Il mutamento dei canoni di bellezza dagli anni 50 ad oggi

Il mutamento dei canoni di bellezza dagli anni 50 ad oggi

Per molto tempo, addirittura decenni, si è parlato del fisico e dell’estetica migliori in circolazione.

Tuttavia, non è un segreto che, durante gli anni, i cosiddetti “canoni di bellezza” abbiano subito dei
mutamenti. Ripercorrendo le trasformazioni che hanno subito questi ideali, infatti, vengono a galla
delle grandi differenze, a volte abissali, tra i vari momenti storici, che dimostrano come questi
parametri siano mutati adattandosi al contesto di quegli anni e come l’idea di bellezza del corpo
femminile non sia mai stata una linea dritta, ma una costante evoluzione.

Partendo dagli anni 50, vediamo come l’anatomia della donna sia associata al concetto di clessidra,
con curve accentuate e abbondanza nelle forme. Questo modello si avvicina molto a quello del
paleolitico, in cui la perfezione delle linee e delle proporzioni si rifletteva nell’immagine delle
Veneri preistoriche, note per la loro corporatura abbondante.
Non per altro, il simbolo che incarna l’estetica di quegli anni è stata l’iconica Marilyn Monroe.

I suoif anchi pronunciati e il suo seno esuberante l’hanno eletta una delle donne più sensuali della
storia, nonché il prototipo a cui fare riferimento per tutto il contesto dei Cinquanta.

Già dagli anni 60 però, il cambiamento diventa radicale. Non si ambisce più alla morbidezza, alle
smagliature, a un addome poco tonico, bensì ad una silhouette totalmente opposta: la magrezza
estrema domina la scena delle copertine e dei cinema, mettendo sul piedistallo figure come
Audrey Hepburn e Twiggy, ricordate per la loro bellezza e figure esili oggetto di proiettori
cinematografici e magazines che circolavano in tutto il globo.

L’influenza di Twiggy e di altre supermodelle (come Patty Boyd e Penelope Tree), continua anche
negli anni 70. Solo un po’ più tardi nel decennio, si inizia a parlare di un corpo snello, ma che sia
allo stesso tempo tonico e asciutto. Idea che prende ufficialmente piede negli anni 80, grazie
all’ascesa dell’aerobica, che non ricerca troppi muscoli, ma un fisico atletico e sano come quello di
Cindy Crawford, la quale inizia ad acquisire grande popolarità apparendo sulle riviste di Playboy,
Vogue e Cosmopolitan, che la celebrano per la sua surreale bellezza da top model e il suo biotipo
ben definito, come scolpito dagli dei.

Se negli ultimi trent’anni, si può dire, si sia seguito un andamento costante, nei mitici 90, invece,
comincia nuovamente il cambio repentino degli standard al centro delle adulazioni della società.
Infatti, il decennio ricordato per l’avvento dei telefoni cellulari e della cultura hip-hop, si divide in
due quinquenni diversi.

Nella prima metà, si mette da parte lo sport e si ritorna alla magrezza estrema. Sono gli anni del
debutto di Kate Moss, la musa di grandi nomi come Calvin Klein e Alexander McQueen, che
promuove un’ideale di ultra-sottigliezza che rimanda addirittura all’anoressia. Ricordiamo la sua
celebre frase “niente ha un sapore tanto buono quanto la sensazione di magrezza”. Sebbene sia
aspramente criticata sia per il suo aspetto che per il suo mantra “meglio magre”, la supermodella
diventa subito un’icona di stile (acclamata ancora oggi).

Nella seconda metà, invece, c’è un ritorno alla cosiddetta “normalità”. I riflettori puntano su
modelle come Naomi Campbell, attrici sensuali come Monica Bellucci, quindi donne considerate
esuberanti dallo stile sofisticato e armonioso, che si contrappone a quello androgino dalla pelle
pallida dell’heroin chic, lanciato qualche anno prima dalla Moss, che, malgrado si sia cercato di
mettere da parte, tornerà in un’epoca molto vicina alla nostra: gli anni 2000.
A questo punto gli ideali di bellezza diventano pressoché irrealistici: un corpo sottile, una pancia
super piatta e un viso quasi di plastica. Si inizia a parlare di quella perfezione accessibile tramite la
chirurgia plastica. Non a caso tutti si lasciano affascinare da Paris Hilton, nota per essere
considerata un emblema nel mondo glamour, dai capelli biondi e il fascino del lusso
hollywoodiano, mentre donne dalla corporatura leggermente più solida (come Beyoncé ad
esempio) vengono già classificate come curvy.

È peraltro una fortuna che questi ideali verranno in seguito decostruiti da un fenomeno che
emerge in tutto il mondo nel decennio successivo: tutti cominciano a parlare di quello che
conosciamo con il nome di Body Positivity. La promozione del rispetto per tutti i corpi,
l’accettazione di una realtà diversa da quella pubblicizzata dai media, dalle copertine e dalle
passerelle, l’incoraggiamento ad essere sé stessi e ad amarsi in tutte le forme, diventa un
fenomeno globale e la strada da seguire per abbattere le barriere innalzate dalle generazioni
precedenti.

Più tardi, infatti, la Body Positivity verrà riconosciuta su tutte le piatteforme mediatiche. Non solo,
verranno anche perseguite campagne volte a demolire una volta per tutte l’idea di “standard di
bellezza” che, come abbiamo visto finora, ha sempre seguito un costante mutamento, a volte da
un estremo all’altro, ma stando sempre al passo con l’evoluzione della medesima società.

Barbara Lorusso

foto XXI Secolo

Redazione

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