Filippo Eredia – Il fuoco e la luce

Nell’immaginario colpisce la luccicante meraviglia del fuoco d’artificio, del camino, delle canzoni notturne davanti al fuoco.
Ma è anche segno di inquietudine nei disastri e nelle tragedie. Ma dal punto scientifico della Fisica come si può affrontare la narrazione? Ecco il nostro autore di oggi.
Filippo Eredia nacque a Catania nel 1877. Studiò fisica all’Università di Catania e iniziò la sua carriera scientifica all’Osservatorio Astrofisico della città. Dopo la laurea nel 1901, lavorò presso l’Osservatorio Geodinamico di Rocca di Papa e poi all’Ufficio Centrale di Meteorologia e Geodinamica di Roma, dove divenne direttore della Sezione di Climatologia.
Fu un pioniere della climatologia italiana, studiando il clima della Sicilia e delle colonie italiane, oltre a estendere le sue ricerche al bacino mediterraneo e ad altre regioni del mondo. Durante la Prima Guerra Mondiale si specializzò nella meteorologia aeronautica, diventando un esperto di previsioni meteo per la navigazione aerea.
Nel 1926 fu nominato direttore dell’Ufficio Presagi del Ministero dell’Aeronautica e contribuì alla creazione della rete meteorologica dell’Aeronautica.
Negli anni ’30 ottenne cattedre universitarie a Napoli e Roma, fondando l’Istituto di Aerologia e la Rivista di Meteorologia Aeronautica. Scrisse opere scientifiche e divulgative per diffondere la meteorologia al grande pubblico. Morì a Roma nel 1948.
Il libro di oggi “Il fuoco e la luce”
Il fuoco e la luce è un’opera postuma e incompiuta di Filippo Eredia, incentrata sulla storia del fuoco come fonte di luce e calore. L’autore esplora il tema dal punto di vista filosofico, mitologico e storico, partendo dalle concezioni di Eraclito fino alle tradizioni popolari e religiose, come i falò di San Giovanni e la Pentecoste.
Eredia descrive il passaggio dal fuoco alle moderne forme di illuminazione (gas ed elettricità) come una metafora del progresso umano, pur riconoscendo il lato distruttivo del fuoco. Tuttavia, l’opera presenta lacune: mancano riferimenti a figure mitologiche come Prometeo ed Efesto.
L’autore analizza il ruolo della donna nella conservazione del fuoco, dalla tradizione delle vestali fino a culture africane e sudamericane, e il successivo passaggio della custodia del fuoco agli uomini, con alchimisti, vasai e vetrai.
Infine, Eredia accenna all’illuminazione del Settecento e Ottocento, citando innovatori come Hales e Swan. Sebbene incompleto, il libro offre spunti interessanti su aspetti mitologici, storici e tecnici, stimolando la riflessione del lettore.
Se entriamo nel libro e leggiamo il capitolo della luce notturna il testo descrive la luminosità del cielo nelle notti serene e senza luna. Dopo il tramonto, il cielo si oscura gradualmente, ma mai completamente, grazie alla luce delle stelle e alla Via Lattea, specialmente in zone lontane dalle luci artificiali. Questa debole luminosità permette di distinguere gli oggetti e favorisce la meditazione.
Si riflette poi sull’origine di questa luce e sull’apparente paradosso secondo cui, secondo Albers, il cielo notturno dovrebbe essere sempre luminoso per la presenza di infinite stelle. Tuttavia, studiosi come Albers e Seeliger ipotizzano l’esistenza di elementi nello spazio che assorbono parte della luce stellare. Inoltre, si suggerisce che occhi più sensibili dei nostri potrebbero percepire il cielo notturno in modo ancora più brillante. Studi scientifici con fotometri e fotografie hanno cercato di misurare con precisione questa luminosità.
Approfondite scaricando il pdf
https://liberliber.it/autori/autori-e/filippo-eredia/il-fuoco-e-la-luce/
La rete
Di qualche giorno fa la presentazione del libro di Filippo Eredia il pioniere del Tempo.
