L’Europa affidata a “pellegrinaggi”

La narrazione della politica italiana, riguardo all’Europa attraversa pellegrinaggi, l’opposizione a Ventotene e la maggioranza dal patrono d’Europa, San Benedetto, quel monaco motore turbo del cristianesimo di sedici secoli fa.
Il Partito Democratico del Lazio, guidato da Daniele Leodori, ha organizzato un “pellegrinaggio” laico all’isola di Ventotene come risposta alle dichiarazioni della premier Giorgia Meloni contro il Manifesto di Ventotene, considerato il punto di partenza dell’integrazione europea. Il 22 marzo 2025 si terrà un flash mob con letture pubbliche e interventi di esponenti politici e culturali, aperto a tutti i cittadini e istituzioni.
L’iniziativa, sostenuta soprattutto da esponenti locali del PD, si inserisce in un acceso dibattito politico. L’opposizione accusa Meloni di voler distogliere l’attenzione dalle divisioni interne alla maggioranza, in particolare sul tema del riarmo europeo. La polemica si è spostata anche al Senato, dove esponenti di Italia Viva e del PD hanno denunciato l’atteggiamento della premier come irrispettoso della storia europea e dei valori costituzionali. La maggioranza, invece, difende la libertà di critica nei confronti del Manifesto.
Mentre il dibattito politico sull’Europa è infiammato dalle polemiche sul Manifesto di Ventotene, i Conservatori europei si riuniscono a Subiaco per celebrare San Benedetto, patrono d’Europa, e riaffermare le “radici cristiane” dell’Unione. Una trentina di europarlamentari dell’ECR, tra cui italiani, spagnoli e francesi, hanno visitato il Sacro Speco, dove San Benedetto visse da eremita, sottolineando l’importanza della sua figura nella formazione dell’identità europea.
Nicola Procaccini (FdI) critica l’idea che il Manifesto di Ventotene sia il fondamento dell’Europa, sostenendo invece una visione confederale basata sulla sussidiarietà e sul patrimonio spirituale benedettino. La conferenza proseguirà con interventi di esponenti politici e accademici, culminando nelle celebrazioni solenni per San Benedetto, con la tradizionale accensione della “Fiaccola pro pace et Europa una” e il videomessaggio della presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola.
Va da sé che il tema dell’Europa sarà sempre più stringente, al di là e nonostante molti spingano a volerla dipingere come accozzaglia non amalgamata di Stati nazionali, o semplicemente oligarchia di banchieri.
Non sfugge ad alcuno il fatto che il parlamento europeo è solo un organo che esprime parere e le leggi assumono il senso delle raccomandazioni agli Stati. Ne è sintomo il fatto di raccomandazioni che sono state recepite nelle leggi nazionali solo dopo dieci anni. Allora il patto europeo deve fare il salto di qualità politica, eliminare obbligo dell’unanimismo, eleggere organi deliberanti e presidente degli Stati Uniti d’Europa.
La questione degli armamenti, in questa fase stringente, più che pensare a incremento di armi può essere la stessa organizzazione attuale della Nato. Questa alleanza politica e militare che riunisce 29 paesi membri dell’Europa e dell’America settentrionale non ha un proprio esercito. I paesi aderenti si riuniscono per consultarsi e cooperare nel campo della sicurezza e della difesa. Ora è indubbio che l’eventuale disimpegno da oltre oceano preoccupa per il peso in armamenti del partner americano, ma ciò non toglie che i restanti paesi europei continuino a coordinarsi con le stesse modalità. Questo come viatico per l’esercito europeo. E’ pur vero che questo patto atlantico fu un impegno post bellico anche in risposta al Patto di Varsavia da parte sovietica. Ma dentro la storia che muta i contorni e crea nuovi scenari, l’esigenza di cooperare insieme deve aumentare e non diminuire.
Ecco i pellegrinaggi della politica possono anche stemperare le polemichee lo scontro fra idee, ma lo scoglio da superare è tra federazione di Stati e non confederazione che non decide nulla.