni più povere?
Ebbene, durante la conferenza stampa di lunedi scorso, il presidente americano ha sottolineato come la minoranza bianca degli afrikaner sia stata sistematicamente oggetto di violenze a partire dalla fine dell’apartheid. In aggiunta a questo, sostiene Trump, essi riceverebbero maltrattamenti a seguito dell’introduzione di una nuova legge in Sudafrica, volta ad affrontare le disparità esistenti riguardanti la proprieta delle terre.
Questa legge e’ nota come Expropriation Act ed e’ stata emanata lo scorso gennaio. A seguito della sua emanazione Trump ha preso una posizione in favore degli afrikaner e la decisione di concedere loro lo status di rifugiati.
I discendenti dei coloni europei
Le terre del Sudafrica sono per lo più nelle mani della minoranza bianca. Il presidente Ramaphosa, nel commentare le considerazioni di Trump, fa sapere che il senso di questa legge e’ quello di trovare un sistema per ridistribuire equamente le terre e assicura che l’ipotesi di esproprio e’ contemplato solo in rari casi come, ad esempio, l’abbandono della terra. Considera tutto questo uno sforzo per correggere le disuguaglianze razziali che sono state causate durante il periodo dell’apartheid.
E’ realmente in atto un “genocidio” contro i sudafricani bianchi?
L’affermazione di Trump sull’ipotesi di un genocidio in atto ha sollevato non poche polemiche. I bianchi sudafricani possiedono “la maggior parte delle terre private e le loro ricchezze sono 20 volte superiori a quelle dei neri, –scrive Al-Jazeera– e i vertici dirigenziali sono costituiti nettamente da bianchi se confrontati con la minima percentuale di neri”.
Nonostante ciò, la narrazione e’ attualmente focalizzata sull’ipotesi che la legislazione africana stia tentando di correggere l’apartheid attuando un processo discriminatorio nei confronti degli afrikaner, tanto da poterli considerare minacciati nella loro esistenza.
Il governo sudafricano smentisce le affermazioni del presidente americano ricordando che i bianchi sono ancora oggi i più ricchi e privilegiati del Sudafrica. Il presidente Ramaphosa intende incontrare Trump al piu’ presto per chiarire la vicenda. Egli inoltre sostiene che gli afrikaner di estrema destra che chiedono lo status di rifugiati sono evidentemente contrari ad un processo di trasformazione e giustizia, preferendo un tipo di politica legata ancora al concetto di apartheid.
Nel frattempo a gennaio l’amministrazione Trump ha interrotto i finanziamenti verso il paese. Finanziamenti principalmente usati per progetti sanitari come la lotta all’AIDS. A marzo invece ha espulso l’ambasciatore sudafricano dagli Stati Uniti. In generale i rapporti tra i due stati non sono dei migliori. Il Sudafrica e’ stato inoltre uno dei paesi colpiti dai dazi di Trump con una aliquota del 30%.
Le tensioni non finiscono qui, ma riguardano anche le diverse posizioni che i paesi hanno rispetto a Israele. Il Sudafrica ha infatti chiesto alla Corte Internazionale di Giustizia di ritenere Israele colpevole di genocidio a Gaza.
Grazie Alessandra per questo articolo di cui moltissimi di noi non ne sapevano nulla. Purtroppo non mi sorprende più questo atteggiamento da parte americana che lancia il sasso e nasconde la mano. Temo sia una strategia ed un progetto geopolitico mirato e molto bene studiato da anni per mettere le mani sul mondo.
Quello che accade in Sudafrica ne è un ulteriore tassello: sfruttando la storia e le leggi attuali, vogliono ripulirsi la faccia offrendo asilo alla popolazione bianca fintamente vittima di persecuzioni; dall’altra vogliono mettere mano a tutti i loro possedimenti. Il passo successivo sarà prendersi tutto il Sudafrica
Beh certo non si può pensare che siano azioni compiute senza un disegno preciso. Quale sia il disegno non saprei. Cio’ che invece mi colpisce molto è questa capacità di Trump di attirare sempre l’attenzione su di se attraverso scelte politiche o semplicemente commenti forti. Ignorarlo non e’ possibile, trovo sia giusto informare. Tuttavia, non posso nemmeno ignorare il fatto che queste sue scelte possano inserirsi in una strategia comunicativa che, a prescindere da chi veicola l’informazione, punta a lasciare senza parole e, soprattutto, a dividere.
La scelta di Trump di accogliere gli Afrikaner mentre respinge migranti da Paesi poveri mostra una politica selettiva, ideologica e marcatamente etno-nazionalista, più che repubblicana. Strumentalizza i concetti di rifugio e persecuzione per rafforzare un’identità bianca e cristiana come modello da proteggere. Così, devia la politica estera e umanitaria americana verso una narrativa distorta, che alimenta divisioni razziali, ignora i dati reali e mina principi fondamentali di equità. Una politica che non guarda al diritto internazionale né ai bisogni umanitari, ma a interessi ideologici. Non è solo una politica troppo repubblicana è una strategia mirata a dividere e consolidare consensi attraverso il conflitto.
Esattamente! Non si puo’ dire che la mediazione, intesa nel senso classico del termine e non in quello politico, sia esattamente il suo forte!