Il mondo degli harem dell’antico Egitto

Il mondo degli harem dell’antico Egitto

Un autrice di cui si sa poco ma con un testo assai utile perchè ci porta nel mondo delle donne egiziane dei primi decenni del XIX° secolo.

Uscito nel 1840, Memorie sull’Egitto e specialmente sui costumi delle donne orientali e gli harem ebbe un discreto successo nel mondo degli egittologi e ha un suo pregio particolare, essere scritto da una donna ed essere rivolto a lettrici femminili.

Amalia Marucchi Nizzoli (1805-?) nacque a Livorno da una famiglia di origine torinese. Nel 1819 si trasferì in Egitto, dove imparò l’arabo e si immerse nella cultura locale.

Sposò Giuseppe Nizzoli, diplomatico e collezionista di antichità egizie, con cui condivise una vita intensa tra viaggi, scavi archeologici e difficoltà economiche.

Nel 1825, mentre il marito era impegnato nei suoi incarichi consolari, Amalia assunse la direzione degli scavi di Sakkarah, distinguendosi come una delle prime donne a partecipare attivamente all’egittologia. Grazie alla conoscenza della lingua e al suo adattamento ai costumi locali, fu tra le poche occidentali ad accedere agli harem del Cairo, osservandone dall’interno la vita quotidiana.

Nel 1841 pubblicò Memorie sullo stato presente dell’Egitto, un’opera autobiografica che descriveva non solo i suoi viaggi, ma anche le abitudini delle donne orientali e la realtà degli harem, sfatando miti occidentali. Il libro fu ben accolto per il suo stile vivace e il punto di vista inedito. Amalia progettava un seguito sulle sue esperienze a Zante, ma la sua morte prematura ne impedì la realizzazione.

Nel suo libro troviamo una prefazione scritta dall’autrice per introdurre le sue memorie di viaggio in Egitto. Inizialmente, non aveva mai pensato di pubblicare le sue annotazioni, raccolte nel tempo per curiosità personale e come ricordo per sua figlia.

Tuttavia, dopo aver vissuto a Milano e aver ricevuto molte domande sulle sue esperienze, specialmente riguardo ai costumi delle donne orientali e alla vita negli harem, decise di rendere pubbliche le sue osservazioni.

Incoraggiata da persone colte che riconoscevano il suo punto di vista privilegiato – essendo nipote di un medico alla corte di Mehemed-Aly e moglie di un ufficiale consolare austriaco – l’autrice accettò di pubblicare queste memorie. Conoscendo l’arabo, ebbe accesso a realtà inaccessibili agli stranieri, permettendole di offrire un ritratto autentico della società egiziana dell’epoca.

Tuttavia, l’autrice chiarisce che il suo intento non è scrivere un’opera storica o accademica, ma semplicemente condividere, da donna italiana, le sue osservazioni su costumi, usanze e avvenimenti poco noti o spesso travisati. Ha cercato di rendere il testo interessante per il pubblico, ampliando o omettendo parti in base alla loro rilevanza, mantenendo uno stile semplice ma curato.

E’ singolare dire che questo testo ci avvicina ad un mondo che non è passato e che ancora oggi, soprattutto nei paesi tradizionalisti dove esistono ancora costumi arretrati, la condizione femminile è avversata da feticci medioevali.

Ma con il garbo di un giovinetta, che al primo impatto sarebbe volentieri rientrata sul bastimento, l’autrice ci racconta con i suoi occhi un mondo orientale pieno di fascino e bellezza femminile. Con tutti i risvolti sociali.

Per leggere scarica il libro da qui 

Roberto De Giorgi

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