Le Risorse Comuni

Le Risorse Comuni
Utilizzo delle risorse comuni: the Exxon-Shell export terminal nel Firth of Forth, in Fife, Scozia, UK. Foto di Alessandra Gentili

Risorse Comuni: essere interdipendenti implica che ogni azione influenza ed è influenzata.

Essere interdipendenti significa essere in una relazione di dipendenza reciproca (Smith, 2015), ovvero comprendere che ogni azione influenza ed è influenzata. Il concetto esiste su diverse scale: sociale, economica ed ecologica. Questa interdipendenza influisce sullo sfruttamento delle risorse comuni che, per definizione, sono quelle risorse condivise e liberamente accessibili. Esempi sono gli oceani e l’atmosfera, come risorse comuni a livello globale (foto in evidenza). 

https://www.rainews.it/video/2025/03/le-immagini-aeree-mostrano-i-danni-alla-petroliera-dopo-la-collisione-nel-mare-del-nord-fe13c417-d2e3-4b1b-879d-b4a85e665545.html

Nel mondo odierno l’interdipendenza è cresciuta a causa della globalizzazione e dell’internazionalizzazione dei mercati. Conseguenza di questo è il problema climatico. Le economie rendono i paesi dipendenti l’uno all’altro attraverso lo scambio di beni e servizi. Grazie  alla tecnologia le informazioni viaggiano veloci, la cooperazione è rafforzata ma anche la competizione. Comprendere la connessione implica, ad esempio, capire che le azioni di uno stato superano i confini e coinvolgono anche gli altri stati. Cosi quando un paese inquina l’aria, quell’inquinamento coinvolge anche il paese confinante. Ciò significa che la crisi climatica richiede risposte collettive.

Mancanza di consapevolezza

La mancanza di consapevolezza dell’interdipendenza, in tutte le sue sfaccettature (culturale, sociale, ambientale, politica, economica), non consente il riconoscimento della responsabilità delle persone nell’utilizzo delle risorse comuni.

risorse comuni sversamento in mare
Punto di sversamento. Utilizzo improprio di risorse comuni.
Foto Alessandra Gentili

Immaginare il mondo come interdipendente non è una cosa semplice. Il filosofo Alfred Whitehead, affermava che le varie parti della natura sono così intrecciate che nessun elemento può essere sottratto da esse, senza alterare l’identità del tutto.

La responsabilità individuale

Questa visione può aiutare a identificare il processo di responsabilità e vulnerabilità degli individui. Resta difficile prendere atto di questa condizione, e attuare comportamenti adeguati, poiché esiste un problema di limiti. Cioè, la consapevolezza di un’interrelazione, che vede anche l’essere umano come natura, non distinto da essa, implicherebbe una valutazione delle azioni e delle conseguenze.

Attraverso la diffusione delle ricerche gli ambientalisti hanno reso possibile la comprensione del legame tra il problema locale e il problema globale. Le loro azioni possono essere considerate atti politici rilevanti, poiché stanno comunicando i loro studi ai governi. Le tecniche di sensibilizzazione utilizzate da questi gruppi sono un mix di strumenti legali e pubblicitari, con un forte impatto sull’opinione pubblica. Con questi sistemi, gli ambientalisti, ad esempio, sono riusciti a fermare il governo del Regno Unito che, nel 2014, ha cercato di introdurre una legge per la vendita delle foreste nazionali.

Area naturale risorse comuni
Area naturale con corso d’acqua che costeggia la città di Edimburgo nel Regno Unito.
Foto di Alessandra Gentili

Questo aiuta a comprendere la natura sociopolitica del problema, il cui coinvolgimento governativo, può essere ottenuto più facilmente da un’organizzazione (perché ha i mezzi ed è riconosciuta), piuttosto che da singoli individui.

L’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC), nato nel 1988, creato attraverso le Nazioni Unite dalla comunità internazionale, è un esempio di come i governi non si siano fermati al problema locale. Questo gruppo ha svolto il primo processo di revisione scientifica globale su questo argomento, dimostrando il legame tra CO2 e riscaldamento globale, creando una solida base per una discussione politica sulla questione. Il processo politico internazionale relativo al cambiamento climatico è strutturato anche dalla Convenzione quadro delle Nazioni Unite (UNFCCC), di cui quasi tutti i paesi sono firmatari.

Tragedie nel tempo

Anche se c’e’ ancora molto lavoro da fare, oggi la normativa per l’utilizzo delle risorse comuni è sicuramente più efficiente. Ma, fino a non molti anni fa i disastri legati alla mancanza di consapevolezza dell’interdipendenza erano all’ordine del giorno.

Uno dei casi tragici che coinvolse delle persone fu quello del distretto di Minamata. Una malattia neurologica, che prese lo stesso nome della città, negli anni ’50 causò circa 3.000 vittime in alcuni villaggi del Giappone. La causa fu individuata nel processo industriale della Chisso Corporation, che riversava composti di mercurio nella baia di Minamata. Gli elementi dello sversamento passarono dall’acqua ai pesci e molluschi.

Pesce in cucinarisorsa comune
Utilizzo delle risorse comuni in cucina.
Foto di Barbara Rinaldi

Questi formavano il nutrimento principale della popolazione locale. Nutrendosene, la popolazione si avveleno’. L’industria resistette per molto tempo prima di ammettere le proprie responsabilità. Utilizzo’ l’influenza che aveva nella zona facendo leva sul fatto di aver creato numerosi posti di lavoro ma, alla fine, cedette alle evidenze.

L’uso dell’acqua della baia per il processo industriale fu un uso improprio delle risorse comuni. Fu una cascata: avvelenamento della risorsa, avvelenamento dei prodotti della pesca, avvelenamento dei residenti, morte per malattia. Questa è la dimostrazione che la difficoltà nel comprendere le interrelazioni esistenti in natura favorisce l’uso improprio delle risorse comuni, poiché non c’è consapevolezza delle conseguenze.

https://www.corrierenazionale.net/2024/12/05/indignarsi-come-attoi-umano/

Alessandra Gentili

2 pensieri su “Le Risorse Comuni

  1. L’articolo conclude dicendo che ‘…la difficoltà nel comprendere le interrelazioni esistenti in natura favorisce l’uso improprio delle risorse comuni, poiché non c’è consapevolezza delle conseguenze.’ A mio avviso, la consapevolezza c’è eccome. Il vero problema è che preservare l’ambiente spesso va contro gli interessi economici. A chi farebbe comodo un pianeta ricco di alberi, capace di autoregolare la temperatura, con più ossigeno e meno inquinamento, se da tutto questo non si può ricavare profitto, ma solo più salute per tutti?

    1. Ciao Graziana, grata del tuo commento che in buona parte condivido. Indubbiamente a certi livelli la consapevolezza delle conseguenze è sicuramente più elevata. Purtroppo non lo è completamente. È noto che abbiamo fatto diversi danni all’ambiente, quindi a noi stessi, prima di rendercene conto. E che dire di scienziati tipo Marie Curie che si è praticamente auto avvelenata scoprendolo solo quando era ormai troppo tardi. Purtroppo siamo carenti di consapevolezza a livello individuale. Anche ammesso che ai livelli governativi e scientifici sappiano cosa stanno facendo, nessuno li ferma perche’ per tutti va bene così. Quando poi si creano gruppi che provano a scuotere le coscienze vengono puntualmente derisi e denigrati. Secondo me dobbiamo partire dal basso, cioè dal singolo individuo, e smetterla di pensare che qualcuno lo faccia al posto nostro. Tu che ne pensi?

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.