Grazie di cuore Papa Francesco

Grazie di cuore Papa Francesco

Dentro le ultime apparizioni del santo padre c’è la presenza di Dio che, con la sua mano potente, ha portato via dall’ospedale Francesco, accompagnandolo in questo faticoso passaggio alla vita eterna, nell’unico modo che conta,  donando la propria vita per amore.

Fino all’ultimo è stato presente in mezzo alla sua chiesa, confermando la comunità dei fedeli, che la malattia, la sofferenza, la morte sono state sconfitte e che il regno di Dio era in mezzo a noi.

La grandezza del suo pontificato si racchiude in questa sintesi mirabile che è l’amore a Dio e al prossimo fino alla donazione totale di se.

Tutto il resto sono analisi, tanto care ai giornalisti, ai cultori dei salotti buoni, agli storici, ma rimangono analisi sterili se diventano tifo, contrapposizioni, e  non sono capaci di entrare in religioso silenzio dentro il piano di salvezza di Dio, dentro la missione della chiesa, nella straordinaria opera dello Spirito Santo.

Mi ritornano alla mente le considerazioni di San Giovanni Bosco, ascoltate alla sua scuola negli anni della giovinezza, “credo che un cattolico debba amare e diffondere l’insegnamento di tutti i pontefici, aldilà delle differenze di ognuno. Non gridate : viva Pio IX. Non gridate viva Leone XIII. Ma gridate piuttosto: viva il papa”.

Questa mirabile sintesi mi ha sempre accompagnato durante la mia vita, cercando di capire perché il mio catechista di Azione Cattolica, nato negli anni trenta, uomo rigoroso e severo stimasse tanto Pio XII, e perché il nostro giovane vice parroco, innamorato del Concilio Vaticano II e desideroso di cambiare la chiesa e il mondo, citasse sempre Giovanni XXIII, e ancora perché il parroco chiamato a mediare, a rinnovare senza scandalizzare, sentisse Paolo VI come una guida.

Molti della mia generazione con Giovanni Paolo II, intuivano la fine della guerra fredda, l’inizio di un tempo nuovo, in cui Cristo rivelava l’uomo all’uomo, offrendo un’alternativa agli schemi superati di ideologie fallimentari.

E perché non comprendere i molti affascinati dal magistero di papa Benedetto XVI, considerato da molti  il Sant’Agostino dei nostri tempi.

Senza dimenticare di coloro che quel 26 agosto del 1978 rimangono affascinati da Albino Luciani “ieri mattina io sono andato alla Sistina  a votare tranquillamente…mai avrei immaginato quello che stava per succedere, appena è cominciato il pericolo per me…”, capace di esprimersi con semplicità e immediatezza.

La chiesa nella sua millenaria storia, si è resa protagonista di contraddizioni agli occhi del mondo, contraddizioni che misteriosamente lo Spirito Santo è stato capace di ricondurre all’unità attorno a Pietro.

Si cade in errore quando si vogliono fare distinzioni, classifiche, cadiamo in peccato quando noi, battezzati, esprimiamo preferenze, manifestiamo giudizi, non perchè non sia lecito avere opinioni, pareri, ma perché ci sfugge che l’unica cosa che conta, per essere  Lumen Gentium, è l’amore che si esprime in una  comunione profonda, nell’unità, obbedienti al magistero Petrino, fedeli al Santo Padre.

Voglio proprio gridare viva papa Francesco, lo voglio gridare perché ho la certezza nel cuore, che Dio, come ad ogni altro pontefice,  gli aveva affidato dei compiti straordinari, per il tempo del suo pontificato:  l’attenzione per i poveri, l’amore  per il creato, l’impegno per la pace.

E tutti noi siamo testimoni, che in Dio, tutto ciò, nella sua fragilità di uomo, ha trovato casa, è diventato la sua volontà, la sua missione. Grazie papa Bergoglio venuto dalla fine del mondo.

Giuseppe Failla

Redazione

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