Geppi Cucciari e il crimine di pensiero: ha detto ‘votate’

Geppi Cucciari e il crimine di pensiero: ha detto ‘votate’

Geppi Cucciari ha detto una cosa ovvia: “Andate a votare.”
Risultato? Crocifissione social con contorno di insulti sessisti, accuse di partigianeria e il solito repertorio da sottoscala della civiltà digitale.

Siamo al paradosso: nel 2025, in Italia, invitare i cittadini a esercitare un diritto costituzionale è diventato un atto sovversivo.

E se a farlo è una donna, per di più comica, la reazione non è un confronto, ma un linciaggio.

Il monologo andato in onda durante la semifinale di Amici (sì, Amici, non Report), ha fatto più rumore di un’interrogazione parlamentare.

Forse perché ha detto ciò che molti politici non hanno il coraggio di dire: che astenersi è comodo, ma vigliacco.

La Cucciari, col suo solito sarcasmo affilato, ha messo il dito nella piaga: il referendum promosso dalla CGIL sull’abolizione del Jobs Act e sul diritto al lavoro è scomparso dai radar mediatici. E quando pure se ne parla, lo si fa per sabotarlo, con certi pezzi grossi delle istituzioni che, invece di restare neutrali, fanno apertamente propaganda per il non voto.

In questo scenario grottesco, tocca a una comica ricordarci che la democrazia non è Netflix: non puoi saltare le puntate noiose e sperare che il finale ti piaccia lo stesso.

C’è però una domanda che brucia: perché un semplice invito al voto scatena reazioni così rabbiose e violente? Forse perché in un’Italia spaventata dalla partecipazione, ogni atto di consapevolezza suona come una minaccia. E le minacce vanno zittite. Soprattutto se arrivano da una donna che non chiede il permesso per parlare.

Il bello (o il tragico) è che nessuno ha risposto nel merito. Niente obiezioni sui contenuti del referendum, nessuna riflessione sul senso del monologo. Solo fango. Insulti da caserma. Vomito digitale partorito da tastiere inacidite e cervelli in standby.

Eppure, in tutto questo, c’è una certezza: se Geppi Cucciari ha fatto arrabbiare così tanto, è perché ha colpito nel segno.
E allora la domanda è:
Abbiamo davvero così paura di una risata che ci chiede di pensare?

Vuoi far sentire la tua voce o preferisci che a decidere siano sempre gli altri?

Vera Tagliente

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