Essere empatici significa saper “leggere tra le righe”: dove e come nasce questo modo di dire?

Essere empatici significa saper “leggere tra le righe”: dove e come nasce questo modo di dire?
emapatici., foto istituto Watson

Daniel Goleman è uno scrittore che ha collaborato con il New York Times, esperto di neurologia e scienze comportamentali, un autorevole psicologo statunitense che ha dedicato ampio spazio, un intero saggio  Intelligenza emotiva – Rizzoli Libri all’emotività in tutte le sue numerose sfaccettature, analizzandola da più angolazioni. Un libro, uno dei migliori dell’autore, davvero straordinario, sulla grandiosità e al tempo stesso sulla complessità dell’intelligenza umana, che incentra concetti e spiegazioni su ciò che più la rende unica, su quello che la caratterizza nell’essenza, ovvero l’intelligenza emotiva; una intelligenza diversa e distante da quella artificiale (A.I), che al giorno d’oggi è sempre più protagonista e al centro di dibattimenti, perplessità, dubbi ma anche molte curiosità.

  1. Goleman descrive sapientemente tutto l’insieme di potenzialità che l’intelligenza emotiva comprende, di cui ogni essere umano non può fare a meno:” [..] si tratta, ad esempio, della capacità di motivare sé stessi e di persistere nel perseguire un obiettivo nonostante le frustrazioni; di controllare gli impulsi e rimandare la gratificazione; di modulare i propri stati d’animo evitando che la sofferenza ci impedisca di pensare; e ancora, la capacità di essere empatici e di sperare”. Empatia, dunque, la parola chiave, quella delicata, sofisticata capacità di potersi “mettere nei panni” altrui, ossia comprendere e percepire nel profondo cosa prova l’altra persona, decodificare la sua parte più nascosta, capire la sua personale esperienza sulle cose e la vita, sui sentimenti, su tutta la gamma di emozioni che la sua crescita personale ha potuto offrire.

L’empatia non è certamente una dote scontata, innata e di tutti, va coltivata già dalla prima infanzia e chi la impara, con l’aiuto dell’ambiente intorno, delle influenze legate al contesto familiare, ha la garanzia di sviluppare e ottenere, nel tempo, una qualità che permette di guardare oltre l’aspetto, oltre l’apparenza delle persone, e che consente una connessione intima con l’interlocutore.

 La scienza ci informa che la classe di neuroni alla base dell’empatia è quella dei neuroni specchio: neuroni che hanno sede nel Lobo Frontale, nell’area della corteccia motoria primaria, che ci rendono capaci di sintonizzarci con le emozioni degli altri, che ci guidano nel loro riconoscimento e comprensione.

 Cristina Dell’ Acqua, laureata in Lettere Classiche, insegnante di greco e latino, e autrice del libro La formula di Socrate – Cristina Dell’Acqua | Libri Mondadori, intitola un capitolo del suo testo Leggere tra le righe, evidenziando l’importanza di una comunicazione basata sulla comprensione dei sentimenti dell’altro, quella “raffinata capacità” di  vedere dove si nasconde un’emozione o un “non detto”; descrive l’empatia (lettura tra le righe o anche intuito) con testuali parole: “È l’attitudine di certi sguardi « in-tuire» il non detto o il non scritto, guardarci dentro per vedere e andare oltre. «Intuito» è una grande parola, in latino il verbo «in-tueri» significa «saper scrutare dentro» per comprendere l’altro, per cercare di afferrare sé stessi, per tradurre per leggere, per vedere dove gli altri non vedono. È un terzo occhio. Difficilmente il meccanismo della ragione potrebbe possedere uno sguardo così penetrante. Diciamo pure che l’intuito è una via di conoscenza meravigliosamente umana, diversa e necessaria, come l’aria che respiriamo.”

 L’autrice, sempre nel succitato capitolo, spiega anche l’origine di questo modo di dire e sorprendentemente ci fa scoprire come fosse una fine attività, “competenza” delle spie nell’antica Roma, che intingendo la penna nell’urina potevano scrivere su di un documento secretato delle informazioni private, non accessibili a tutti; solo scaldando il papiro o pergamena, emergevano le frasi riportate, si poteva poi, infatti, “leggere tra le righe”

Di Roberta Favorito

Foto istituto Watson

Redazione Radici

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