Eurovision 2025: l’Italia che canta (e si divide) tra Lucio Corsi e Gabry Ponte

Ieri si è ufficialmente alzato il sipario sulla nuova edizione dell’Eurovision Song Contest 2025 e, come sempre, l’Europa si è ritrovata davanti allo specchio luccicante della musica, delle luci e delle (tante) strategie geopolitico-pop.
Ma in mezzo a paillettes, effetti speciali e bandiere arcobaleno, c’è spazio per un’Italia a due voci — anzi, due anime.
Da una parte, l’Italia ufficiale porta in gara Lucio Corsi, poetico e alieno rivelazione dell’ultimo Festival di Sanremo, con la sua “Volevo essere un duro”.
Una ballata sospesa tra sogno e malinconia, che con la sua estetica retrò e il testo spiazzante sembra quasi sussurrare: “non vi aspettate fuochi d’artificio, ma verità scomode”.
Un brano di rottura, per palati raffinati o almeno ben disposti alla lentezza.
Diciamocelo: non è il classico pezzo acchiappa-voti da Eurovision, e forse proprio per questo potrebbe sorprendere.
Ma pesa anche un retroscena: al posto suo ci sarebbe dovuto essere Olly, vincitore del Festival, che però ha declinato l’invito.
Corsi ha preso il testimone, ma con un’eredità forse non cercata.
Dall’altra parte c’è il “cugino” non ufficiale: San Marino.
Che italiano lo è eccome, se pensiamo che a rappresentare la piccola Repubblica c’è Gabry Ponte, torinese doc, con la sua “TUTTA L’ITALIA”, un inno EDM che pompa cuori e patriottismo a colpi di cassa dritta e cori da stadio.
È l’Italia da discoteca, quella che batte il tempo, che vuole farsi sentire forte e chiaro.
E io — lo confesso — tifo per lui.
Non per campanilismo (che qui sarebbe geograficamente paradossale), ma perché la sua canzone spacca, punto!
È catchy, è ruffiana al punto giusto, e ha quella carica festosa che in un’arena come l’Eurovision non guasta mai.
E poi, vogliamo mettere la soddisfazione di vedere “TUTTA L’ITALIA” cantata da uno che non rappresenta l’Italia ma San Marino?
Questo doppio tricolore in gara apre anche il dibattito più vecchio del televoto: quanto contano gli italiani all’estero?
Tantissimo, anzi, sempre di più.
Se l’Italia dentro i confini si divide, quella oltre confine spesso compatta le fila con un’identità più solida, più calorosa, più da “gruppo Facebook”.
Ed è proprio grazie a quei voti che possiamo fare la differenza.
È tempo che l’Eurovision venga letto anche in chiave diasporica: il Made in Italy non è solo una questione di passaporto, ma di appartenenza culturale.
E a proposito di italiani all’estero, anche sul palco ce ne sarà uno… in versione pupazzo: Topo Gigio.
Sarà lui a comunicare i voti della giuria italiana durante la finale.
Un’operazione nostalgia o un geniale colpo di teatro? Ai posteri (e agli analisti di Twitter) l’ardua sentenza.
Non dimentichiamoci di Michelle Hunziker, svizzera di nascita, italiana di cittadinanza e amatissima dal pubblico nostrano, sarà una delle co-conduttrici della finale.
Un volto televisivo familiare, amatissimo e ormai inscindibile dal piccolo schermo italiano, capace di unire leggerezza, professionalità e ironia.
In sintesi: questa Eurovision è uno specchio delle nostre (tante) identità. Poetici, tamarri, nostalgici, internazionali.
Ma alla fine, quando parte la musica, siamo solo italiani con voglia di farsi sentire.
E voi? Per chi tifate in questo derby tricolore: il cantautore lunare Lucio Corsi o il Dj delle folle Gabry Ponte?