Primo maggio 2025: racconto di una lotta vera

CHE HO FATTO IN QUALITA’ DI SINDACALISTA DELLA CGIL NEGLI ANNI 70
Avevo 22 anni, quando nel maggio del 1972, in qualità di dirigente Sindacalista della FILTEA CGIL ( all’epoca raggruppava la categoria dei tessili e calzaturieri) ogni giorno ero davanti il cancello di una fabbrica con circa 300 addetti che fabbricava scarpe che si chiamava “APICE”, in località Massarosa . in quella azienda si scioperava per ottenere incrementi aziendali tra cui la 14° mensilità e l’istituzione di esami e visite mediche periodiche ai lavoratori che usavano il mastice.
Il padrone si chiamava Rontani .. era un “osso duro” … quindi fu fatta una lotta, con forme di protesta dure, con scioperi a “singhiozzo” mezz’ora di lavoro e mezz’ora di non lavoro e “creative” come quella di montare solo la scarpa sinistra…e l’autoriduzione dei carichi e dei ritmi di lavoro.
Purtroppo per lui, gli era andata male in quanto io ero passato proprio dal settore calzaturiero a quello della plastica che faceva parte del settore chimico.
Ero andato li per distribuire un volantino dove annunciavo che la settimana successiva avrei fatto un’assemblea .
Io sorridendo entro nel cancello aperto e gli vado incontro porgendo ad uno di essi il volantino, dove comunicavo l’intenzione della CGIL di fare un’assemblea per verificare la situazione e organizzare sindacalmente i lavoratori .
Uno con la “cappa” nera, mentre prende il volantino mi da un calcione in uno stinco e tutti assieme mi spingono fuori dal cancello dicendo: noi qui non ti vogliamo… stai fuori dal cancello merda di un sindacalista…siete voi che fate chiudere le fabbriche… avete già fatto troppi danni all’Apice… non venire qui mai più, a rompere le palle perché ti ammazziamo !
In realtà non erano operai ma capi reparto, anzi “capetti”. Ve ne erano ben 12 (11 uomini ed 1 donna) ed avevano il compito di fare da cane da guardia al padrone. Cioè dovevano solo stare attenti che gli operai non parlassero tra loro di organizzazione sindacale, di diritti, ed accettare ogni possibile ritmo di lavoro e vessazione che gli veniva imposta.
Alle12, solita ora, i lavoratori iniziano ad uscire e tra essi i soliti “capetti” con la cappa nera. Il primo a venirmi incontro fu proprio quello che mi aveva dato il calcione il giorno prima. Appena lo vedo gli dico: vieni fuori dal cancello se vuoi il volantino. Lui esce dal cancello, mi viene incontro ed io gli sferro un grosso pugno nel naso facendolo cadere per terra.
Decisi di non rimproverarlo perché aveva avuto paura, e senza mai parlare ritornammo nella Sede della Camera del Lavoro di Lucca.
Raccontai tutto al Segretario Responsabile dell’epoca Sergio Gigli, il quale mi disse di denunciare il fatto alla Questura. Cosa che mi guardai bene dal fare…
Pur tra molte urla e contestazioni, avevo spiegato, con calma, i loro diritti sindacali ed invitato i lavoratori a candidarsi per essere eletti nel Consiglio di fabbrica, avevo anche consegnato ai lavoratori le deleghe per l’iscrizione volontaria al Sindacato, dicendo di pensarci e che avrei fatto un’altra assemblea dopo 10 giorni. Le deleghe furono raccolte da un “capetto” e buttate sulla mia auto mentre andavo via.
Il giorno dopo venne nel mio ufficio un giovane operaio della Rontani di nome Paolo Santini, il quale mi dice: mi volevo complimentare per il tuo coraggio ed inizia a raccontarmi tutta la realtà della fabbrica. Mi racconta dei capetti che erano tutti di destra ed asserviti al padrone. L’Azienda ne aveva nominati uno ogni 10 operai proprio con il compito di aumentare in continuazione i ritmi di lavoro della catena di montaggio, far lavorare il più possibile gli operai e non farli mai parlare mai di Sindacato. Mi disse anche che lui ed altri due operai erano disponibili a fare qualche cosa per portare la CGIL in azienda… ma sarebbe stata molto dura.
Il licenziamento fu immediatamente impugnato da me unitamente al Santini Paolo. Feci venire appositamente un Bravissimo Avvocato dalla Camera del Lavoro di Bologna di nome Pedrazzoli, docente universitario all’Università Sapienza di Pisa. L’Azienda Rontani fece altrettanto, facendosi difendere dall’Avvocato Pera anche esso Docente Universitario alla Sapienza di Pisa. Dopo circa 3 mesi dal licenziamento vincemmo la Causa con l’obbligo di riassunzione del Santini Paolo ed il pagamento di tutte le giornate perse.
Il giorno dopo feci l’assemblea per informare i lavoratori.
Dopo circa un anno, nel 1978, riuscii anche ad iscrivere alla CGIL 22 operai, non erano molti ma erano già un gruppo consistente: decidemmo anche di elaborare una Piattaforma aziendale rivendicando un premio ferie, alcune qualifiche e le visite mediche periodiche. Chiedemmo un incontro presso l’Associazione Industriali di Lucca, dove nel frattempo il Titolare, Sig. Rontani, ne era divenuto il Presidente.
Il primo incontro fu del tutto negativo, ci fu un diniego su tutto, quindi nell’assemblea successiva in fabbrica proposi uno sciopero di 4 ore. Questa volta gli operai si divisero tra i pro ed i contro lo sciopero, ma nella votazione finale prevalsero a maggioranza quelli che volevano scioperare. Fu quindi proclamato un primo sciopero di 4 ore per il giorno successivo. Lo sciopero riuscì al 50%, ma per l’azienda Rontani fu comunque già un gran successo. Dopo ulteriori tre scioperi, l’azienda decise di firmare il 30 aprile del 1978 (per il primo maggio) con noi, il Contratto aziendale sul premio ferie, le qualifiche e le Visite mediche. Fu sicuramente una bella vittoria che mi ripagava di tanti torti subiti.
Questa frase dette il pretesto all’azienda per licenziare nuovamente il Santini Paolo per insubordinazione grave verso i superiori. Così dopo circa un mese dalla firma dell’accordo ed un anno dal precedente licenziamento, l’azienda tentò nuovamente di sbarazzarsi del Delegato più combattivo. Questa volta io mi incazzai veramente. Chiesi ai lavoratori di scioperare per protesta. Qualcuno lo fece ma la maggioranza si impaurì nuovamente. In azienda si era sparsa anche la voce che al Direttore della Rontani qualcuno mandò anche un cartuccia di pistola… Comunque ci fu nuovamente una Causa legale con richiesta di riassunzione al lavoro e per la seconda volta il Giudice del lavoro obbligò la Rontani ad Assumere il lavoratore pagando le giornate perse.
Per questo dopo è voluto diventare mio amico… si è iscritto alla CGIL, è entrato nel Direttivo della CGIL assieme ad un altro ex Capetto…cambiati nel profondo… Visto, con la lotta, come può cambiare la realtà?
Lucca PRIMO MAGGIO 2025
Tratto dal mio libro autobiografico “LA VITA E IL SOGNO “