il Vaticano pensa a beatificare un altro defunto?

Eh no, stavolta è davvero troppo, poichè non è possibile che il Vaticano pensa a beatificare un altro defunto, cioè Salvo D’Acquisto morto nel 1943!
Questa “farsa” legata alla venerabilità, poi alla beatificazione e infine alla santificazione deve cessare, perché tale è la canonizzazione dei defunti, perciò non posso approvare da cristiano che si continua a innalzare i morti, peraltro scomparsi da oltre 50 anni, per farne un altro idolo da invocare.
Salvo D’Acquisto non ha colpa alcuna perché, se era credente, è già alla presenza di Dio e non ha bisogno di alcuna mediazione umana, per cui dietro questi atti canonici non c’è nulla di spirituale e né di divino: infatti, la scrittura nega assolutamente che si diventa “santi” da morti perché la “santità” è un carattere del credente mentre questi vive. Inoltre, la cosa più assurda su cui nessuno riflette è che, sistematicamente, dopo il processo della postulazione si verifica sempre un miracolo per “intercessione” del morto beatificato che, a quel punto e solo a quel punto, sale agli allori per essere proclamato “santo” e allungare la già satura lista dei santi e patroni del calendario liturgico.
Che strana coincidenza, non vi pare? Suvvia, ragionate! Io non so chi sia stato lo stolto prelato che ha dato inizio a simili distorsioni della scrittura, ma mi stupisco che nessuno investighi nella bibbia per vedere se c’è traccia di canonizzazione al tempo di Israele o nella Chiesa nata in Atti 2,41. Premesso che “Colui che santifica e coloro che sono santificati provengono tutti da una stessa origine; per questo non si vergogna di chiamarli fratelli (Ebrei 2,11), è evidente che non è l’essere umano che detiene la facoltà di rendere “santa” una persona, poiché “santo” vuol dire “appartato, messo a parte, consacrato”, e ciò viene da Dio non dall’uomo, chiunque egli sia.
La prima volta che la bibbia introduce la parola “santo” è quando Yavhè chiama il popolo ebreo a essere “diverso e distinto” dagli altri popoli (Levitico 19,2), tanto che l’apostolo Pietro conferma questa verità nella sua Prima lettera, capitolo 1 versetto 15 e 16. Israele doveva rappresentare la testimonianza vivente del Dio Trino della scrittura e, in vista di tale disegno divino, doveva essere “santificato”, appunto “separato” dalle altri nazioni: ma il progetto è fallito per l’infedeltà di questo popolo, scaduto poi nell’idolatria. Il concetto di santità, pertanto, viene così ridicolizzato dalla Santa Sede poichè le virtù di compassione, misericordia, amore, altruismo, dedizione sono doti e caratteri del cristiano da manifestarsi durante la vita terrena, a garanzia della “nuova nascita” (rigenerazione cui Giovanni 3,3) che non lo innalza a superuomo ma lo rende degno di appartenere alla famiglia dei salvati. Da quel momento, il peccatore ravveduto diventa “santo”, cioè salvato, appartato per Dio, come lo fu il ladrone pentito (Luca 23,40-43) ch non attese “anni” per essere dichiarato santo ma lo divenne subito, allorquando Cristo gli promise che quello stesso giorno sarebbe stato in paradiso anche lui! Eppure, a nessun cardinale viene mai in testa di opporsi a questa procedura che contrasta del tutto i vangeli e allontana il popolo dalla verità, col risultato di invogliare i devoti a volgere lo sguardo verso l’ennesimo beatificato di turno!
So bene che il Vaticano dice che i “santi” sono un aiuto per i credenti, perché vengano imitati, ma in realtà i “santi”, in guisa di idoli o sculture, vengono “invocati” per risolvere i problemi umani e non perchè li si pone a esempi di fede. Non ho mai visto una persona che cerca di “imitare” la vita di questi beatificati! Persino i boss della mafia sono devoti ai santi, e di sicuro non per essere imitati ma, piuttosto, per farsi “proteggere” pur essendo criminali. Quindi smettiamola di raccontare frottole. Esaminiamo i testi biblici e andiamo all’antifona delle lettere scritte dall’apostolo Paolo di Tarso. In ogni scritto diretto ai credenti delle comunità da lui costituite nel tempo, vedi Romani, Efesini, Tessalonicesi, Corinzi eccetera, l’apostolo saluta i membri di quelle chiese col nome di “fratelli santi”: forse Paolo scriveva alle lapidi di marmo dei morti di quelle chiese? No! Paolo si rivolgeva, forse, a credenti moribondi da beatificare alla morte? Neppure! Paolo scriveva ai fratelli delle comunità chiamandoli “santi” mentre costoro erano in vita. Andiamo avanti e arriviamo a Cristo. Dopo la sua morte e resurrezione, forse il Sinedrio si riunì per verificare i miracoli da Gesù compiuti durante il suo ministero terreno? No! Forse Caiafa o altri membri autorevoli raccolsero informazioni circa i “segni” potenti fatti dal Signore? No! E allora ditemi da dove nasce questo procedimento di canonizzazione, se la bibbia non ne parla.
L’unica persona risorta con potenza con tutto il corpo è solo il Signore, il quale è l’unico “mediatore” fra il Padre e gli uomini (1^ Timoteo 2,5 e Giovanni 14,6), ragion per cui uscite da questa dottrina che non conduce nessun devoto alla salvezza! I cattolici non hanno bisogno di altri intercessori defunti, poiché è lo Spirito Santo che “guida, consola e istruisce” i credenti (Giovanni 14,26 – 15,26 – 16,8), perciò opponetevi con forza a questa tradizione che svia i fedeli. Tuttavia, Satana gioca molto su questa debolezza umana di adorare morti e idoli, perché a lui interessa che il peccatore non giunga mai alla conoscenza di Cristo per essere salvato. Ovviamente, non scrivo queste cose perchè io ce l’abbia con i santi o col papa, ma come cristiano ho il dovere di difendere la verità e diffidare il lettore da una pratica menzognera che imprigiona spiritualmente i fedeli, poichè anch’io ho “venerato” i santi morti prima della mia conversione avvenuta l’anno 1997 nel gruppo del Rinnovamento dello Spirito in Aragona prov. AG. Parlo per esperienza diretta.
Nel periodo di Pasqua, andavo a spolverare il Crocifisso in parrocchia, certo di compiere una “buona opera” agli occhi di Dio, ma rimanevo comunque schiavo del peccato e della superstizione come i milioni di campani che mescolano sacro al profano, corna e gobbetti e ferri di cavallo con la fede; eppure nessun santo cui ero devoto era riuscito a cambiare la mia vita, al pari delle svariate “madonne” di cui portavo al collo la catenina. La mia vita è cambiata solo quando lo Spirito Santo mi ha liberato dalle catene della religiosità, della scaramanzia, della mondanità, aprendo i miei “occhi” per darmi la certezza che Gesù è morto per i miei peccati. Da quel giorno ho iniziato ad adorare il Signore “in spirito e verità”, proprio come Gesù dice alla Samaritana al pozzo di Giacobbe (Giovanni 4,24), e come dovrebbe fare ogni persona che si professa cristiana. Gesù è risorto e, dunque, se è “risorto” ciò vuol dire che può udire, vedere, agire nella nostra vita! I santi, al contrario, sono tuttora sepolti nelle loro tombe e non hanno la stessa facoltà del Signore. Se non avessi sperimentato, da parrocchiano, la presenza dello Spirito Santo, oggi sarei ancora un cieco che confida negli idoli muti e impotenti!
So benissimo che non è facile uscire da questa visione errata, ma il silenzio degli organi ecclesiali/associazioni/enti religiosi cui scrivo ripetutamente da anni dimostra come questa “fortezza mentale” impedisce di gustare la vera libertà a causa dell’orgoglio e della superbia che caratterizzano ancora oggi i moderni “Farisei”! Ai tempi di Gesù erano proprio loro i più feroci contestatori della predicazione di Gesù, tanto che spesso “digrignavano” i denti in quanto il Messia smontava le loro sicurezze basate sulla Torah di Mosè: oggi son sempre loro gli oppositori più accaniti verso chiunque annunzia il vangelo della Grazia, perchè “fariseo” vuol dire “legalista”, “osservatore inflessibile della Legge”, “religioso ripieno di sé”.
Pertanto, esorto il lettore a lasciarsi illuminare dallo Spirito Santo e a preoccuparsi se il suo nome è scritto nel Libro della vita (Apocalisse 20,15).
Cordialmente.
Salvatore Giovanni Di Fede (cristiano)
foto agenSir