Meloni attacca Ventotene per sviare su ReArm

Meloni attacca Ventotene per sviare su ReArm

Roberto Benigni ieri sera su Ra1 in eurovisione ha dato una concreta spinta di chiarezza sul dibattito in corso sull’Europa a partire dalla grande manifestazione promossa nei giorni scorsi dal quotidiano Repubblica. Una formidabile risposta al premier.

Il comico parla di Ventoteno come di un sogno sul quale è nata l’europa. Due ore di spettacolo da vedere.

Venendo al dibattito alla Camera esso ha evidenziato una forte spaccatura sia nella maggioranza che nell’opposizione, in particolare sui temi della politica estera. All’interno del governo, Forza Italia sostiene una linea europeista, mentre la Lega mantiene un atteggiamento più scettico, e Fratelli d’Italia cerca di bilanciare il sostegno a Kiev con la vicinanza ideologica a Trump.

In merito al piano ReArm Europe, il leghista Riccardo Molinari ha espresso dubbi sulla sua approvazione, mentre Antonio Tajani (FI) ha assicurato il pieno sostegno a Meloni per il progetto della von der Leyen. Alla fine, il governo ha trovato un compromesso con una risoluzione meno incisiva, approvata con 188 voti favorevoli.

La tensione è salita quando Meloni ha attaccato il Manifesto di Ventotene, affermando che non rappresenta la sua idea di Europa. Ha citato alcuni passaggi in cui si parla di rivoluzione socialista e limitazione della proprietà privata, insinuando che chi lo richiama oggi potrebbe non averlo letto o condividerne idee estreme. L’opposizione ha reagito con indignazione, ricordando che il Manifesto, scritto da antifascisti nel 1941, rappresenta una pietra miliare della visione di un’Europa unita e libera.

L’attacco della premier Meloni al Manifesto di Ventotene si inserisce in un contesto politico ben preciso. Storicamente, il Manifesto è di ispirazione socialista e federalista, dunque è naturale che una leader di destra nazional-conservatrice lo critichi. Tuttavia, come sottolinea Antonio Carioti, il testo non è affatto criptocomunista, né inneggia alla dittatura o all’abolizione della proprietà privata. La sua visione sulla proprietà è simile a quella della Costituzione italiana, che prevede limiti e regolazioni per il bene comune.

Il punto centrale è che Ventotene viene ricordato non per alcuni passaggi datati, ma per la sua spinta ideale verso un’Europa unita e solidale, nata dalla resistenza al fascismo. Rigettarlo sulla base di interpretazioni parziali appare pretestuoso, soprattutto perché nessuno lo assume come un dogma immutabile.

L’attacco di Meloni, quindi, sembra una mossa politica strategica, volta a spostare l’attenzione. Infatti, la premier sta gradualmente cambiando posizione sulla guerra in Ucraina: dal sostegno pieno a Zelensky, si sta riallineando alla visione di Trump, che punta a un accordo con Putin. Questo spiega anche le recenti frenate sull’Europa della difesa, il piano von der Leyen e l’iniziativa militare di Macron e Starmer. La strategia è chiara: rimanere più vicini agli Stati Uniti, anche se ora sono loro a prendere le distanze dall’Europa.

L’attacco di Meloni al Manifesto di Ventotene ha raggiunto il suo scopo: distogliere l’attenzione dai problemi interni del governo e dal dibattito sul riarmo europeo. Secondo Massimo Franco e Giordano Bruno Guerri, la premier ha lanciato una provocazione studiata, alla quale l’opposizione ha abboccato, generando caos alla Camera.

Il vero obiettivo di Meloni

Oltre alla distrazione politica, l’attacco al Manifesto risponde a una precisa posizione ideologica: il rifiuto di una federazione europea. Meloni e la destra preferiscono una confederazione, cioè un’Europa meno centralizzata, dove gli Stati nazionali mantengano il controllo. Il suo intervento, quindi, è stato anche un messaggio alla propria base elettorale e una risposta alla recente manifestazione pro-Europa della sinistra.

Opposizione in rivolta, ma divisa

Le parole di Meloni hanno scatenato un’ondata di proteste in aula: urla, bagarre e seduta sospesa. L’opposizione ha accusato la premier di offendere i padri fondatori dell’Europa. Il deputato Federico Fornaro (AVS) ha tenuto uno degli interventi più toccanti, chiedendo a Meloni di “inginocchiarsi di fronte a quegli uomini” che hanno combattuto per la democrazia.

Tuttavia, la protesta ha unito l’opposizione solo a livello simbolico, perché sui contenuti le divisioni restano. Sul tema degli aiuti militari all’Ucraina, per esempio, il PD ha votato contro lo stop proposto da M5S e AVS, pur sostenendo la condanna di Israele per l’attacco a Gaza.

Conte vs Schlein sull’Ucraina

Lo scontro tra Giuseppe Conte (M5S) e Elly Schlein (PD) evidenzia le crepe nell’opposizione. Conte accusa l’Europa e il PD di non cercare abbastanza la pace e di voler prolungare il conflitto in Ucraina. Schlein ribatte che la UE ha sempre sostenuto Kiev e che non può esserci pace senza l’Europa.

Salvini premiato da Orbán

Mentre in Italia si discute, Matteo Salvini vola a Bruxelles per ricevere il premio Hunyadi János da Viktor Orbán, che lo paragona all’eroe ungherese che fermò l’invasione ottomana. Salvini attacca l’immigrazione clandestina e definisce gli USA e Donald Trump come la “grande speranza” dell’Europa. L’incontro con Orbán e Marine Le Pen conferma il suo legame con i sovranisti europei. (a cura rdg)

Redazione Radici

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